Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano”
mette frederiksen
In Danimarca un governo tripartito sinistra-centro-destra decide di eliminare un giorno festivo per poter aumentare il budget della Difesa. Primo ministro è la socialdemocratica Mette Frederiksen, che nel 2019 aveva vinto le elezioni del 5 giugno 2019 alla testa di una coalizione di sinistra, ma che il 5 ottobre scorso si era dimessa e aveva convocato elezioni anticipate dopo essere stata contestata per aver ordinato di abbattere alcuni milioni di visoni di allevamento, nella paura che trasmettessero il Covid.
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Al voto del primo novembre i socialdemocratici si sono però confermati primo partito, guadagnando anzi due seggi: da 48 a 50 sui 179 del Folketing. Secondo è arrivato il Partito Liberale, che è sceso da 43 a 23 eletti. Ma 16 li ha presi il nuovo partito dei Moderati, fondato appena il 5 giugno dall'ex-primo ministro e leader liberale Lars Løkke Rasmussen, che accusava il suo vecchio partito di essersi spostato troppo a destra.
Invece socialdemocratici, liberali e moderati si sono messi assieme: Lars Løkke Rasmussen è andato agli Esteri e il leader liberale Jakob Ellemann-Jensen alla Difesa, oltre che vice primo ministro. Un obiettivo che i tre partiti hanno in comune è sottrarsi ai ricatti delle altre 13 liste. Un altro è quello di tenere il fronte atlantista nel momento della crisi ucraina.
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Cosa non facile, perché in Danimarca esiste nell'opinione pubblica una radicata tradizione pacifista tanto che il 9 aprile 1940 al momento dell'invasione tedesca Copenaghen decise di non resistere. Ma dopo quell'esperienza di dura occupazione si ebbe una nuova evoluzione, e nel '49 la Danimarca decise di aderire alla Nato come Paese fondatore.
Il confronto tra i due punti di vista è ancora rovente, ma questo governo mette appunto assieme gli atlantisti di sinistra, di centro e di destra.
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L'obiettivo è di arrivare a un 2% di Pil dedicato alla spesa militare come richiesto dalla Nato tre anni prima del previsto, e per ricavare le relative risorse una delle primissime decisioni del nuovo governo è stata appunto quella di far lavorare i danesi un giorno in più, abolendo 1 degli 11 giorni festivi. È probabile che a essere abolito sarà lo Store Bededag: il "Grande giorno di preghiera" che cade ogni anno il venerdì prima della quarta domenica dopo Pasqua ed è stato introdotto come giorno festivo nel 1686.
Si tratta di un appuntamento tradizionalmente destinato alla cresima, e dalla Chiesa luterana hanno già anticipato che sarebbero «rattristati» da una scelta del genere. Anche alcuni imprenditori sono preoccupati per il venir meno di un importante giorno di shopping. Ma la primo ministro ricorda: «c'è la guerra in Europa e dobbiamo rafforzare le nostre difese. E questo richiederà a tutti di contribuire un po' di più».