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Felice Manti per ''il Giornale''
«C' è sempre uno più puro che ti epura», diceva Pietro Nenni. In Calabria non si placa la faida interna a M5s dopo che Nicola Morra, senatore calabrese e presidente della commissione Antimafia, ha sfiduciare il candidato grillino a governatore Francesco Aiello, colpevole di avere un cugino mafioso e un piccolo abuso edilizio. Roba grossa, per i canoni di onestà M5s, soprattutto se si pensa che una volta lo stesso Morra disertò una kermesse di Confindustria Cosenza pur di non farsi fotografare con alcuni indagati, ma tant' è.
francesco aiello
Stavolta la rivolta della base grillina è partita dal suo feudo elettorale: «Siamo stufi della costante opera di sabotaggio, Morra ha palesemente violato lo statuto e deve essere quindi espulso», scrive un gruppo di simpatizzanti pentastellati cosentini, che ha intenzione di presentare il caso Morra ai probiviri.
Ma a chi sarebbe sfuggita la «pericolosa» parentela, rivelata dal fuoco amico del Fatto quotidiano? Allo stesso Morra, dicono i grillini perché le liste «sono state controllate minuziosamente proprio da lui, quindi ogni notizia successiva è stata fatta uscire ad arte solo perché Morra vuole scalare la leadership calabrese del Movimento», oggi in mano al deputato catanzarese Paolo Parentela. «A chi giova un flop M5s se non esclusivamente a chi guarda solo alle logiche di potere?», si chiedono i militanti smarriti.
nicola morra
L' esponente M5s non è nuovo a frizioni con la base anche se stavolta sono gli attivisti a rinfacciare allo stesso Morra qualche scheletro nell' armadio. «Si è fin da subito sottratto dalla competizione elettorale come ogni volta che alle elezioni si presenta qualcuno dei fratelli Gentile (Antonio e Pino, politici di lungo corso legati prima a Forza Italia e oggi alla Lega, ndr). Ed è paradossale che proprio il senatore parli di parentele imbarazzanti. Dovrebbe dimettersi immediatamente dall' Antimafia e spiegare quali rapporti lo legano ai soci in affari di suoi strettissimi e vivissimi congiunti».
Quali rapporti? Si tratta di voci del coinvolgimento del figlio Emilio in alcuni affari con personaggi discussi, rivelati per primi dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto: «Un suo stretto congiunto - aveva scritto sui social il fratello del deputato azzurro Roberto Occhiuto - esercita le sue attività imprenditoriali spesso in società con soggetti in odor di mafia».
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Illazioni poi riprese l' anno scorso dal quotidiano La Verità ma finora senza alcuno tipo di sviluppo giudiziario. Fatti che però riemergono adesso e che mettono in imbarazzo non solo il presidente dell' Antimafia ma tutto il Movimento. È vero che dietro Morra ci sarebbero i fratelli Gentile, storici signori delle tessere e nemici acerrimi (politicamente) dei fratelli Occhiuto? Contattato dal Giornale Morra risponde con un sms: «Sono in Usa. Sto lavorando su ben altro».
NICOLA MORRA SERVE LE PIZZE
Certo, a pensar male si fa peccato, ma la mente torna a uno strano episodio. Una volta Morra invitò a casa sua uno stretto collaboratore degli Occhiuto, registrò la conversazione e la girò alla Procura adducendo fantomatiche ipotesi investigative e investendo così indirettamente l' Antimafia. Allora la vicepresidente Jole Santelli, oggi rivale di Aiello nella corsa a governatore, puntò il dito contro Morra accusandolo di fare «l' investigatore abusivo e privato a casa sua» e di aver recapitato il brogliaccio a un magistrato «gradito» dallo stesso Morra. Piccola parentesi: come ricorda Maurizio Gasparri il magistrato che ha ricevuto il brogliaccio è stato poi chiamato a collaborare in commissione Antimafia. Un gesto gentile, no?