Carlos Passerini per “www.corriere.it”
RANIERI
Sarà stato forse per via del nome, ma uno dei più rapidi a intuire come l' italica arte della panca potesse essere fruttuosamente esportata all' estero fu nel 1984 un certo Enzo Ferrari da San Donà di Piave: impugnò la sua bella valigia, non di cartone ma di pelle marron come si usava allora, e se ne andò a portare il verbo a Saragozza.
Si levò pure lo sfizio di vincere al Bernabeu in casa del Real.
Genio, tattica, scaltrezza, carisma: trent' anni dopo siamo sempre lì, anzi ancora meglio.
Perché il nostro calcio avrà un mucchio di difetti, dall' organizzazione alla politica, dal livello dei giocatori alle strutture, ma i nostri allenatori sono i migliori. In assoluto. Italians do it better , gli italiani lo fanno meglio, ammiccava Madonna proprio negli anni di Ferrari.
CONTE
Lo conferma un numero, 22, come le bandierine del made in Italy ficcate sulla cartina dell' Europa che conta: significa che, sulle panchine dei 98 club dei cinque principali tornei, circa una volta su quattro c' è un connazionale. In serie A sono 17 su 20 (occhio però: Mihajlovic, Paulo Sousa e Juric si sono tutti formati calcisticamente qui), ben quattro sono in Premier League e uno, Ancelotti, è stato reclutato dal top club della Bundesliga, il Bayern Monaco.
La gran parte dei cronisti tedeschi è già pazza di lui: in un pugno di allenamenti ha già mandato in discarica il tiki-taka guardioliano, mai amatissimo lassù. «Adesso a un certo punto c' è addirittura qualcuno che calcia in porta» è la battuta più diffusa in questi giorni a Säbener Strasse.
ANCELOTTI
Ma anche il c.t. Joachim Löw non ha mai nascosto la sua ammirazione per i colleghi Italienisch : «Alzano un braccio e di colpo la squadra cambia tutto. Sono lupi travestiti da agnelli, degli illusionisti». Possiamo insomma usare tranquillamente l' etichetta di «eccellenze», che quando si parla di marketing funziona. La Premier, poi, è tutto un programma: campioni a fiotti, una montagna di quattrini che permettono ai proprietari di scegliere/avere il manager che vogliono, e questi cosa vanno a pigliare?
L' istrionismo di Conte per il Chelsea, il buonsenso di Ranieri per il Leicester, la praticità di Guidolin per lo Swansea, la voglia di riscatto di Mazzarri per il Watford. Goodbye record del 2010 quando Mancini allenava il City, Di Matteo il Wba e Ancelotti il Chelsea. Nota a margine: oggi in Championship c' è proprio Di Matteo, all' Aston Villa, uno che magari non sarà più sulla cresta dell' onda, ma che nel 2011/12 ha vinto una Champions. Così, giusto per ricordare. Altra nota a margine: nella B italiana, 22 su 22 sono italiani.
mazzarri
Non c' è partita, già. A tenerci testa ci sono solo i francesi, 19, ma è un piazzamento onestamente fuorviante dato che quasi tutti (16) sono impiegati nella modesta Ligue1, mentre gli spagnoli sono 17, e pure loro quasi tutti (14) in Liga. Scartabellando la graduatoria specifica delle nazionalità, due annotazioni: 1) gli argentini vanno di gran moda, ben 5 di cui 4 in Spagna, a conferma di una tendenza in atto da qualche anno, sulla scia di Bielsa e dei suoi molti seguaci, come Sampaoli, da qualche settimana al Siviglia; 2) il dato sugli inventori della disciplina lascia un po' così: la miseria di 5 inglesi, tutti fra l' altro nel torneo di casa. Fuori, zero.
GUIDOLIN
Noi invece siamo un po' dappertutto, come gli avventurieri francesi di dieci o venti anni fa. Al di là dei commissari tecnici come De Biasi (Albania) e Ghedin (Malta), c' è gente che ha trovato l' America in posti inconsueti (come il desaparecido Ficcadenti, in Giappone dal 2013) o improbabili tipo il bresciano Mauro Bertoni: è finito alle Vanuatu.
RANIERI CONTE ANCELOTTI ranieri mattarella