Estratto dell'articolo di Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
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(...) Anche in casa Ferrari tendono a sorprenderci ogni domenica, smentendo in gara, con sbalorditivo tempismo, ciò che da casa Ferrari viene raccontato alla vigilia. In questo caso, addirittura, si sussurrava di una presa dell’Ungheria tutta, come se fosse questa, accidempoli, la pista giusta, finalmente, per suonare la carica. Lo sconcerto, a questo punto disarmante, viene proprio dalle parole di una famiglia che sembra non disporre degli strumenti di analisi adeguati per comunicare.
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Evitando di illudere e di incappare in questa sequenza di cattive figure agonistiche, aggravate da fantomatiche aspettative autoprodotte. La ragione dei mesti bilanci ha subìto negli ultimi mesi alcune variazioni: dagli assetti da comprendere siamo passati a una imminente fioritura di un progetto buono ma acerbo; dal consumo gomme eccessivo sulla distanza, al vento che impedisce a questa macchina di filare. Le motivazioni sono sempre tecniche ma non c’è mai un tecnico che parli, spieghi, racconti come stanno davvero le cose con un linguaggio appropriato.
Frasi buttate lì, pare, senza un criterio, persino una pertinenza. E a furia di ascoltare pronostici in arrivo da Maranello, regolarmente smentiti dalla Scuderia di Maranello, viene il sospetto di avere a che fare con una tendenza al masochismo incomprensibile quanto il carattere della SF-23. Ma sì, a Budapest, dietro sempre ad almeno tre altre squadre, abbiamo avuto errori occasionali al pit-stop, penalità, una strategia inutilmente sfavorevole a Sainz. Sono pene accessorie perché i veri guai stanno altrove. Dove, esattamente, a quanto pare e a sentir loro, nessuno sa dirlo.
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