MANCHESTER UNITED OLD TRAFFORD
Fausta Chiesa per CorrierEconomia - Corriere della Sera
Juventus, Roma, Lazio. Giocano tutte sul campo, ma non solo. Un altro terreno su cui scendono ogni giorno, dal lunedì al venerdì assieme ad altre illustri colleghe europee, è la Borsa. E qui, le squadre che vincono sono davvero poche, anzi soltanto una, il Manchester United.
Per le altre, chi più chi meno, sbarcare sulle piazze azionarie è stata una sconfitta. E i tifosi che hanno comprato le azioni, se esultano sugli spalti, non hanno certo di che stare allegri quando danno un occhio al portafoglio. Eppure, il calcio è un business che va a gonfie vele.
I ricavi Quello italiano - in base a un' analisi della Figc con Deloitte - produce un fatturato totale pari a oltre 3,7 miliardi di euro, pari all' 11% del Pil del football mondiale. E non ha conosciuto la parola crisi, come invece hanno fatto tutti gli altri settori.
MOURINHO
La Borsa è stata un incidente di percorso e se a quotarsi fossero state le leghe il film sarebbe stato diverso, è l' analisi della Sda Bocconi. Ma l' avventura, che per altro pochi hanno intrapreso, continua e non sta andando bene. Ecco che cosa dicono i numeri.
Chi perde di più sul mercato azionario sono i giallorossi. Il titolo dell' As Roma il giorno dello sbarco in Piazza Affari (tutti i dati sono di Borsa Italiana) il 23 maggio 2000 valeva 5,5 euro, oggi ne vale circa 0,42: il calo è del 92%. Segue la Juventus, con una perdita del 91% circa dai 3,7 euro della quotazione nel 20 dicembre 2001 ai 0,31 dei giorni scorsi. E poi la Lazio, che ha lasciato sul terreno l' 80% (da 3,04 a 0,57 euro) dal lontano 6 maggio 1998, prima squadra italiana a quotarsi.
POGBA AL MANCHESTER UNITED
Complessivamente, il calcio italiano ha bruciato in Borsa quasi cento milioni se si prendono in considerazione i valori azionari di oggi e moltiplicandoli per il numero di azioni presenti al momento della quotazione.
La capitalizzazione è salita rispetto alle Ipo, ma questo perché ci sono stati svariati aumenti di capitale. La società bianco-celeste ne ha fatti quattro, per oltre 257 milioni di euro, a cui si sommano i 60,94 milioni raccolti con la Ipo. Il club della famiglia Agnelli ne ha fatti due, uno nel 2007 da 104,8 milioni e un altro a gennaio 2012 da 120 milioni. Aggiunti ai 147 milioni della Ipo, il mercato ha dato alla «Signora» oltre 371 milioni. La società romana, ora controllata dagli americani che fanno capo a James J.
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Pallotta, con la quotazione ha raccolto 79,68 milioni e ha poi dovuto fare due ricapitalizzazioni, per un totale raccolto di oltre 243 milioni. Dividendi? Soltanto uno, della Juventus, nel 2002.
Francia e Germania Se l' Italia piange, Francia e Germania non ridono.
L' Olympique Lione, forte dei suoi sette campionati di Ligue 1 vinti consecutivamente dal 2002 al 2008, è sbarcato alla Borsa di Parigi nel 2007 a 24 euro ad azione. Nel 2013 chiede e ottiene dal mercato 78 milioni e a giugno del 2015 deve ricorrere a un altro aumento di capitale. Il prezzo? 1,6 euro ad azione. Il titolo ora viaggia intorno ai 2,9 euro: in dieci anni ha perso l' 87% circa. Nell' ottobre del 2000 era stato il Borussia Dortmund a compiere il grande passo nella prestigiosa Borsa di Francoforte: prezzo dell' Ipo 11 euro. Oggi il titolo ne vale circa 5,3 e nel frattempo la società ha dovuto fare cinque aumenti di capitale per un totale di 294 milioni.
MANCHESTER UNITED MAGLIA TIFOSE
Un successo In Borsa non c' è gara: vince il Manchester United, che - al secondo tentativo - ha scritto l' unica storia con il segno più. La società inglese è, infatti, l' unica tra le «big» che guadagna. In quasi cinque anni il titolo - sbarcato il 10 agosto 2012 sul New York Stock Exchange dopo il delisting da Londra nel 2005 - è salito dell' 11%, da 14 a 15,6 dollari.
La storia in Borsa della squadra, che ha vinto tra l' altro 20 campionati e tre Champions League, comincia a Londra nel giugno del 1991. La società raccoglie una decina di milioni di sterline per finanziare la ristrutturazione dell' Old Trafford.
Ma il titolo, dopo una Ipo a 8,33 sterline, cade.
Nel 2004, il businessman Malcolm Glazer, proprietario della squadra di Football Tampa Bay Buccaneers, inizia a rastrellare azioni e nel 2005 il Manchester viene delistato a un prezzo di tre sterline. La seconda volta del Manchester United in Borsa, invece, funziona (almeno finora).
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Alternative La quotazione delle squadre italiane è stata un errore? Con il senno di poi sembra così, ma probabilmente era possibile prevederlo. «Dalle analisi dei bilanci delle società calcistiche delle principali cinque leghe europee emerge che quasi la metà dei ricavi (47,4% nel periodo 2014/15) provengono dalla vendita dei diritti media - dice Dino Ruta, direttore del master internazionale in Management, law and humanities of sport (Fifa Master), alla Sda Bocconi. - I diritti media sono gestiti dalle leghe, quindi il valore economico di un club è collegato alle strategia di una lega, e può accadere che una lega vincente può sostenere la crescita di un club poco virtuoso, e viceversa».
Quindi? Quale potrebbe essere la soluzione? «Sarebbe interessante pensare a una quotazione delle leghe, perché sono loro che gestiscono il prodotto e che definiscono le regole della competizione. Lavorando sui diritti media, la lega in realtà lavora anche sulla capacità di internazionalizzazione dei club, perché i media sono in grado di penetrare Paesi nuovi attirando tifosi stranieri.
Tutti dati ed elementi utili ai club per sviluppare politiche commerciali e aumentare i ricavi. Inoltre, con leghe quotate, e maggiormente controllate dagli stakeholder, si avrebbero anche leghe più forti, immaginando una governance diversa del calcio, oggi troppo sbilanciata verso il potere dei grandi club e della Uefa».
George Best del Manchester United negli anni Sessanta Il Manchester United festeggia negli anni Novanta
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