Cesare Maffi per Italia Oggi
ZINGARETTI CALENDA SIMBOLO PD EUROPEE
Mascherarsi, nascondersi, celarsi. Nelle elezioni comunali non pochi fra i partiti tradizionali amano sempre più truccarsi: evitano di depositare il proprio simbolo, sia da solo sia con altri contrassegni, per presentare i propri candidati in liste di solito prive di collegamento con la propria denominazione. Il fenomeno è sempre stato notevole, e anzi cresciuto nel tempo, per le liste cosiddette del sindaco, utili per attrarre nomi che preferiscono non farsi identificare con una forza politica ma dichiararsi legati alla figura del candidato primo cittadino. Ormai, invece, il ricorso a liste dichiarate civiche è diventato maggioritario.
Le elezioni di domenica scorsa in Sicilia sono esemplari.
NICOLA ZINGARETTI CON IL SIMBOLO PD EUROPEE
Consideriamo le liste presentate dai partiti consolidati, quali Pd, Lega, Fi, Udc, Fd' It, M5s (che sarà il simbolo stesso dell' antipolitica, ma è divenuto un partito come gli altri); aggiungiamo le liste collegate con il presidente regionale, Nello Musumeci, denominate «Diventerà bellissima»; e vedremo come, considerate tutte insieme, siano in minoranza. Infatti, se ci riferiamo ai sette maggiori comuni (cinque dei quali andranno al ballottaggio), verifichiamo che i partiti-partiti, col proprio simbolo e il proprio nome, hanno ottenuto la maggioranza dei voti soltanto nell' unico capoluogo, Caltanissetta. Qui le sei liste formalmente non riconducibili a un partito hanno spuntato il 44%.
SILVIO BERLUSCONI PRESENTA IL LOGO DI FORZA ITALIA
Negli altri centri, invece, hanno sempre ottenuto la maggioranza: dal 51% di Castelvetrano (quattro liste), ai più di due terzi di Bagheria (10 liste per un totale del 68,5%), Mazara del Vallo (66,5% messo insieme da 11 liste) e Gela (ove il 68,5% è stato superato grazie a 8 liste).
Si arriva agli esorbitanti dati degli ultimi due comuni: a Monreale 11 liste hanno messo insieme il 71,5%, mentre ad Aci Castello 9 liste si sono conquistate più dell' 83%. In questo centro la coalizione vincitrice al primo turno era formata di 7 liste, nessuna delle quali con contrassegno ufficiale di una formazione.
Si potrà osservare che tanto minore è l' ampiezza demografica tanto maggiore sarà la presenza di candidati non etichettati come di partito. Verissimo: il fatto che l' unico comune in cui le liste civiche non hanno, nell' insieme, conseguito la maggioranza è stato appunto il capoluogo.
Il fenomeno è più limitato nelle regionali, anche se almeno una lista di sostegno a un candidato presidente è sempre utile, per non dire indispensabile. Però si conferma la sempre minore attrattiva dei partiti: per molti appare più facile presentarsi con un contrassegno generico, puntando sul collegamento col candidato sindaco o con altri candidati, quindi su un voto più personale che politico. Il Pd ha presentato il proprio simbolo in uno solo dei sette comuni, e già nei recenti appuntamenti regionali aveva dimostrato una buona attitudine mimetica. A sua volta Silvio Berlusconi ha richiamato il partito a concentrare i civici nelle liste ufficiali: all' evidenza, in Sicilia nessuno l' ha ascoltato.
BERLUSCONI FORZA ITALIA
La fantasia italica ha modo di sbizzarrirsi nelle denominazioni. Domenica scorsa, accanto a non pochi espliciti richiami ad aggettivi quali «civico» e «libero», si sono visti i «futuristi», la «partecipazione», il «cuore», l' ormai consolidato (in questo genere di liste) «insieme», fino ad «aquilone - idee in volo» e alla coppia coalizzata di «volare» e «avvenire».
Poi, così a caso: «Noi ci siamo», «#avantitutta», «radici future», «obiettivo futuro», «cento passi», «#oltre». Qualcuno ha perfino ripescato il Mis, che non è l' antico Movimento sociale, bensì l' ancor più vecchio Movimento per l' indipendenza della Sicilia, fondato da Andrea Finocchiaro Aprile.