Rinaldo Frignani per www.corriere.it
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Accetta di rispondere alle domande, ma a patto di restare anonimo. Vuole essere «un padre come tanti», con un figlio al Virgilio. Un padre più che preoccupato per ciò che accade nel liceo di via Giulia.
Perché un genitore del Virgilio parla ma senza fornire nome e cognome?
«Perché quello che stiamo vivendo è davvero un brutto periodo. Vogliamo evitare altri guai, visto che a scuola ce ne sono già tanti. Vorremmo esprimere le nostre idee liberamente, purtroppo ci troviamo in un mondo particolare, dove bisogna stare attenti. Qualunque cosa tu dica potrebbe avere ripercussioni preoccupanti sia per te sia per la tua famiglia».
Come genitori appoggerete la preside?
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«La preside ha fatto quello che poteva e doveva fare. In realtà mi aspettavo fin dall’inizio dell’occupazione un intervento più deciso delle forze dell’ordine. Se entro in un museo, in un edificio pubblico, e creo disordine, quantomeno mi prendono e mi arrestano. Questo non è successo al Virgilio. C’è tanto buonismo, non so se questo possa servire».
Ma c’è il «clima mafioso»?
«Che sia mafioso non lo so, ma certo è che noi genitori abbiamo un po’ di paura. Quando ti dicono che sono state fatte scoppiare le bombe carta in cortile, pensiamo subito che possa succedere qualcosa di brutto. Questa volta è andata bene, ma non sai mai cosa può accadere. A mio figlio intanto ho detto di restare in classe e non andare più a ricreazione».
Esiste la «cricca» dei figli di papà?
«Certo che c’è, ma è un problema che riguarda soprattutto le classi dei più grandi. Vogliono fare il bello e il cattivo tempo, sono una minoranza che però conta come una maggioranza e non sappiamo ancora perché».
Con minacce agli altri studenti?
«Guardi, di sicuro non si respira una bella aria al Virgilio. Abbiamo saputo di minacce, intimidazioni, episodi sgradevoli. Alcuni ragazzi degli ultimi anni sono impauriti, fra i più giovani invece si avverte meno. O non hanno capito oppure lì le minacce non sono arrivate».
C’è chi ha fatto cambiare scuola al figlio.
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«Qualcuno se n’è già andato, altri vogliono farlo al più presto. Il problema però è cambiare a questo punto dell’anno scolastico. Devo dire che nelle prime classi gli insegnanti ci danno più sicurezza. Speriamo che riescano a rispettare il programma, che questa bufera passi presto e si ritorni a puntare sull’insegnamento. Non sappiamo proprio dove questi ragazzi vogliono arrivare, e soprattutto non sappiamo cosa ci sia dietro».
Ma il Virgilio è davvero così disastrato?
«Dal punto di vista strutturale è fatiscente, il crollo del tetto è stato solo un caso. Ad esempio classi e bagni sono senza maniglie. Bisogna intervenire subito, anche se bisogna ricordare che questi sono problemi comuni a molte altre scuole».
2. PARLA LA PRESIDE
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Rinaldo Frignani per roma.corriere.it
In un mese è successo di tutto: il crollo di un soffitto del Cinquecento, un’occupazione con rave party, un video hard fra studenti postato sui social, bombe carta lanciate durante la ricreazione. Adesso anche la cocaina consumata a scuola. Non c’è pace per il Virgilio, il liceo classico di via Giulia dove l’anno scorso i carabinieri sono entrati per arrestare uno studente spacciatore. Dal primo settembre c’è una nuova dirigente scolastica, Carla Alfano. Oggi rivela senza mezzi termini l’esistenza di un «clima mafioso e intimidatorio all’interno della scuola da parte di un gruppetto di studenti. Con i genitori che li spalleggiano».
VIRGILIO OCCUPATO
Preside, cosa succede?
«Che il 2016 aveva illuso tutti. Dopo la batosta data dai carabinieri, la situazione si era tranquillizzata, ma è durata poco. Prof, segretarie e collaboratori mi dicono che qui è così da anni».
Il clima mafioso?
«Sì, le bombe dei giorni scorsi ne sono un esempio. Come scagliare il pallone con violenza contro altri studenti o fumare in faccia agli insegnanti. Significa: comandiamo noi, controlliamo il territorio».
A chi si riferisce?
«Al fantomatico Collettivo. Ragazzi con i quali il rapporto non è mai cominciato. E pensare che in assemblea, dopo il crollo del tetto, avevo cercato di stimolarli affinché il Virgilio diventasse una guida per gli altri licei nelle rivendicazioni sulla sicurezza».
E come è finita?
virgilio savage party
«Che non se n’è parlato più. C’è stata l’occupazione, un’iniziativa anormale, strumentalizzata. Una gazzarra: sesso, droga e alcol, altro che impegno politico. Questi qui non sanno nemmeno cosa sia. Sono una minoranza di soggetti che comanda su una maggioranza silenziosa, fin troppo silenziosa».
Sono accuse pesanti.
«La verità è che in ogni classe ci sono loro rappresentanti. È come un vivaio: all’occupazione c’erano ex alunni di 22-23 anni. Adesso però ce ne sono anche di 14 anni. Hanno un atteggiamento di sfida, intimidiscono compagni e adulti. Senza parolacce, perché comunque vengono da famiglie della Roma bene. Sono subdoli e hanno trasformato questa scuola in un porto franco. Ma questa è una scuola pubblica, mica una lobby di studenti e genitori!».
virgilio savage party
Abbiamo visto che circola droga.
«E tanta. Quando convochiamo padri e madri ci rispondono che gli spinelli servono per calmare i figli, che se consumano stupefacenti a scuola, in fondo non sono preoccupati, perché meglio in classe che per strada. Qualcuno è anche arrivato a rispondermi: “Vuol dire che qui c’è roba buona”».
Ma i prof non reagiscono?
«Alcuni hanno un altissimo profilo culturale, ma sono impauriti. Altri invece affrontano i provocatori, intervengono, rimproverano, mettono note sul registro. Ma è una lotta impari: ci sono genitori che gliele fanno togliere o che ricorrono al Tar contro le bocciature. E vincono. Ma c’è di più: ho il sospetto che ragazzi poco meritevoli ottengano voti alti in condotta. D’ora in poi controllerò di più...».
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Si è rivolta alla Procura?
«Ho sempre denunciato quello che accade qui dentro. L’occupazione dell’edificio con effrazione, i danneggiamenti, adesso le bombe carta. Che i genitori minimizzano: vogliono farle passare per petardi. Sono come i loro figli, che manipolano qualsiasi episodio. Prima il crollo, adesso quel video. L’altro giorno qualcuno ha premuto in contemporanea cinque pulsanti d’allarme antincendio costringendoci a far evacuare la scuola. E non era uno scherzo».
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Non le viene già voglia di mollare?
«Guardi, non ne posso più di mettere i migliori prof a pattugliare il cortile a ricreazione, né di perdere mesi di insegnamento fra proteste, denunce e dispetti. A volte vorrei andare a insegnare in periferia o nelle scuole dove ci sono i figli dei camorristi. Almeno lì saprei con chi ho a che fare».
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