Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
INCIDENTE ALL'ASILO - L'AQUILA
«Mammaa!!!». Il grido di suo figlio che le ha gelato il sangue. Il tentativo disperato di fermare «con le mani» l'auto che veniva giù senza controllo, rischiando di finirci sotto: «Mi sono scansata solo all'ultimo momento». E poi lo schianto. Il cancello divelto. I bambini schiacciati. Le urla. I pianti. E suo figlio a terra, scappato dal finestrino dell'auto che non sapeva controllare, «anche lui ferito».
Eccola, tra lacrime e singhiozzi, tutta la tragedia della mamma 38enne, di origini bulgare, che era andata a prendere le due figlie nell'asilo dove i piccoli giocavano in giardino, lasciando il figlio maggiore nell'auto parcheggiata sulla rampa interna al cortile della scuola che finiva proprio nel parchetto. Era consentito.
TOMMASO DAGOSTINO, IL BAMBINO MORTO NELL'INCIDENTE ALL'ASILO - L'AQUILA
Le mamme non riuscivano a parcheggiare all'esterno. E lei doveva riprendere le gemelline. Non avrebbe mai immaginato che quella macchina pochi secondi dopo sarebbe finita contro la recinzione e, quindi, sui bambini: uccidendo Tommaso, di 4 anni, e ferendone altri cinque, tutti in via di miglioramento. Solo una resta in terapia intensiva al Gemelli. Gli altri sono fuori pericolo.
La donna l'ha raccontata in un interrogatorio drammatico ieri, per un'ora e mezzo, ai magistrati, il pm Stefano Gallo e il procuratore capo Michele Renzo, e agli uomini della squadra mobile dell'Aquila che hanno svolto i primi accertamenti. «Disperata» per quello che è accaduto, la donna avrebbe ammesso ciò che più le pesa sulla coscienza: «Non avevo inserito il freno». C'è un pulsante sulla Volkswagen Passat che lo innesca. Lei però ha ingranato la marcia, con il cambio manuale, ed è scesa a prendere le bambine. Erano pochi passi.
Sarebbe tornata immediatamente. Ma il figlio ha dato un colpo a quel cambio. Il freno motore non ha retto. E l'auto è venuta giù. «È stato un errore umano, una marcia tolta inavvertitamente», avrebbe spiegato tra le lacrime la donna agli inquirenti che l'accusano di omicidio stradale. Quindi nessun malfunzionamento, e nessun giallo su quel freno che era saltato.
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La donna lo avrebbe riferito così: «Ricordo quando ho parcheggiato di aver inserito la prima marcia ma non il freno a mano». E poi avrebbe ripercorso con gli inquirenti quegli istanti di terrore iniziati con l'urlo disperato del figlio dodicenne: il settimo bambino devastato dall'incidente. «Mi ha avvertito mio figlio gridando mamma» chiamata a fronteggiare anche il dramma di suo figlio, sconvolto dalla tragedia, e delle bambine testimoni delle fasi concitate successive all'incidente.
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Nei giorni scorsi, attraverso l'avvocato Valentini, la donna aveva esternato il dolore suo e dell'intera famiglia per quanto accaduto. E all'apparire di notizie che accreditavano un perdono già avvenuto da parte della famiglia di Tommaso aveva mandato a dire: «Sono parole che un po' ci sollevano. La loro tragedia è anche la nostra. Vorremmo tanto che non fosse mai accaduto».
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«Tutta la famiglia è addolorata, sconvolta. Marito e moglie non riescono a darsi pace. I tre bambini sono sotto choc. È una tragedia nella tragedia. È una colpa, ma ci sono anche circostanze sfortunate e fortuite per una donna che ogni giorno faceva questi movimenti», aggiunge il legale. Ma l'inchiesta va avanti. La Procura vuole passare al vaglio eventuali responsabilità ulteriori di chi avrebbe dovuto salvaguardare i bimbi. È già stata ascoltata la preside del plesso scolastico, Monia Lai, oltre alle maestre e ai dipendenti presenti quel giorno. E si cerca di capire se sono stati rispettati tutti i criteri di sicurezza.
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