leonardo da vinci
Clamorosa gaffe del Tg di France 2. A scovarla è il Tg2, che ha colto il clamoroso errore dell'emittente transalpina. Si sa, la grandeur francesce, ogni tanto straborda, e fa si che anche ciò che non è francese, se oggetto di culto per i cugini transalpini, in qualche modo lo diventi. E' quello che è successo al "nostro" Leonardo Da Vinci, che sul telegiornale di France 2 diventa il "genio francese". Si, avete capito bene, francese.
Un errore piuttosto clamoroso. Forse i cugini francesi sono stati tratti in inganno dal fatto che Monna Lisa, forse l'opera più famosa del maestro toscano, è ospitata dal museo parigino del Louvre, o dal fatto che Leonardo è morto proprio in Francia, ad Amboise, esattamente 500 anni fa: il 2 maggio del 1519.
E infatti, il servizio - maldestro - del Tg di France 2 celebrava il maestro Da Vinci proprio in occasione dell'anniversario della sua scomparsa. Trasformandolo in "genio francese", certo. Ma alla Grandeur non si comanda, si sa.
emmanuel macron e sergio mattarella alla tomba di leonardo da vinci
Roberta Scorranese per www.corriere.it
Leonardo da Vinci non può nemmeno rivoltarsi nella tomba, perché quella che ogni anno attira migliaia di pellegrini (nella cappella che si trova davanti al castello di Amboise) non è la sua vera tomba e anche le spoglie che contiene, con ogni probabilità, non appartengono tutte all’artista morto cinquecento anni fa.
E così, ad arrabbiarsi per la gaffe di France 2 che ieri, al telegiornale, ha definito «francese» l’artista nato vicino a Vinci, in Toscana, nel 1452, sono stati altri. Il Tg2, per esempio, sensibile a questi temi di stampo «nazionalista». Il cronista italiano, nel servizio, ha commentato: «Non si capisce se trattasi di sbadataggine o della bizzarra versione di uno ius soli che assegna la cittadinanza non alla nascita bensì alla morte, in effetti Leonardo morì in Francia il 2 maggio di 500 anni fa, oppure l’apertura del fronte artistico nell’espansionismo esagonale d’Oltralpe». Insomma, apriti cielo.
TG2 FRANCE2 LEONARDO DA VINCI
La morte in Francia
E così, nel giorno in cui il capo dello Stato (italiano) Sergio Mattarella e il presidente (francese) Emmanuel Macron hanno reso omaggio all’artista deponendo fiori sulla tomba che ne ricorda la morte in Francia — anche se il monumento è una ricostruzione ottocentesca e le spoglie andarono disperse nelle lotte religiose tra cattolici e ugonotti —, è tornato prepotente il tema dell’appartenenza di Leonardo da Vinci, che visse alla corte del re di Francia solo gli ultimi tre anni della sua vita, dopo aver lasciato tracce molto importanti in tutta Italia, da Milano a Vigevano a Firenze.
MACRON MATTARELLA
Il punto è che in quel viaggio compiuto a dorso di mulo nel 1516, quando aveva 64 anni e una gran voglia di fare cose nuove, Leonardo portava con sé tutti i suoi averi. Dipinti inclusi. La Gioconda, per dire, ma anche il San Giovanni Battista. E, in maniera del tutto lecita, oggi questi capolavori si trovano al museo del Louvre. Non a caso, in questo 2019 nel quale ricorre il cinquecentenario della sua scomparsa, le mostre più importanti sono a Parigi. Ma basta questo a giustificare, sia pure in forma di gaffe, la definizione di «Leonardo francese»?
La sua vita sono le sue opere
Leonardo da Vinci
Naturalmente no. Però fa riflettere. Ad Amboise, luogo dove Leonardo morì il 2 maggio del 1519, tutto parla di lui. Ci sono gadget con la sua faccia, manifesti della Gioconda, a lui sono intitolati parchi e giardini, persino magneti da frigo. Anche se di lui non resta alcuna traccia tangibile: persino il castello dove visse gli ultimi anni non è più quello originario. Però le sue opere sono in Francia. E in Francia c’è il dipinto più famoso, quella Gioconda la cui riproduzione fece il giro del mondo nel 1911, quando venne rubata da un imbianchino italiano che — ignorando la vita del Maestro — pretendeva di riportare in Italia quel che italiano non era.
LEONARDO DA VINCI
E allora, forse, il fatto è che la vita di Leonardo è sublimata nelle sue opere e lui, ancora oggi, cinquecento anni dalla sua morte, continua a parlarci tramite il sorriso di Monna Lisa, il dito di San Giovanni Battista, la composizione armoniosa della Vergine che si stringe a Sant’Anna. Come avviene sempre quando l’arte è autentica: sovrasta le note biografiche, fa invecchiare ogni dettaglio anagrafico e diventa essa stessa verità. Così la gaffe della tv francese fa il paio con la battuta di Salvini di qualche tempo fa, quando scherzando disse: «Andiamo a riprenderci la Gioconda». Scherzava, certo. Ma in quanti farebbero volentieri una gita al Louvre per riprendersi quel sorriso?
rscorranese@corriere.it