Michela Allegri per il Messaggero
leila khaled
Le polemiche bipartisan sulla presenza in Italia di Leila Khaled, ex militante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, prima donna nella storia a dirottare un aereo di linea, si sono risolte ieri mattina all'aeroporto di Fiumicino: la Khaled non ha fatto in tempo a scendere dell'aereo, che in meno di 24 ore è stata imbarcata sul primo volo disponibile per Amman, in Giordania, dove vive.
Era sprovvista di un visto Schengen valido ed è stata respinta alla frontiera. È emerso dalle «normali procedure di verifica sulla regolarità dei titoli necessari per fare ingresso nel territorio nazionale», spiega il Dipartimento della Pubblica sicurezza. L'ex terrorista, nota per la sua partecipazione nel 1969 al dirottamento di un Boeing 707 della compagnia Twa e a quello di un aereo della El Al nel 1970, aveva un visto olandese rilasciato nel gennaio 2016 e quasi subito ritirato per motivi di ordine pubblico.
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GLI APPUNTAMENTILeila era attesa a Roma il 2 dicembre per un incontro dell'Udap, l'Unione democratica arabo-palestinese. Il 4 dicembre, la donna, membro dell'ufficio politico del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), organizzazione inserita nella lista nera dall'Ue per terrorismo, si sarebbe invece dovuta recare a Napoli, all'Asilo Filangieri.
La notizia è stata diffusa ieri mattina dal Fplp: «Khaled - ha spiegato il Fronte - doveva partecipare a iniziative e conferenze politiche organizzate dall'Unione democratica arabo-palestinese in Italia». A denunciare l'accaduto è stata anche Napoli Direzione Opposta, l'associazione che aveva organizzato l'evento a cui avrebbe dovuto partecipare la militante e che su Facebook parla di «un atto gravissimo».
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LE REAZIONIFavorevole al rimpatrio, Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera e consigliere comunale a Napoli. «Bene la decisione delle autorità italiane. Impensabile che una terrorista che ha dirottato due aerei e non ha mai rinnegato quanto fatto, possa venire a darci lezioni», ha dichiarato la politica, che aveva anche presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno, Marco Minniti, per chiedere se il Viminale fosse «a conoscenza di una serie di incontri», una sorta di «tour italiano» della Khaled, e se non li considerasse «gravi in un momento così delicato per la lotta contro il terrorismo».
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Sulla stessa linea, Valeria Valente, parlamentare e consigliere comunale Pd a Napoli: «Con la sua adesione a un convegno con una ex-terrorista il sindaco ha rischiato di esporre, per l'ennesima volta, la città di Napoli non solo a una brutta figura ma a un imbarazzo internazionale - ha dichiarato - Grazie al lavoro preciso del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Leila Khaled è stata respinta alla frontiera». Contrari al provvedimento, invece, Maurizio Acerbo e Marco Consolo, segretario nazionale e responsabile esteri di Rifondazione Comunista, che parlano di «una decisione gravissima e illegittima».
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