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    IL BIS-CONTE DIMEZZATO – DOPO IL FLASH DI DAGOSPIA ANCHE I GIORNALI SCRIVONO DEL FASTIDIO DI RENZI NEL VEDERE CHE L'AVVOCATO DI PADRE PIO (TUTTO) STA PER SUPERARLO PER NUMERO DI GIORNI A PALAZZO CHIGI. SARÀ (ANCHE) PER QUESTO CHE HA STACCATO LA SPINA? – "QUANDO ERA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO OGNI TANTO CONSULTAVA LA CLASSIFICA DI WIKIPEDIA. CI SCHERZAVA SU. IERI HO SUPERATO SPADOLINI, DOMANI SUPERO D'ALEMA" - LA TRISTE PARABOLA DEL CONTE BIS, NATO PER NON DARE I PIENI POTERI A SALVINI E FINITO PERCHÉ I PIENI POTERI SE LI È PRESI CONTE


     
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    NON È CHE RENZI HA APERTO LA CRISI SOLO PERCHÉ NON VUOLE FARSI SUPERARE DA CONTE NELLA DURATA DELL’INCARICO?  – “GIUSEPPI” È PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DA 957 GIORNI, MATTEUCCIO È STATO A PALAZZO CHIGI 1024 GIORNI. MANCANO POCO PIÙ DI DUE MESI AL SORPASSO (DAGOSPIA DI IERI)

    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/tweet-flash-ndash-non-che-renzi-ha-aperto-crisi-solo-257997.htm

     

     

    Fabio Martini per "La Stampa"

     

    MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

    Ora che la crisi è quasi aperta un alto funzionario di Palazzo Chigi molto addentro alle vicende piccole e grandi dei governi svela un aneddoto curioso: «Quando Matteo Renzi era qui come presidente del Consiglio, ogni tanto consultava la classifica di Wikipedia che misura quanto tempo siano stati complessivamente al governo i principali leader italiani, sommando i diversi mandati.

     

    Ci scherzava su: ieri ho superato Spadolini, domani supero D' Alema». Impossibile azzardare se quella classifica abbia pesato sia pure come fugace suggestione nelle determinazioni di Matteo Renzi, ma anche escludendo questa ipotesi, Giuseppe Conte è - o meglio sarebbe - ad un passo dal sorpasso del suo rivale: ancora 77 giorni e l'Avvocato del popolo potrebbe superare Matteo Renzi, a quel punto collocandosi addirittura al decimo posto della "hit parade" dei premier più longevi nella storia della Repubblica.

     

    renzi conte renzi conte

    Sino a ieri sera il "Conte 2" è durato 496 giorni, durante i quali il governo ha preso decisioni di un peso politico senza precedenti, sia pure per effetto di una pandemia che in 11 mesi si è portata via 80.326 morti.

     

    Ebbene, tra il marzo del 2020 e il gennaio del 2021 il sessantaseiesimo governo della storia della Repubblica italiana ha disposto il primo e più prolungato lockdown tra tutti i Paesi Occidentali; si è indebitato come nessun altro governo aveva fatto prima, arrivando a sfiorare il tetto del 160% del Pil; ha trasformato un atto amministrativo come il Dpcm nel principale strumento di governo della pandemia.

     

    Zinga di Maio Conte Renzi Zinga di Maio Conte Renzi

    E anche sul piano dei rapporti tra capo del governo e opinione pubblica, mai era accaduto nella storia della Repubblica che un presidente del Consiglio comparisse a reti unificate tv tanto spesso: in particolare, subito dopo il primo annuncio (4 marzo) Giuseppe Conte è comparso in televisione e su Facebook per undici volte in un mese. Un record europeo.

     

    Politicamente parlando, tutto era iniziato il 5 settembre 2019, quando avevano giurato i ventidue ministri del governo quadripartito: Cinque stelle, Pd, Leu, Italia viva. Non era stata necessaria la cerimonia dello scambio della campanella perché Conte era succeduto a sé stesso: a un governo Cinque stelle-Lega andato in fumo dopo un fiammeggiante discorso di Matteo Salvini al Senato.

     

    renzi mejo dello sciamano di washington renzi mejo dello sciamano di washington

    In quella convulsa estate del 2019 il più lesto a proporre la nuova alleanza tra nemici come Pd e Cinque stelle era stato Matteo Renzi, che proprio ieri sera ha annunciato le dimissioni delle "sue" ministre.

     

    Con uno scambio politico poco reclamizzato ma significativo: i Cinque stelle incassavano il mantenimento di leggi e determinazioni del "Conte 1", a suo tempo contestate dal Pd (quota 100, reddito di cittadinanza, referendum per la riduzione dei parlamentari), mentre il Partito democratico otteneva un'inversione di rotta nei rapporti con l'Europa.

     

    GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

    E proprio la svolta europeista ha finito per rivelarsi la scelta più fortemente identitaria del "Conte 2", quella che lo ha caratterizzato di più. Nel patto non scritto di maggioranza, stipulato a fine agosto, era infatti compresa la nomina a Commissario europeo dell'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, cioè di colui che in Italia vanta il miglior rapporto politico e personale con Angela Merkel. Una scelta voluta (sia pure col consueto understatement) dal leader del Pd Nicola Zingaretti e sostenuta dal Capo dello Stato.

     

    GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI

    Una scelta, quella di Gentiloni, che si sarebbe rivelata decisiva nel passaggio più gratificante per l'Italia: quando i capi di governo europei hanno preso una doppia decisione storica. Il 21 luglio 2020 il Consiglio europeo ha chiuso l'accordo sul Recovery Fund da 750 miliardi e all'Italia è attribuita (molto significativamente) la fetta più consistente: 81 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti.

     

    roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte

    Certo, molti sono stati i passaggi politicamente significativi del "Conte 2": il referendum del 21 settembre scorso per il taglio dei parlamentari con la posizione "contronatura" del Pd, che ha contribuito alla vittoria del "Sì" al 69,6%. Il comizio collettivo (Conte, Zingaretti, Di Maio, Speranza) a Narni alle Regionali umbre, finite male. Il faticoso contrasto al voto di sfiducia al Guardasigilli Alfonso Bonafede.

     

    MATTEO RENZI COME UN ASSALTATORE DEL CONGRESSO USA MATTEO RENZI COME UN ASSALTATORE DEL CONGRESSO USA

    Anche se le decisioni più difficili e impegnative sono state assunte durante l'emergenza-Covid. A cominciare dalla prima e più silenziosa, assunta da Conte: "cogestire" con le Regioni, rinunciando all'attuazione degli articoli 117 e 120 della Costituzione, che attribuiscono allo Stato la competenza esclusiva in materia di profilassi internazionale e riservano al governo il compito di sostituirsi agli organi regionali laddove lo esiga la tutela della incolumità e della sicurezza pubblica. Una "cogestione" che ha consentito un "governo" più democratico dell'epidemia ma anche una distribuzione delle responsabilità.

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