Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
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«Il Milan può aprire un'era. L'anno scorso ha vinto a sorpresa ma con merito. E ora può ripetersi. Giocatori, personalità, esperienza: la seconda stella è alla portata». Dal suo buen ritiro di Miami, Alessandro Nesta dice la sua sul campionato di serie A. E senza girarci intorno, mette il Diavolo davanti a tutti.
Vincere è difficile, rivincere di più.
«Io ero più scettico l'anno scorso. La squadra è cresciuta. E poi le altre sono in difficoltà. Immagino un testa a testa col Napoli. Sono le squadre con le idee più chiare: società, allenatore, giocatori. C'è una progettualità precisa».
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Da allenatore: quanto ha inciso Pioli?
«Sono sincero, l'ho sempre reputato un ottimo allenatore, già alla Lazio e alla Fiorentina, ma che fosse così bravo non lo immaginavo. Ha fatto un'impresa da grandissimo».
Che succede all'Inter?
«Da fuori mi sembra in difficoltà anche fisicamente. Risentono delle difficoltà societarie? Se è così, non deve essere. Sta ai giocatori, all'allenatore, alla dirigenza fare squadra e superare le crisi.Ma serve farlo alla svelta».
Allegri ha perso la Juve?
«Non è tutta colpa sua. C'è una confusione più generale, da anni fanno un passo avanti e due indietro, manca una linea precisa, anche sul mercato. Non c'è chiarezza».
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Le romane?
«La Lazio ha qualità, la Roma vive di entusiasmo. Faranno un campionato simile».
Nazionale: la botta Mondiale fa ancora male.
«Una delusione enorme. C'è un ricambio generazionale in corso, stiamo pagando quello, va completato il passaggio. Scamacca, Raspadori: hanno bisogno di tempo. Anche ai miei tempi succedeva che dopo una grande vittoria ci fosse una grande caduta, fa un po' parte del dna italiano.
Ricordatevi il Mondiale 2006, poi ci fu il fallimento del 2010.
Ma rialzeremo la testa. Mancini sa cosa fare. E questa Nations l'ha dimostrato».
C'è più disamore per l'azzurro rispetto ai suoi tempi?
«Spero di no. Certo, i ritmi di oggi sono più alti dei nostri, si gioca sempre, c'è più fatica. Ma io a Londra alla finale degli Europei c'ero e ho visto un grande gruppo. Fidatevi: torneremo presto».
Toloi, Bonucci, Acerbi: lunedì in Ungheria i difensori centrali erano tutti over 30.
La scuola italiana è in crisi?
«Sono generazioni, momenti, fasi. Non è colpa della scuola, di insegnanti, ma di genetica. Noi nati fra '74 e '77 eravamo forti, infatti abbiamo vinto il Mondiale. Chiellini sta smettendo, Bonucci è in là con gli anni. Serve un ricambio, ma non è facile. Bastoni mi piace, però deve giocare, crescere. Soprattutto in Champions, lì si diventa forti.
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Una stagione buona la fanno tutti, ma devi essere ad altissimo livello tre-quattro anni per fare il salto di qualità».
Altri difensori italiani che le piacciono? Ci sono?
«Bastoni e Bastoni. Spero che impari a giocare anche a quattro, deve crescere».
Il Milan l'anno scorso ha vinto anche grazie alla miglior difesa: pregi e difetti della coppia Tomori-Kalulu?
«Sono moderni, hanno coraggio, giocano alti e non temono l'uno contro uno. Certo, fossero italiani sarebbe meglio per la Nazionale, ma così non è. Pazienza».
Skriniar non è più lui. Che gli succede?
«Tutta l'Inter è partita male, non solo lui. Forse voleva andare via, non lo so. Ma per me resta fortissimo».
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Che ne pensa della vicenda De Ligt? Voluto a tutti i costi, strapagato, se n'è andato sbattendo la porta e accusando la Juve di scarsa ambizione in Champions.
«Io certe dichiarazioni non le avrei fatte. Ti hanno pagato 70 milioni, ti hanno voluto a tutti i costi, sei stato infortunato per tanto tempo. Vai al Bayern? Vacci e basta».
Romagnoli era considerato il suo erede, ma ha fatto il percorso opposto: dal Milan alla Lazio, nel pieno dell'età. Un passo indietro?
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«Al Milan ha comunque giocato diversi anni ad alto livello. Poi sono arrivati nuovi in difesa e lì giocava di meno. Ha fatto una scelta di cuore, è tornato a casa, in una società importante, con un allenatore che fa giocare bene le sue squadre. Per me ha fatto bene».
E Nesta che scelta ha fatto? Adesso fa l'opinionista in tv. Non vuole più allenare?
«No, la televisione non è il mio mestiere. Qualcuno mi ha chiamato, ma non mi convinceva la proposta. Arriverà, in Italia o all'estero».
A proposito di estero: com' è la serie A vista da fuori?
«Servono gli stadi nuovi. Non si può più aspettare. Quando dal campo vedi il pullman parcheggiato vuol dire che qualcosa non va. Senza gli stadi non saremo mai a livello della Premier, neanche lontanamente. I ricavi sono il punto di partenza. Poi cresce tutto: più ricavi, più giocatori forti, più qualità».
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