1 – SAN CARLO, E LA PIAZZA VA
Stefano Valanzuolo per “il Mattino”
nona in piazza del plebiscito a napoli francesco squeglia
Puntuale, d' estate, torna la Nona di Beethoven del San Carlo diretta da Juraj Valcuha. L' edizione 2020, riproposta l' altro ieri nella piazza del Plebiscito ha suggellato, con enfasi degna di un capolavoro assoluto, il sontuoso trittico di allestimenti lirico-sinfonici racchiuso nell' arco di una vorticosa settimana, conclusosi ieri con l' ultima «Aida» per la voce di Jonas Kaufmann.
jonas kaufmann – aida in piazza del plebiscito a napoli ph francesco squeglia.
Del rispetto e della passione che Valcuha nutre nei confronti di questa pagina beethoveniana campale ci eravamo fatti un' idea precisa già nel corso delle ultime stagioni. L' esecuzione di giovedì rilancia in primo piano la lucidità di una lettura che pone attenzione assidua al dettaglio senza, per questo, perdere di vista il senso complessivo del racconto; che dà importanza sostanziale alle dinamiche di scrittura, fin anche estremizzandone le conseguenze, in chiave drammaturgica ed entro termini squisitamente musicali; che non indugia in pause artificiose o spettacolari e privilegia ritmi serrati, facendone riflesso di un' esigenza espressiva impellente.
emmanuela spedaliere ferzan ozpetek
La Nona di Beethoven, si sa, è un pozzo senza fondo di idee geniali, di trovate ardite, di sensazionali conquiste messe in atto con miracolosa tenacia. Ma appare talmente coinvolgente l' eloquio sinfonico in sé che buona parte dell' invenzione epocale rischia di rimanere dissimulata dietro l' estasi. Un motivo in più per apprezzare, nella chiarezza dell' ordito che non fa gridare al miracolo ma merita ossequiosa ammirazione, un finale come quello disegnato da Valcuha, nel quale ogni conto con la tradizione classica appare effettivamente regolato.
Napoli Piazza del Plebiscito
Quasi come se Beethoven celebrasse rispettosamente Haydn e Mozart per poi guardare avanti, creando musica altra, con la consapevolezza di chi sappia di poterlo fare; anzi, di doverlo fare.
Non parliamo di fulminanti rivelazioni dal podio, ma di intelligente esercizio di approfondimento condotto nei confronti della pagina scritta. Sotto certi aspetti, cioè, questo approccio alla Nona sarebbe persino «normale»; ma ce ne fossero di esecuzioni così normali...
aida in piazza del plebiscito a napoli ph francesco squeglia
L' orchestra del San Carlo, al culmine del fitto periodo di collaborazione con due egregi direttori (Valcuha e Mariotti), riconferma la propria attitudine al rigore, alla compattezza, alla ricerca di volumi articolati e colori personali (per quanto, l' ultimo scopo non si colga a pieno dietro i suoni amplificati della piazza). La performance beethoveniana testimonia, una volta di più, dei progressi notevoli compiuti dal complesso, negli ultimi anni, sul versante sinfonico, e speriamo che questo aspetto sia visto, in futuro, come un punto dal quale non recedere, mantenendo alti stimoli e attese.
Luigi De Magistris - Piazza del Plebiscito - Teatro San Carlo
Alla sostanziosa cifra della proposta sancarliana aggiunge valore la presenza di un quartetto di voci soliste di prim' ordine: Daniela Barcellona e Roberto Tagliavini, sul versante grave, Maria Agresta e Antonio Poli su quello acuto garantiscono spessore e solidità al racconto, per lo più in un contesto fluido e d' assieme. Il coro del San Carlo, preparato da Gea Garatti Ansini, patisce qualche problema di amplificazione (come in «Aida») ma assicura pertinente solennità al fatidico finale, cui solo gioverebbe la cura ancor più minuziosa delle frasi cantate.
Lina Sastri Piazza del Plebiscito - Teatro San Carlo
Piazza calda meteorologicamente, partecipe emotivamente anche - e ci mancherebbe - sull' inno nazionale, eseguito in apertura di serata come atto di ossequio verso il presidente della Camera, Roberto Fico, accolto in piazza dal soprintendente Lissner.
Ma siamo giunti ad agosto e si smonta, ormai, il palco dal Plebiscito, dopo la breve ed intensa maratona che ha prodotto, a fronte del dispiego imponente di mezzi e persone, esiti artistici qualitativamente ben sopra la media generale. Ora non resta che aspettare e sperare di tornare presto in teatro. Per mille ragioni, non solo musicali.
2 – NAPOLI, PIAZZA DEL PLEBISCITO – AIDA
Piazza del Plebiscito - Teatro San Carlo
Paola De Simone per www.connessiallopera.it
Può un’Aida essere faraonica e trionfale, vibrando con tutte le cromìe dell’invenzione esotica e modale a specchio di un Egitto antico e reinventato, così come il buon Verdi alla vigilia di Natale del 1871 all’Opera del Cairo ce l’ha consegnata entro il conflitto a sangue di popoli nemici e alti riti al cospetto di grandi sacerdoti e dignitari, sogni di gloria e del cuore, gelosie e morte lungo le sponde del Nilo, pur rinunciando a troni e piramidi, sabbia e palmizi, a ventagli piumati, elefanti o danze sinuose, ma solo con spartiti alla mano e senza il minimo accenno di recitazione?
jonas kaufmann – aida in piazza del plebiscito a napoli ph francesco squeglia
Ebbene, se le ugole e la direzione dal podio fanno miracoli nel ricreare e restituire quell’intero immaginario drammaturgico-musicale e visivo, per giunta esaltandone attraverso i pentagrammi gli slanci dinamico-gestuali e le peculiarità strutturali, certamente sì, per quanto a fronte di un’insidiosissima acustica all’aperto con il brivido dell’imprevedibile data la mai apprezzabile amplificazione e i rumori di ogni sorta, sia in cielo che in terra (stavolta un paio di aerei, un elicottero, gli scugnizzi forse del Pallonetto).
presidente de luca 2
A dimostrarlo, la bella e potentissima Aida presentata dal Teatro San Carlo in piazza del Plebiscito a Napoli “semplicemente” in forma di concerto quale secondo tassello del ritorno alla lirica dal vivo e parimenti senza scena dopo la Tosca pucciniana sempre dovuta al finanziamento della Regione Campania e, in tal caso, con le super-voci del soprano partenopeo Anna Pirozzi nel ruolo del titolo, del tenore-divo Jonas Kaufmann per Radamès (per la prima volta protagonista di un’intera opera nella città del Golfo), del mezzosoprano georgiano Anita Rachvelishvili per Amneris (al suo esordio napoletano), del baritono Claudio Sgura (Amonasro), del talentuoso basso ed ex fagottista Fabrizio Beggi (il Re), dell’ottimo Roberto Tagliavini (Ramfis).
anita rachvelishvili jonas kaufmann anna pirozzi – aida in piazza del plebiscito a napoli ph francesco squeglia
Il tutto con Orchestra e Coro (quest’ultimo preparato da Gea Garatti Ansini) della Fondazione sancarliana sotto la direzione del marchigiano Michele Mariotti che, ci auspichiamo, potrebbe subentrare nel ruolo di bacchetta principale al passaggio di testimone in fine mandato dell’attuale guida stabile, ossia l’altrettanto apprezzato Juraj Valcuha.
Al polso saldo e assai sapiente di Michele Mariotti, le cui prove più recenti non hanno fatto che confermare l’estremo lavoro analitico messo mirabilmente a punto anche su organici di caratura differente, si deve infatti nell’applauditissima occasione la restituzione di un Verdi di rara tensione strutturale ed espressiva, sfolgorante e monumentale ma, in special modo, fitto di dettagli agogici preziosi per quanto cesellati, ad esempio nei pianissimo o nelle sfumature a contrasto, per il vuoto a perdere dell’aria aperta.
Piazza del Plebiscito - Teatro San Carlo
jack lang e anna netrebko
Ecco perché sulle prime, da un incipit del Preludio dal senso quasi impercettibile, non era facile presagire l’immensa architettura drammatica che il quarantunenne direttore sarebbe riuscito di lì a breve ad allestire, plasmando e scontornando con inaudita efficacia singoli primi piani e dinamiche relazionali divaricate, violente opposizioni e intese, prospettive sonore oleografiche e moderni tracciati formali, nel rispetto assoluto delle voci, nel bel rilievo timbrico tirato fuori da singoli strumenti (l’oboe dolcissimo nella dolente Romanza “O cieli azzurri” intonata da Aida all’Atto III), da impasti molteplici o di sezione (la bellezza delle viole furtive in risposta al canto stentoreo di Amonasro in “Quest’assisa ch’io vesto”, in coda all’Atto II).
anna netrebko tosca
O da situazioni, come l’asciutta regalità del Gran Finale II con celeberrima Marcia trionfale scolpita come un iconico bassorilievo, ossia al netto di facili cedimenti o ridondanze (qualche imprecisione nelle trombe egizie, comunque non facili da domare), contrapponendovi le spiccate inflessioni del Ballabile da cui affiorano le immagini dei tesori dei vinti e lo sfilare dei carri di guerra, le insegne e quant’altro.
peppe barra rosanna romano
E ancora, il tono fiabesco e ondeggiante per la cantilena delle sacerdotesse o il vivo piglio guerresco della sezione maschile del Coro (di cui si lodano particolarmente gli svettanti tenori), il doloroso confronto tra il padre e la figlia con sfondo lunare sul Nilo, fra progressioni e pedali, canto e declamazione. Grande il suo lavoro inoltre sugli archi, sul colorismo di tinta impressionista come sulle impennate pre-veriste, sulle atmosfere più intime, sugli scontri d’argento vivo.
jonas kaufmann radames aida
Su tale base si è quindi poggiata una sfilata di voci eccellenti. Jonas Kaufmann in Radamès, se si eccettuano le piccole timbrature sugli acuti girati in falsetto probabilmente ricercando (nella sua prima Romanza “Celeste Aida”) una migliore velatura espressiva smorzandone i suoni, si rivela condottiero valente e amante sincero proprio attraverso il suo canto più autentico e di bella estensione fra sostanza baritonale e lucida lama tenorile, magnifico per ferrea intonazione ed esatta dizione, squilli fermi e sonori, per una declamazione robusta a partire dall’ideale disegno di gloria confessato nel suo “Se quel guerrier io fossi”.
Dago con Jonas Kauffman a Napoli
Forza e lucentezza di voce sono state quindi le coordinate entro cui la notevolissima Anita Rachvelishvili ha scolpito la sua Amneris in crescendo, compatta e suadente nel duetto al primo Atto “Forse l’arcano amore”, in superba opposizione canora e affettiva con la rivale Aida in “Fu la sorte dell’armi”, in vigoroso primo piano nell’aprire l’Atto di chiusura con la scena “L’aborrita rivale a me sfuggìa” più duetto (“Già i sacerdoti adunansi”) accanto a Radamès.
Anna Netrebko Yusif Eyvazov - Napoli
Di opposto segno ma dal temperamento non minore è l’Aida di prima grandezza ritagliata da Anna Pirozzi sfoderando una vocalità verdiana che oscilla con esplicita consapevolezza fra la drammaticità di una tagliente Lady e le palpitanti tenerezze di una Desdemona dal Verdi a seguire. La natura prismatica del suo sentire è d’altra parte ben chiara sin dalla Scena e Romanza “Ritorna vincitor”, culminante nella perorazione sublimata all’acuto (zona più a rischio dinanzi ai microfoni) “Numi pietà”. E come una leonessa difende per l’intera opera il suo popolo e il suo amore, muovendosi con piena sicurezza nel ruolo e fra le diverse aree del suo registro.
stephane lissner jack lang
Meritano infine attenzione per le rispettive, ottime interpretazioni, gli altri artisti del cast: l’Amonasro cupo e intenso del sempre bravo Claudio Sgura, l’espressivo Ramfis di Roberto Tagliavini, un Re d’Egitto dalla proiezione compatta e potente grazie a Fabrizio Beggi, la Sacerdotessa di Selene Zanetti duttilmente efficace nel tornire le volute modali dell’invocazione, il messaggero di Gianluca Floris.
Consensi pieni e unanimi per tutti, al termine, dal record dei 1350 spettatori in piazza consentiti dalle regole anti-Covid
luigi vicinanza
Piazza del Plebiscito - Teatro San Carlo de magistris spedaliere netrebko yusif eyvazov presidente fico stephane lissner emmanuela spedaliere
presidente de luca
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Vincenzo De Luca attovagliato con Dago da Mimi alla Ferrovia, Napoli