DAGONOTA - Cara De Gregorio, ma se lei ha una rubrica quotidiana su Repubblica che si chiama ''Invece Concita'', vuol dire che sul suo nome di battesimo ha costruito anche una parte di notorietà. Giustamente, essendo un nome inusuale in Italia, chi sente Concita capisce subito che si parla della giornalista ed ex direttrice de L'Unità. Un elemento di forza nell'affollato panorama mediatico. Vale per Emma Marrone che è nota solo come ''Emma'', vale per ''Lorenzo'' (Cherubini, in arte Jovanotti), vale per ''Maria'' (De Filippi), un nome che ormai identifica la Sanguinaria di ''Uomini e donne'' più che la donna più famosa della storia.
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Invece dopo aver alimentato questa familiarità, di colpo si rimangia tutto e vuole essere chiamata ''De Gregorio''. Magari senza il ''la'' prima del cognome, così da essere confusa con il pingue senatore eletto con Di Pietro e noto per essersi venduto a Berlusconi per far cadere il secondo governo Prodi. Contenta lei, anzi, contenta Concita.
DIMARTEDÌ, CONCITA DE GREGORIO BACCHETTA SALLUSTI: «PERCHÉ MI CHIAMI PER NOME?». MA ANCHE FLORIS AVEVA FATTO LO STESSO
Marco Leardi per www.davidemaggio.it
Solo il sessismo reale – atteggiamento di degno assoluto biasimo – è peggio di quello presunto. Abbiamo assistito con incredulità alla polemica sollevata ieri sera da Concita De Gregorio a diMartedì nei confronti di Alessandro Sallusti: su La7, la giornalista ha rimproverato al direttore de Il Giornale di averla chiamata per nome e non per cognome, a differenza di quanto egli avesse fatto con gli altri ospiti di sesso maschile. Peccato che, poco prima, anche il conduttore della trasmissione, Giovanni Floris, avesse fatto altrettanto, senza però ricevere alcuna ramanzina.
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“Sallusti scusi, ma perché mi chiama per nome e io la chiamo per cognome?“
ha lamentato ad un tratto De Gregorio esibendo un certo fastidio. Pungolato, il direttore de Il Giornale ha a quel punto replicato ironicamente ma con fermezza:
“Cara professoressa, mi dimenticavo che non puoi mischiarti con gli ignoranti. Dottoressa, le chiedo scusa! Siccome quando ci vediamo di persona ci diamo del tu e scherziamo, mi permettevo di farlo. Diciamo ai telespettatori che quando lei mi vede in privato e capita che ci incontriamo mi dà del tu e ci salutiamo con grande affetto. Adesso in televisione le fa schifo?“.
Ma la giornalista di Repubblica ha ribadito:
“Non capisco perché chiami me con il nome di battesimo e Damilano con il suo cognome. Chiamare una persona con il nome di battesimo è un indizio…“.
A quanto pare, tuttavia, l’«indizio» in questione stavolta era abbastanza nebuloso e infatti nemmeno il conduttore – che ha subito tentato di stemperare gli animi – lo aveva colto come particolarmente irrispettoso.
“L’accusa è di sessismo, diciamo, ma in realtà credo sia una maggior affabilità“
aveva ragionevolmente chiosato il padrone di casa. Ma sapete il paradosso? Poco prima, proprio Giovanni Floris aveva adottato il medesimo ed involontario comportamento nei confronti della giornalista di Repubblica, senza che nessuno (a cominciare da lei stessa) avesse giustamente battuto ciglio.
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Dopo aver presentato tutti gli ospiti, il conduttore aveva aggiunto: “Concita, se sei d’accordo inizierei da te e Sallusti“. E di seguito aveva elencato in questo modo l’ordine degli interventi previsti: “Concita, Sallusti, Senaldi, Sotis“. Accidenti! Anche nel prosieguo del dibattito, De Gregorio era stata ripetutamente chiamata per nome da Floris ed ella stessa si era rivolta a quest’ultimo con un colloquiale “Giovanni“.
Ora, sappiamo bene che l’utilizzo del nome proprio può essere utilizzato come tecnica per sminuire l’interlocutore ma in questo frangente non abbiamo avvertito la volontaria intenzione di farlo. Di polemiche pretestuose, perché fondate su basi traballanti, sono piene i talk show: quella andata in scena ieri sera su La7 crediamo possa inserirsi in tale categoria.
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