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    JE SUIS COCORICO’ - TELECAMERE, ALCOLTEST E DIVIETO DI INGRESSO PER I MINORI: LA DISCOTECA DI RICCIONE RIAPRE PIU’ BLINDATA CHE MAI - I CONTROLLI NON TENGONO LONTANI GLI SPACCIATORI: UN ARRESTO PER COCAINA FUORI DAL LOCALE


     
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    1. IL NUOVO COCORICÒ NON FERMA GLI SPACCIATORI

    Stefano Pezzini per “la Stampa”

    COCORICO COCORICO

     

    Un arresto nella serata di riapertura del Cocoricò a Riccione: i carabinieri della Compagnia di Riccione hanno fermato per un controllo un trentenne di Foggia, già noto alle forze dell' ordine, mentre cercava di sbarazzarsi di cinque dosi di cocaina mentre usciva dal locale.
     

    Nell' albergo dove ha trovato alloggio in questi giorni, i militari hanno inoltre trovato 10 dosi di Mdma e 10 di marijuana, oltre a un bilancino di precisione e diversi soldi in contanti ritenuti provento dello spaccio. Al termine degli accertamenti l' uomo è stato arrestato.

     

    Il Cocoricò ha riaperto sabato sera con nuove regole dopo uno stop di quattro mesi imposto dalla questura dopo la morte di un sedicenne per overdose di ecstasy.

     

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    Prima novità, già annunciata nei giorni scorsi, il divieto di ingresso per i minori di 18 anni. I controlli sono stati rigidissimi e il personale all' ingresso è stato irremovibile: documento di identità alla mano o si resta fuori. Qualcuno ieri sera ha già avuto dimostrazione che non ci sono margini di manovra.
     

    Due ragazze arrivate a Riccione in treno per la serata Tunga, programmata per l' inaugurazione, non avevano con sé la carta di identità e i buttafuori non hanno voluto sentire ragioni: «Spiacenti sono le regole». Si torna a casa. Stessa sorte per una ragazza che, pur avendo la tessera universitaria e la tessera sanitaria, è stata costretta a fare dietrofront.

     

    Altra novità, già consuetudine nella maggior parte dei locali all' estero, il divieto di rientrare una volta usciti. O meglio: chi vuole rientrare deve pagare nuovamente il biglietto per intero. È stato dunque abolito il sistema del `timbro´ sulla mano che consentiva di uscire e poi rientrare.

     

    «Questo - ha spiegato il direttore Mauro Bianchi - per evitare il nomadismo da e per il parcheggio dove qualcuno potrebbe andare per bere o assumere stupefacenti». E proprio i parcheggi sono stati fra l' altro transennati e illuminati a giorno.
     

    FABRIZIO DE MEIS COCORICO FABRIZIO DE MEIS COCORICO

    Vietato naturalmente entrare con bottiglie di alcolici. Qualcuno ci ha provato, ma è stato subito intercettato prima della selezione all' ingresso e le bottiglie sono state sequestrate.
    Nuove anche le due ampie aree relax fuori dalla «piramide». Il tutto vigilato, dentro e fuori, da 68 telecamere ad alta definizione.

     

    «Non è un Cocoricò blindato ma controllato - precisa Bianchi -. Come abbiamo sempre fatto, cerchiamo di rendere il divertimento sicuro. Non ci siamo certo svegliati oggi.

    Manteniamo rapporti stretti con questura e carabinieri e segnaliamo persone sospette. Più teniamo fuori i malintenzionati, meglio è.

     

    Ci prendiamo le nostre responsabilità come prima della tragedia di questa estate». Prossimo banco di prova già stasera con la classica serata «Cocco». Verrà proiettato il filmato di sensibilizzazione contro l' uso di droghe.

     

    2. TELECAMERE E ALCOLTEST LA FESTA NORMALIZZATA DEL NUOVO COCORICÒ

    Emilio Marrese per “la Repubblica”

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    La donna gatto, a braccetto del suo Batman, spunta nella nebbia dal parcheggio verso le due e mezza caracollando sui tacchi nel ghiaino. Completamente foderata di latex — lei solo gli occhi fuori dalla maschera nera da Catwoman — la surreale coppia bondage si avvia felliniana all’ingresso. Dev’esser loro mancato molto il “Cocco” in questi lunghi quattro mesi di chiusura.

     

    Una penitenza finita sabato sera, quando la più famosa delle discoteche italiane ha potuto riaprire i cancelli dopo lo stop imposto in seguito alla morte per overdose di ecstasy del sedicenne umbro Lamberto Lucaccioni. Una bella stretta ai bulloni e si riparte. Con l’arresto di uno spacciatore foggiano all’uscita.

     

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    «Su le mani su le mani: casa dolce casa!» strepita il deejay dal palco del Cocoricò a mezzanotte, quando il tempio ha riaperto già da un’oretta, in anticipo sulle abitudini. E via alla tempesta di selfie. Sotto la famosa piramide bianca della pista centrale saranno oltre un migliaio per la prima notte di quiete, si far per dire: sono per lo più under 30, ma comunque maggiorenni perché adesso l’ingresso è vietato ai minori di 18.

     

    Tanta gente, non tantissima, meno del solito. Lo notano immediatamente i clienti più affezionati: «Pochi, pochi… Vengo qui da una vita e per la prima volta ho trovato posto nel parcheggio davanti all’entrata» dice una ragazza del luogo.

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    Si tratta in realtà di una specie di prova generale in vista della “vera” riapertura di stasera, quando in programma c’è una serata di quelle a base di techno e house, originale specialità della casa, che hanno reso celebre in tutt’Europa la discoteca riccionese. Il popolo del Cocco s’è dato appuntamento a stanotte. Sabato era invece in cartellone il Tunga show, anche quello un appuntamento periodico ma più commerciale, come scelta musicale, che attrae un pubblico diverso.

     

    Se davanti alla console si dimenano ballerini di tre o quattro sessi differenti, non è facile distinguere, in pista c’è una folla molto eterogenea, “normale” verrebbe da dire. Ragazzi che incontri la mattina sulla corriera o a un qualsiasi concerto. Non c’è puzza di zolfo e perdizione, semmai più di ascella e ormone inquieto.

     

    «Serata da turisti» mormora uno che la sa lunga. Lo show è una roba tra Village People, Gay Pride e carnevale in parrocchia: gladiatori, cleopatre, aladini, kilt, cowboy, zarine, oba oba, rasta, indiane, toreri, platinette assortite e anche un corpulento trans addobbato da regina Elisabetta.

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    Lo spettacolo viene definito lgtb e gay friendly, ma non è molto più trasgressivo e trash di una prima serata di Raiuno e il pubblico in sala è perlopiù etero. Chi si aspetta o immagina una bolgia dantesca di perversione e lussuria chimica ha sbagliato indirizzo. Almeno per stasera, giacché la sala brulica di agenti in borghese (riconoscibili come una cabina telefonica nel deserto), giornalisti, fotografi e troupe televisive.

     

    «È stata un gran cagata chiudere» grida felice una ragazza al microfono di Sky. Non è aria, non ancora, forse mai più, chissà. Non è che il problema della droga e dello sballo sia bell’e che risolto, stai fresco, tant’è che all’uscita i carabinieri hanno poi beccato un trentenne pregiudicato foggiano che cercava di liberarsi di cinque dosi di cocaina, e l’hanno arrestato dopo aver trovato un po’ di altro nella sua stanza d’albergo.

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    Ma di facce sconvolte se ne incrociano, in giro, davvero in percentuale irrilevante. C’è anche un angolo di milf sfrenate, in un mini-privé con affaccio sulla pista, e ogni tanto fanno ciao con la manina ai figli là sotto nella calca.

     

    Le misure di sicurezza, dunque, sono aumentate, come d’accordo con la questura riminese che aveva sancito la chiusura. Un danno, quantifica il manager Fabrizio De Meis, intorno ai due milioni. Già cento metri oltre l’uscita dell’autostrada i posti di blocco ti accolgono con l’etilometro e i cani antidroga tra lampeggianti nella foschia che fanno molto Quantico.

     

    Poi arrivi alla collina e la trovi completamente presidiata: le vie dello sballo sono sbarrate, d’ora in poi si accede solo da un unico ingresso. Il parcheggio è altrettanto recintato, altra novità. I controlli sono inflessibili, e ci mancherebbe il contrario: senza un documento con foto, non si entra. Chi esibisce tessere sanitarie o libretti universitari viene respinto. Uno ci prova sventolando le chiavi dell’auto: «Se guido, avrò ben diciott’anni? ».

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    Niente da fare. Un altro si presenta con una bottiglia di vino sottobraccio: «Oh ma allora non hai capito…». Gli uomini della security sono una cinquantina. «Fosse sempre così tranquillo ci farei la firma» dice uno strappabiglietti. I ragazzi entrano nel gelo di dicembre seminudi, in t-shirt, canottiera e mini, perché se lasci il giubbotto in auto ti risparmi fila e soldi al guardaroba. Ma, altra novità, una volta entrati dentro si esce solo per tornare a casa.

     

    Abolito il classico timbro sulla mano, forse prima discoteca italiana a farlo. Niente dentro e fuori per evitare strani andirivieni col parcheggio. Le pasticche o le bustine certo puoi tenerle in tasca, d’accordo, ma se vuoi sbronzarti è molto più complicato senza poter fare rifornimento nel bagagliaio della tua auto trasformato in cantina: uno shortino al bar costa 12 euro, per ubriacarsi ci vuole un mutuo.

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    L’impianto di sorveglianza è stato potenziato: adesso, garantiscono i gestori, sono attive 68 telecamere tutte digitali, con la possibilità anche di zoomare dalla cabina di regia interna, naturalmente aperta alla polizia. Il Cocoricò ha proposto di introdurre il Daspo per le discoteche come per lo stadio, non sembra un’idea malvagia.

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    C’è anche uno spazio esterno, con funghi e divani semicoperto, per rinfrescare i neuroni: è l’area di “decantazione”, ma escono soprattutto per fumare. Anche se, e questa è l’unica trasgressione visibile, dentro chi vuole fuma indisturbato. Chissà poi se Catwoman s’è divertita.

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