Chiara Clausi per il Giornale
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Vestiti attillatissimi, minigonne, jeans stretch, fuseaux, scollature, trasparenze, spalle scoperte. Sguardi ammiccanti, movimenti sinuosi, tacchi alti, costumi da coniglietta. Sono solo alcune delle mise di Sama el-Masry una danzatrice del ventre, attrice e cantante, star delle notti egiziane.
Tutto andava bene finché un post di troppo sui social le è costato una condanna a tre anni di carcere e una multa di 300mila sterline egiziane, 18.500 dollari, per incitamento alla dissolutezza e all'immoralità.
Le disavventure di Masry cominciano ad aprile quando è stata arrestata durante un'indagine su video e foto sui social media del governo, tra cui la popolare piattaforma cinese TikTok. I video della ballerina, 42enne, secondo l'accusa sarebbero «sessualmente aggressivi».
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Masry ha negato le accuse, dicendo che il contenuto è stato rubato e condiviso dal suo telefono senza consenso. Il Cairo ha dichiarato che ha violato i principi e i valori della famiglia in Egitto, oltre a utilizzare siti e account sui social media con l'obiettivo di commettere «immoralità».
Masry intende presentare ricorso contro la decisione. Ma il potere sembra aver preso di mira i costumi della ballerina. «C'è un'enorme differenza tra libertà e dissolutezza», ha dichiarato John Talaat, un membro del parlamento che ha chiesto un'azione legale contro Masry e altre donne che usano allo stesso modo TikTok. «El-Masry e le altre influencer sui social media stanno distruggendo i valori e le tradizioni familiari, attività vietate dalla legge e dalla costituzione», ha tuonato Talaat. Ma Masry nel suo percorso è si è fatta strada anche come attrice.
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Ha partecipato a film commerciali come «Ala Wahda W nos», che parlava dello sfruttamento delle lavoratrici nei media. L'artista ha affermato che i membri della Fratellanza Musulmana l'avevano denunciata alle autorità perché aveva deriso il gruppo nel 2012 quando Mohamed Morsi, affiliato alla Fratellanza, era presidente dell'Egitto. Ha anche prodotto un video in cui ha preso in giro l'ex presidente Usa Barack Obama nel 2013 e grazie a questa idea ha acquisito notorietà. Ha girato un video ironico su Mortada Mansour, capo del club sportivo Zamalak.
Nella clip canta prima in un abito lungo, poi con una maglietta della squadra di calcio Zamalak e gioca con un pallone. Ha anche deriso il comico Bassem Youssef e lo scorso 23 aprile, è stata citata in giudizio per diffamazione da una conduttrice televisiva egiziana Reham Saeed. Masry non è la prima donna a sfidare le norme sociali conservatrici del Paese e a essere accusata di «incitamento alla dissolutezza».
Anche l'attrice Rania Youssef è stata criticata per la sua scelta di abito per il Cairo Film Festival nel 2018. Il vestito consisteva in un body nero con sopra una rete con strass che lasciava vedere tutto il corpo. Ma la stretta del presidente Abdel Fatah Al Sisi ha toccato anche altre influencer e star di YouTube, TikTok e Instagram. Molte sono state arrestate dalle autorità egiziane negli ultimi mesi con l'accusa di promuovere dissolutezza e prostituzione sui social media.
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Già nel 2015, la ballerina Reda al-Fouly è stata condannata a un anno in prigione. Lo stesso anno una danzatrice del ventre armena invece a sei mesi di prigione per aver insultato la bandiera nazionale egiziana. Gli attivisti locali si sono lamentati di un ambiente sempre più ostile per le minoranze, soprattutto gay e donne. Entessar el-Saeed, avvocato per i diritti delle donne ha sottolineato che «la nostra società conservatrice è alle prese con cambiamenti tecnologici che hanno creato un ambiente e una mentalità completamente diversi». Il regime sembra non volerlo capire.
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