Conferenza finita. #DeRossi ringrazia e bacia uno a uno tutti i compagni: "Grazie per essere venuti qui". pic.twitter.com/N6YRjhYX4h
— il Romanista (@ilRomanistaweb) 14 maggio 2019
Massimo Cecchini per gazzetta.it
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Non credeteci. Tutti quei giocatori che indossano la maglia con la scritta "De Rossi" e il simbolo dell'infinito non raccontano la verità. La storia fra Daniele De Rossi e la Roma per ora termina qui. Non senza dolore. E col capitano giallorosso che - voglioso di giocare ancora - non chiude esplicitamente neppure la porta a soluzioni italiane e non alle, più probabili, statunitensi.
Davanti a lui c'è tutta la squadra, Totti è sulla porta, Ranieri non c'è, a fianco a De Rossi il ceo Guido Fienga, a cui spetta l'onere della prima comunicazione. "Mi sono incontrato con Daniele e comunicato la decisione della società di non rinnovare il contratto come calciatore per l’anno prossimo. Abbiamo parlato a lungo e ho espresso a Daniele la volontà e il desiderio di averlo nell’organico della società per continuare la sua carriera all’interno della Roma nel percorso che lui deciderà.
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Personalmente, e per certi versi quasi egoisticamente, ho sperato e ancora lo faccio che Daniele voglia accogliere l’idea di starmi accanto perché mai come in questo momento mi avrebbe fatto comodo avere un vice come lui nel valutare le situazioni e prendere le decisioni in un contesto nel quale l’azienda si è resa conto di dover cambiare e correggere una serie di scelte fatte nel recente passato, per consentirci di ripartire. Sono convinto che questo tipo di disponibilità Daniele la coglierà quando lo riterrà opportuno anche perché per lui questa proposta è sempre valida, per la Roma e per il management della Roma. Quando deciderà di accogliere questa nostra proposta, riusciamo addirittura ad accelerare lo sviluppo dei progetti che abbiamo intenzione di sviluppare. Daniele ha espresso altre idee ma non voglio entrare nel merito perché sono idee che rispettiamo come lui rispetta le nostre"
VANTO DI OSTIA DANIELE DE ROSSI MURALES
COMMOSSO
Tocca a Daniele, con gli occhi lucidi, che è un fiume in piena che proviamo a sintetizzare. "Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa in più nella mia bacheca ma la bacchetta non ce l’ha nessuno. Sono sereno per questa scelta poi nel corso di questi anni qualche errore è stato commesso, ma sarebbe stato impossibile il contrario. Ci sono stati tre o quattro anni in cui ho avuto l’opportunità di andare in squadre che si ipotizzava potessero vincere più della Roma, ci siamo scelti a vicenda ed oggi sarebbe un dramma se uno dei due avesse preferito fare altro, vincere di più piuttosto che rimanere a vita con questi coloro. Loro potrebbero dire “che ci facciamo con De Rossi, poteva venire Iniesta e vincevamo di più” (ride ndr). Lo stato attuale delle cose vede un grande amore, che penso continuerà sotto forme diverse. Non escludo che nei prossimi anni mi vedranno intrufolato con panino e birra in qualche settore ospiti a tifare i miei amici".
IL FUTURO
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totti alla conferenza di addio di de rossi
E allora spazio a pillole di futuro. "Io ho sempre detto che potrebbe piacermi fare l’allenatore, ho questa sensazione, potrebbe piacermi studiare per farlo e imparare questo lavoro. Il dirigente non mi attira particolarmente a 360 gradi, ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. La sensazione, anche guardando chi mi ha preceduto - e giuro non lo faccio con polemica - è che ancora si possa incidere poco, si possa mettere poco in un ambiente che conosciamo bene. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco, spero che prenda più potere possibile, ed un giorno se cambierò totalmente idea lo raggiungerò. Quello che ha detto l’amministratore delegato è vero che mi accoglieranno a braccia aperte, ma la sensazione adesso è che mi piacerebbe fare un lavoro che vorrei fare. Prima devo studiare. E’ un percorso lungo e devo impararlo. Comunque il romanismo è importante ed è in mani salde. Lorenzo e Alessandro possono continuare l’eredità, non devono scimmiottare me e Francesco. Cristante non è romanista, ma dà l’anima in campo. La Roma ha bisogno di professionisti, poi se sono romanisti abbiamo fatto bingo. Bisogna fare una squadra ed è lo stato del nostro mercato".
de rossi kolarov
NON È UN PROBLEMA ECONOMICO
Riprende poi a parlare Fienga. "Non poteva essere presa una decisione di conferma, perché non ci sono le basi tecniche. Non è un problema economico. Si può impostare un programma e c’è consapevolezza degli errori commessi e che vanno sistemati. Ho spiegato a Daniele che la società non poteva considerarlo più come calciatore, ma lo riteniamo pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda. E’ dirigente da un bel pezzo, lui non vuole dirlo e vuole giocare a pallone, ma è pronto ad assumersi tante responsabilità. E’ il motivo per cui l’ho invitato a seguire questo, ma anche ad aspettare scelte di allenatori. E’ in grado di aiutarmi e magari sostituirmi un domani. E’ stato un discorso condizionato dagli avvicendamenti dell’anno.
francesca costa foto de rossi e totti
Le mosse sono prese da considerazioni che fa l’azienda. Oltre ad esserci un apprezzamento per quello che ha fatto, ma non devo dirlo io, c’è anche per la maturità ed il supporto che ha dato. Abbiamo apprezzato come Daniele ha trattato la nostra offerta, ma ha dimostrato che ha la maturità per farlo. Quando deciderà un’altra casacca e di aiutare a sviluppare la squadra che conosce meglio di tutti, siamo convinti che ci sarà d’aiuto". De Rossi però adesso ha intesta solo il presente, quello più amaro. "Mi sono preparato mentalmente senza immaginare quando ci sarebbe stato. Non ho rancore nei confronti di nessuno, parlerò col presidente un giorno e con Franco Baldini. Mi immaginavo zoppo con i cerotti e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo e vado avanti. Io ad un giocatore come me l’avrei rinnovato il contratto, potevo dare a livello tecnico, quando ho giocato ho fatto bene, nello spogliatoio risolvo problemi. Se fossi un bravo dirigente mi sarei rinnovato, lo metti in preventivo però, non puoi farci nulla".
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OCCASIONI MANCATE
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Davanti agli occhi di De Rossi scorre una carriera, in cui a Roma sono mancate vittorie importanti. E lui allora chiosa: "Un piccolo dispiacere che ho negli anni è che tante volte ho avuto la sensazione che la squadra diventasse molto forte, molto vicina a quelli che vincevano e poi faceva un passo indietro. Sono leggi del mercato: alcuni possono permettersi una macchina ed altri macchine diverse. Non posso farne una colpa, non entro nei numeri, spero che la Roma con lo stadio possa diventare forte. Tanti giocatori sono andati via e dopo due messi mi hanno chiamato chiedendomi di tornare.
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La gente si abitua ad altri posto, ma qui si sta bene, è una piazza calda per fare calcio e bisognerebbe fare un passo in più. Non stiamo togliendo i giocatori dalle macerie, sono forti e c’è futuro. Si dovrà sbagliare il meno possibile. Non c’è stato un colloquio, ne ho parlato un paio di volte con Monchi e mi ha rassicurato. Io la sensazione ce l’ho sempre avuta. L’ultima volta ho firmato due anni di contratto il giorno dopo che ha smesso Francesco. Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò trovare una squadra"
LA GARA CHE CAMBIEREBBE
DE ROSSI GUIDA LA SQUADRA SOTTO IL SETTORE OSPITI
E a chi gli chiede se escludesse l'Italia, replica: "Devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo". I titoli di coda sono riservati a Liverpool-Roma dell'anno scorso ("la partita che vorrei cambiare") e ai rivali sul campo ("li ringrazio, il calcio è contrapposizione, un po’ di tifo ed ignoranza. Sono contento di aver avuto nemici, mi hanno fatto sentire vivo"). Poi abbraccia uno ad uno tutti i compagni, con gli occhi lucidi. Stavolta è davvero finita. O forse no. Perché Daniele De Rossi e la Roma, qualunque strada prenderanno, non si separeranno mai davvero.
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