1. "NON È UN ACCORDO STORICO MA UNA RESA E BASTERÀ UN RICORSO A BLOCCARE TUTTO"
Estratto dell’articolo di Carlo Bertini per “La Stampa”
L ACCORDO ITALIA - ALBANIA VISTO DA ELLEKAPPA
[…] Graziano Delrio […] . […] A Bruxelles sollevano già dubbi sulla legittimità internazionale della procedura.
«Il confine giuridico della praticabilità pare molto sottile. Gli inglesi ci hanno provato con un accordo simile con il Ruanda, ma la suprema corte ne ha impedito l'applicazione. Quindi potrebbe rivelarsi una misura di propaganda: basterà un ricorso e una pronuncia di un tribunale italiano per bloccare tutto. Sarebbe utile concentrarsi sulla modifica degli accordi di Dublino e su una legge che consenta ingressi regolari e fermare gli irregolari».
Viene tradito il diritto di asilo spostando persone in un paese extra Ue senza garanzie sui loro diritti?
«Io consiglierei di non fare proclami di entusiasmo, questo annuncio rischia di essere una bolla di sapone che non reggerà da un punto di vista giuridico. Poiché quando si sale su una nave italiana, si sale sul territorio italiano e portare i migranti in un altro stato potrebbe tradursi in respingimento. La gestione dei ricorsi e del personale, porteranno costi ulteriori. Stiamo aumentando i costi invece che studiare il modo di rendere queste procedure meno onerose e più accelerate. E sarebbe importante non arrendersi». […]
2. STRUTTURA DA TREMILA POSTI ENTRO 6 MESI
graziano delrio
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
La gestione del Cpr in terra di Albania non ha precedenti. E il governo quanto prima dovrà portare in Parlamento un disegno di legge per normare tutti gli aspetti di questa inedita gestione all'estero delle richieste di asilo internazionale e dei richiedenti.
Da quel che si capisce, il meccanismo albanese sarà il duplicato di quel che c'è a Pozzallo: un molo dedicato, dove far attraccare le navi e dove i migranti vengono identificati e fotosegnalati dalla polizia (in Albania sarà il porticciolo di Shengjin, poco a nord di Durazzo); poi una specie di carcere che chiamano "Centro di detenzione".
edi rama giorgia meloni
In Albania accoglieranno fino a 3000 migranti contemporaneamente, nell'area di Gjader, una ex base dell'aeronautica. Un luogo inaccessibile, nascosto tra le montagne, dove fuggire più che impossibile sarebbe inutile.
Lì ci sarà in trasferta un congruo numero di poliziotti e funzionari delle commissioni territoriali che esaminano le richieste di asilo e probabilmente anche magistrati per esaminare i ricorsi. Come a Pozzallo, anche per chi finirà in Albania è previsto un trattenimento massimo di 28 giorni. Nel gergo, lo si definisce «procedura accelerata di frontiera». Significa che gli Stati dell'Ue hanno la potestà di trattenere per qualche settimana un richiedente asilo. Nel frattempo esaminano la sua richiesta e se respinta, lo possono riportare indietro.
edi rama giorgia meloni
Così è il decreto Cutro, entrato in vigore a inizio ottobre, che non sta avendo navigazione facile. Dice Gianfranco Schiavone, legale dell'associazione studi giuridici sull'immigrazione: «Questa "procedura accelerata di frontiera" è stata giudicata già illegittima da diversi tribunali. Ed era un trattenimento che noi consideriamo illegittimo, ma almeno su suolo italiano. Qui addirittura si va fuori dal territorio nazionale. Una sorta di "Guantanamo" italiana. E chi garantirà i diritti delle persone trattenute illecitamente? Chi gli fornirà assistenza giuridica per un eventuale ricorso giurisdizionale?». […] E dopo i 28 giorni, che succede? Certo non possono restare in Albania.
meloni migranti
3. IN ALBANIA SOLO UOMINI MAGGIORENNI TUTTE LE FALLE DELL’ACCORDO CON TIRANA
Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
Sbarchi selettivi, respingimenti in un Paese terzo, trattenimenti arbitrari, garanzie e diritti negati. L’accordo bilaterale con l’Albania […] appare come una mostruosità giuridica che viola norme italiane e convenzioni internazionali facendo perno su una sorta di extraterritorialità di fatto non prevista da nessuna legge. Un accordo che, tanto per cominciare, dovrebbe essere ratificato dal Parlamento. Fermo restando che diritto internazionale e Costituzione restano sovraordinati.
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A farne le spese sarebbero i migranti salvati da motovedette della Guardia costiera o della Finanza, navi militari italiane a cui potrà essere ordinato di sbarcare direttamente nel porto albanese di Shengjin. Non quelli soccorsi dalle Ong che il Viminale continuerà a spedire nei porti italiani più lontani possibile.
[…] I più a rischio saranno i migranti soccorsi dai mezzi italiani sulla rotta turca o in arrivo dalla Libia sulle coste ioniche. Facile immaginare che essendo le zone più vicine all’altra costa dell’Adriatico saranno quelle le navi a cui verrà dato l’ordine di dirigere verso l’Albania. Senza passare dall’Italia, senza alcuna preventiva identificazione. Una forma di respingimento – secondo i giudici che si occupano di immigrazione – visto che l’Albania è un Paese terzo ( per altro non europeo) e che qualsiasi forma di extraterritorialità non è prevista da alcuna normativa. In altre parole, perché l’Italia possa esercitare la sua giurisdizione lì, l’Albania dovrebbe cedere un pezzo del suo territorio.
Chi potrà finire in Albania
meloni e salvini belve vignetta by rolli per il giornalone la stampa
Solo uomini e maggiorenni. Bambini, donne e persone con vulnerabilità non saranno fatti scendere su suolo albanese, rimarranno sulle navi italiane che li porteranno comunque in Italia. Ritorna dunque il concetto di sbarco selettivo, concepito un anno fa dal ministro Piantedosi in occasione di un soccorso della Ong tedesca Humanity 1 e subito bocciato dai giudici.
La selezione verrà fatta direttamente a bordo. Indipendentemente dalla loro nazionalità, gli uomini potranno essere portati in Albania e lì, in un centro realizzato e gestito dall’Italia, potranno chiedere asilo. Ma il solo fatto che questo trattamento venga riservato agli uomini maggiorenni rende evidente che l’Italia non intende garantire loro i diritti previsti per tutti i richiedenti asilo.
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[…] L’idea del governo, ovviamente, è quella di trattenere nel centro che verrà realizzato a spese dell’Italia, controllato da forze dell’ordine italiane e gestito non si sa bene da chi, i richiedenti asilo. Ma il trattenimento deve essere disposto da un questore italiano […] e confermato da un giudice italiano entro 48 ore. Ma quale giudice e sulla base di cosa dovrebbe valutare il trattenimento dei migranti? La deroga alla competenza non è prevista da alcuna norma e la giurisdizione degli Stati è regolata dalle convenzioni internazionali, appunto sovraordinate al diritto nazionale.
[…] La decisione spetta ad una commissione territoriale italiana, dopo l’audizione del migrante. Ma quale e dove? Il progetto prevede il trasferimento di una commissione in territorio albanese? E il diritto alla difesa e l’eventuale ricorso al giudice italiano contro un eventuale diniego come potrebbe mai essere garantito? […]
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