boris johnson
1. BREXIT: JOHNSON, USCIAMO MA NON ABBANDONIAMO RUOLO GUIDA
(ANSA) - "Molto bello essere qui per il mio primo viaggio oltremare". Così Boris Johnson esordisce al suo arrivo al primo Consiglio esteri da ministro britannico. "Ai colleghi - dice - porteremo il messaggio che dobbiamo dare effetto alla volontà del popolo, quindi usciremo ma questo non significa che lasciamo l'Europa o che abbandoniamo in alcun modo un ruolo guida in Europa, nella cooperazione e nella partecipazione di ogni tipo. Ieri sera abbiamo avuto una buona conversazione con la Mogherini, che è molto d'accordo sul ruolo che la Gran Bretagna dovrebbe continuare ad avere in futuro".
2. L' INGHILTERRA NON HA FRETTA NIENTE BREXIT FINO AL 2020
Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”
theresa may
Niente Brexit fino al 2019. Parte col freno tirato il percorso della Gran Bretagna per uscire dall' Unione europea. Il pallino è in mano da giovedì al nuovo primo ministro inglese, Theresa May. Ieri sera, a cena, c' è stato il primo contatto tra il governo brittanico e l' Ue dopo il referendum sulla Brexit. ). È stata la prima mossa ufficiale tra i due «fronti», i 27 da una parte e il Regno Unito dall' altra.
Dietro la soddisfazione ufficiale quanto meno per la schiarita politica da parte di Londra con il cambio della guardia a Downing Street, nei «palazzi» Ue si coglie molta sorpresa e anche molto nervosismo: se da un lato viene ribadita la linea «nessun negoziato con Londra se non c' è la notifica dell' intenzione di uscire dalla Ue», dall' altro lato preoccupa molto un futuro in cui Londra condizionerà il più possibile le scelte dell' Unione in funzione degli interessi difesi al tavolo del negoziato su Brexit e sulle condizioni delle relazioni future Ue-Regno Unito.
Sono evidenti i rischi di paralisi in un momento in cui la Ue dovrebbe dimostrare di essere in grado di decidere rapidamente per rispondere alla crisi di fiducia nelle soluzioni europee.
boris johnson 2
Oggi è in programma la riunione formale del Consiglio Ue. Da Londra arrivano prime indicazioni. Il ministro britannico per la Brexit, David Davis, ha spiegato. che il Regno Unito manterrà accesso al mercato unico dopo l' uscita dalla Ue, anche se resta da definire se saranno applicate tariffe doganali su beni e servizi. «Manterrà il suo accesso, ma il punto è se sarà un accesso libero da tariffe e penso che sì, sia quello a cui puntiamo» ha detto.
La tabella di marcia, dicevamo, prevede tempi non brevi.
Non meno di due o tre anni per formalizzare tutti i passaggi dell' effettivo addio britannico alla Ue. Un percorso fatto di nuovi negoziati e anche di accordi bilaterali con i singoli paesi membri. Lo stesso Davis ieri ha precisato che l' articolo 50 del Trattato di Lisbona per l' avvio formale della procedura di separazione non sarà attivato più tardi «dell' inizio del 2017». Di modo che possa essere tutto finito per l' inizio del 2019.
paesi insultati da boris johnson
Incognite e pericoli, tuttavia, restano intatti. L' uscita della Gran Bretagna dalla Ue, secondo l' Opec, potrebbe avere delle implicazioni per la regolamentazione del mercato delle materie prime, dato il ruolo chiave di Londra nei mercati globali e il suo contributo alla definizione di regole comunitarie.
Londra tranquillizza i partne stranieri. La premier succeduta a David Cameron (completata una sorta di «pulizia etnica» dei fedelissimi del suo predecessore anche fra sottosegretari e viceministri) si è detta «molto incoraggiata» della disponibilità manifestata dall' Australia a delineare fin da subito un accordo commerciale bilaterale con la Gran Bretagna, per evitare contraccolpi di sorta quando Londra sarà fuori dai patti in vigore fra Canberra e Ue.
Un 'altra "dozzina di Paesi" hanno intanto fatto sapere d 'essere decisi a loro volta a negoziare un «trade agreement» separato col Regno non appena l' addio da Bruxelles sarà' cosa fatta, riecheggia Liam Fox, ministro per il Commercio Estero e brexiter di punta dalla compagine come Davis, in partenza non a caso per gli Usa.
liam fox segretario della difesa
Addio che Owen Smith, il più giovane degli sfidanti alla leadership di Jeremy Corbyn nell' opposizione laburista, non considera viceversa ancora «una scelta definitiva», in barba al voto referendario del 23 giugno. Il governo ha poi fatto sapere che non intende mandar via i 3 milioni d 'immigrati di Paesi Ue che vivono nel Regno, ma è pronto a «rispedire» indietro quelli che dovessero arrivare durante il negoziato per lo sganciamento da Bruxelles in caso di «assalto alla diligenza» per assicurarsi la residenza prima del divorzio.