Raffaella Troili per “il Messaggero”
tribunale
Avvocato si ricomponga. E pure il teste, si dia una ripulita. Niente ciabatte e toppini, insomma. Non sono questi i toni del richiamo a un abbigliamento più consono, ma è il senso dell'avviso severo affisso nel Tribunale di Velletri dove evidentemente il gran caldo ha spinto più d'uno a sbracare con spalline succinte o polo più adatte alla domenica al mare.
IN TRIBUNALE CON BERMUDA E INFRADITO
«Il presidente, rilevato che con l'approssimarsi della stagione estiva - è scritto nel testo - è stata riscontrata la presenza nel Tribunale di persone in abbigliamento non adeguato al decoro dell'Ufficio; visti gli articoli 128 c.p.c. 470 e 471 c.p.p. che disciplinano lo svolgimento delle udienze, dispone il divieto assoluto di ingresso all'interno del Tribunale e nelle aule di udienza in abiti succinti e non consoni al decoro dell'Ufficio (pantaloni corti, short, infradito o ciabatte, canottiere ecc)».
TRIBUNALE
I CONTROLLI
Ci mancavano le ciabatte in tribunale. Il presidente Mauro Lambertucci va giù duro e aggiunge: «Il personale addetto alla sicurezza dovrà vigilare sull'osservanza del provvedimento e impedire l'accesso a chi non lo rispetta». Copia del provvedimento è stata affissa nelle sedi del Palazzo di Giustizia, inserita nel sito web del tribunale, comunicata agli addetti alla vigilanza, ai Magistrati dell'ufficio per conoscenza e al Consiglio dell'Ordine degli avvocati, affinché poi i legali avvisino i propri assistiti e i testimoni di attenersi alle regole.
tribunale
Non è la prima volta che nei Tribunali circolano richiami e regolamenti o semplicemente un presidente rimproveri o si irriti per l'abbigliamento. C'è chi in passato ha chiesto calze per le donne anche d'estate, scarpe chiuse e spalle coperte, giacca e cravatta per gli uomini. Un avvocato romano ricorda di aver dovuto sostituire una collega di studio «dagli abiti particolarmente sgargianti, scollata e gonna corta su richiesta del presidente di sezione del Tribunale civile in viale Giulio Cesare. Le disse testualmente che non era in condizione di partecipare».
DRESS CODE SCUOLA
IN CLASSE COME AL MARE
Una decadenza dei costumi che non riguarda solo le aule dei tribunali, nel febbraio scorso ha suscitato polemiche e contrapposizioni la frase rivolta a una studentessa del liceo romano Righi con l'ombelico di fuori: «Ma che stai sulla Salaria?», erano seguiti insulti social da parte di un preside di Genova, dimostrazioni di solidarietà da parte degli studenti, la preside avviò un provvedimento disciplinare, i docenti provarono comunque a sottolineare come una certa attenzione al dress code scolastico fosse raccomandabile.
DRESS CODE SCUOLA
Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma, nota un imbarbarimento anche lui, da tempo. «La scuola è un luogo serio e va rispettato anche nel modo di vestire. Io li chiamo vestiti da spiaggia, quasi in costume, dimostrano di non avere attenzione, rispetto per la scuola e i docenti. E non capiamo perché. Andrebbero vestiti così in altre situazioni? Nella maggior parte delle scuole statali e paritarie abbiamo imposto un modo di vestire nel periodo estivo che sia dignitoso. I ragazzi devono essere educati anche in vista del futuro, come pensano di presentarsi all'università e al lavoro?».
DRESS CODE SCUOLA
Un atteggiamento trasversale che riguarda gli avvocati senza toga (quella per fortuna copre tutto) come i ragazzi, senza distinzioni. Non si tratta di sfoggiare abiti di moda o costosi, ma di indossare quello giusto al momento giusto. Ecco, se i ragazzi crescendo tendono per indole a scegliere e imporsi con un personale modo di vestire, gli adulti non sono da meno. E il caldo di questi giorni ha dato il colpo di grazia alle cattive abitudini.
DRESS CODE SCUOLA
CHIESA, TEATRO: TUTTO UGUALE
L'analisi di don Stefano Cascio, parroco di San Bonaventura da Bagnoregio nel quartiere romano di Torre Spaccata, rileva «una generale desacralizzazione dei luoghi, non se se dipende da una mancanza di educazione, di certo non lo fanno apposta. Molti non vedono più la differenza tra l'andare al mare o in chiesa ma anche a teatro, non si tratta di essere bacchettoni». Per don Stefano questa «scarsa attenzione è sintomo di una povertà educativa, ma questa semplificazione può arrivare a livelli di volgarità».
ciabatte
Anche nelle chiese c'è un bel folklore, uomini e donne non fanno distinzioni, specie nel periodo estivo. Ma anche con le Cresime c'è un bel da fare. «Prima delle cerimonie, consigliamo alle ragazze, parliamo già di adolescenti, di fare attenzione al look, evitando magari gonnelline troppo corte».