Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
teatro dell opera di roma
«Quando si è visto che avevamo in cartellone tre opere moderne, una dopo l’altra, di Adams, Brecht-Weill e Henze, mi hanno preso per matto», dice il sovrintendente dell’Opera di Roma Carlo Fuortes. Poco importa che le prime due appartengano alla stagione in corso, mentre con Le Bassaridi di Henze, con la regia di Mario Martone il 27 novembre si apra quella nuova.
Un’opera sconosciuta, in Italia si rappresentò una sola volta nel 1966 alla Scala, ma tradotta in italiano e non nella originale versione inglese. Il fatto è che questo teatro dalla storia tormentata (soltanto nel 2013 aveva un debito di oltre 30 milioni), che da tempo aveva perso qualsiasi credibilità all’estero, è diventato sorprendentemente il simbolo di una rinascita culturale ancora tutta da vivere.
teatro dell opera di roma
E Martone dice: «Un teatro che ha finalmente il coraggio di aprire con un’opera del secondo 900, su un libretto che mi consente di continuare il mio viaggio nella tragedia greca, una riscrittura delle Baccanti di Euripide, testo tra i più misteriosi e perturbanti che scava nel disordine indomabile che è dentro ogni essere umano. Saranno i due piani, interiore e politico, che metterò in scena».
È una stagione che potremmo vedere a Londra o a Amsterdam, e le cifre dicono che siamo davvero alla svolta. Insomma, Roma non è solo finti centurioni al Colosseo e Mafia capitale. C’è una Roma diversa che si affaccia da dove meno te lo aspetti, in un teatro che ebbe per breve tempo Riccardo Muti sul podio.
Tan Sri Francis Yeoh - Fuortes
Un nodo irrisolto, Muti figura tuttora come direttore onorario, non avendo più alcun rapporto. Fuortes: «Muti ha abbandonato l’Opera di Roma quando era in condizioni del tutto diverse. Ci sono le premesse per il suo ritorno, ne parlerò con lui, se verranno a cadere penseremo a un direttore musicale per il futuro».
Napolitano e Fuortes
Un teatro che ha conquistato mecenati asiatici, proteso verso una sensibilità contemporanea che abbraccia l’intero arco creativo. Basti pensare ai registi: ti aspetti di trovare ovunque Emma Dante, fuorché nel Rossini buffo della Cenerentola .
E poi la fantasia di Terry Gilliam nel Benvenuto Cellini di Berlioz, David Livermore nel Barbiere di Siviglia di cui ricorrono i 200 anni (titolo che a Caracalla si riprenderà su un Tir itinerante), il Trittico pucciniano affidato al maggiore talento italiano, Damiano Michieletto, che farà il suo debutto a Roma con un allestimento già applaudito a Vienna e Copenaghen.
Marino e Fuortes
E dice: «In un periodo in cui Roma è presente nelle cronache per aspetti negativi, la sensazione è che l’Opera, con la sua nuova gestione, possa rappresentare una tendenza contraria e positiva. Mi auguro che possa trovare quell’equilibrio che gli consenta di diventare un riferimento per la lirica nel mondo».
Fuortes vuole applicare il modello Auditorium , da lui gestito prima dell’Opera, il suo Manifesto per un teatro «come luogo d innovazione, attento a tutti i linguaggi. L’opera consente una contemporaneità straordinaria e ha un appeal superiore alla musica sinfonica e al teatro di prosa, perché unisce il meglio delle due discipline».
mario martone
Tutto ciò si traduce in un Festival di musica d’oggi con Wolfgang Rihm compositore in residenza; o nella «Fabbrica dell’Opera» a cui aderiranno 17 artisti, tra cantanti, registi, librettisti, scenografi, costumisti, compositori, light designer che lavoreranno con una borsa di studio all’interno del teatro, parteciperanno a master class e a fine corso metteranno in scena un’opera creata da loro; nel ciclo di concerti che riuniranno un pezzo dell’800, uno del ‘900 e uno del nostro tempo.
EMMA DANTE
Infine nelle coproduzioni, da Amsterdam a Londra, per citarne solo due, e nel futuro Met di New York e Salisburgo. Fuortes, non c’è il rischio di uno sbilanciamento che penalizzerà il grande repertorio? «No, avremo Cenerentola e Barbiere con direttori come Perez e Renzetti, La Traviata con Jader Bignamini sul podio e Un Ballo in maschera rivisto da Leo Muscato con Francesco Meli che non l’aveva mai cantato, il Trittico, e Linda di Chamounix con Jessica Pratt e la regia di Emilio Sagi...».
TERRY GILLIAM
Ma il pubblico è pronto? «Rispetto alla stagione precedente abbiamo più 35 % di incassi e più 45 mila spettatori paganti, che alla fine saranno in totale 250 mila. I giovani sotto i 26 anni al costo di 100 euro potranno assistere a nove anteprime. C’è tanto da fare. Ma il pubblico è più intelligente di quello che si pensi. Avremo 161 recite, compresi balletti e concerti». Senta, ma quando i sovrintendenti affermavano che Roma non poteva aumentare le sue 50 recite l’anno a causa del palcoscenico obsoleto... «Non era vero».