Lucilla Vazza per “il Messaggero”
la procedura del tampone
La guerra dei tamponi alla vigilia della Fase 3 non prevede esclusioni di colpi. Nel tutti contro tutti di questi giorni a farne le spese la Fondazione Gimbe che, ieri, ha parlato di «indietro tutta» delle Regioni più colpite dalla pandemia sul numero dei tamponi e, nel complesso, di una strategia di tracciamento nella fase 2 ancora «non adeguata» e un calo del 12,6% di esami nelle ultime due settimane.
LE REAZIONI
L'affondo ha fatto andare su tutte le furie i governatori di Veneto e Lombardia. Dall'entourage di Fontana si è parlato di «ennesimi, inqualificabili, gravi attacchi contro la Lombardia» che invece «ha fatto 845.618 tamponi, contro i 645.309 fatti complessivamente da Lazio, Campania e Puglia».
le macchine che processano i tamponi
A stretto giro la nota a gamba tesa del Veneto che ha contestato la «incomprensibile modalità di calcolo» con la quale la Fondazione Gimbe sia giunta alle sue conclusioni, «che non corrispondono alla realtà» e che, anzi, «l'incremento medio giornaliero dei tamponi per la diagnosi del coronavirus in Veneto, nel periodo 25 aprile-6 giugno rispetto al periodo precedente (21/2-24/4) è stato del 103%». A queste critiche risponde il presidente Nino Cartabellotta che invita semplicemente a leggere i dati: «Le analisi indipendenti della Fondazione GIMBE hanno valutato le variazioni assolute nel numero dei tamponi diagnostici eseguite dalle Regioni nella settimana 3-10 giugno».
IL MONITORAGGIO
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Dal monitoraggio Gimbe emerge che sul fronte dei tamponi diagnostici, ossia quelli che condizionano il numero di nuovi casi, ben 9 Regioni hanno arretrato ulteriormente, e che, tra il 23 aprile e 10 giugno, il trend dei tamponi totali risulta in picchiata libera nelle ultime 2 settimane (complessivamente -12,6%). Per la Fondazione «il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno.
Nell'ultima settimana si assiste a un lieve rialzo (+4,6%)». «L'incremento complessivo del 4,6% (+9.431) nella settimana 4-10 giugno, rispetto a quella precedente - conclude l'analisi - non è il risultato di comportamenti omogenei su tutto il territorio nazionale: infatti, mentre 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione».
I NUMERI
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Mette in guardia dalla guerra dei numeri Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, «può infatti dipendere dal fatto che i tamponi sono stati fatti soprattutto ai sintomatici». Il calo dei tamponi è confermato anche dall'Istant Report Altems dell'università Cattolica: «Il trend nazionale è in diminuzione: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 7,00 a 5,90» e specifica «il tasso settimanale più basso si registra in Campania (è di 2,38 tamponi per mille abitanti nell'ultima settimana); il tasso più alto in Veneto (14,64 per mille), mentre il Lazio si ferma a 3,31, sotto la media nazionale».
Butta acqua sul fuoco il virologo dell'Università di Milano, Fabrizio Pregliasco, che invita a considerare le riflessioni dei centri studi come «uno stimolo a fare meglio, perché quella del tracciamento è la sfida del momento. Rispetto al passato - spiega - c'è una maggiore efficacia e un'efficienza nella gestione dei tamponi e lo vedo anche nel mio ospedale. L'aumento dei casi è un segno di migliore capacità di intercettazione di casi. Tutto questo, però, ci dice che non dobbiamo mollare con i tamponi e il tracciamento dei contatti. Guai a pensare di essere fuori pericolo».
COME SI ESEGUE UN TAMPONE 1 DI 2
E l'invito alla prudenza arriva dal ministro della Salute, che nell'informativa suo intervento in Parlamento ha sottolineato che: «La strada è quella giusta ma il nemico non è vinto» e che per questo «bisogna rafforzare l'attività di screening e contact tracing, consolidando l'analisi sierologica e tenendo alto il numero dei tamponi», il monito è chiaro: «Non esiteremo a prendere nuovi provvedimenti restrittivi e rigorosi, qualora fosse necessario».