Marco Gasperetti per "www.corriere.it"
DON FRANCESCO SPAGNESI
Chi è adesso don Francesco, il giovane parroco laureato, colto e brillante destinato a scalare i vertici ecclesiastici? Che cosa è diventato? «Non lo so neppure io. Non mi riconosco più, il vortice della cocaina mi ha inghiottito — dice in lacrime il sacerdote davanti ai suoi avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba —. La droga mi ha fatto tradire i miei parrocchiani, mi ha spinto a raccontare menzogne, mi ha fatto compiere azioni delle quali mi vergogno.
Adesso sono sieropositivo. Chiedo a tutti perdono». Poi, Francesco Spagnesi, 40 anni, pratese di buona famiglia con madre, padre e due fratelli dalla moralità irreprensibile e molto religiosi, ha quasi un sussulto. E promette: «Restituirò i soldi che per acquistare la droga ho sottratto alla curia e alla carità dei miei parrocchiani. Saranno tutti rimborsati. Venderò tutto quello che è di mia proprietà, anche la casa di montagna».
DON FRANCESCO SPAGNESI
Insieme ai suoi legali ha iniziato a stilare un elenco dei parrocchiani che hanno fatto le donazioni. Tanti nomi, seguiti dalle cifre, spesso importanti che dovevano servire per i poveri, i diseredati, gli afflitti quelli che un giorno avrebbero guadagnato il Paradiso, quello vero, non il Nirvana perduto delle droghe. Non sarà un’impresa facile. L’ex parroco dell’Annunciazione della Castellina, quartiere altolocato di Prato, arrestato insieme al fidanzato, Alessio Regina 40 anni, per spaccio e importazione internazionale di droga e accusato di appropriazione indebita, dovrà restituire almeno 200 mila euro (ma si parla persino di 300 mila), perché in anni di tossicodipendenza e di crisi di astinenza sempre più forti, di denaro ne ha speso tanto.
DON FRANCESCO SPAGNESI
Raccontando di giorno ai fedeli che sarebbe servito per opere pie e poi, di notte, utilizzandolo per acquistare la cocaina ma anche Gbl (la droga dello stupro) per organizzare orge insieme al compagno e partner insospettabili quali medici, manager, bancari e imprenditori contattati via Internet. Già, i festini. Che sono costati al sacerdote un’ultima accusa, la più pesante, formalizzata poco prima dell’interrogatorio di garanzia: quella di tentate lesioni gravissime.
La procura di Prato sospetta che il sacerdote possa aver infettato il virus a più persone (tra cui il fidanzato che martedì si è sottoposto a un test Hiv) senza avvertirle, della sua sieropositività, prima dei rapporti. «Non ho detto niente – ha confermato Spagnesi – perché ero in cura, prendevo dei medicinali antiretrovirali e dunque non ero contagioso anche se per alcuni mesi ho interrotta la terapia». «Ma anche in questo caso – precisa l’avvocato Febbo – il mio cliente probabilmente non era contagioso perché come spiega la medicina l’effetto immunizzante cessa soltanto dopo un periodo di tempo valutato in diversi mesi».
DON FRANCESCO SPAGNESI