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    IL PROVVEDIMENTO CON CUI L’AGENZIA DELL’ENTRATE VUOLE STANARE I FURBETTI CON LA RESIDENZA ALL’ESTERO SI UNISCE ALL’ACCORDO OPERATIVO, RESO UFFICIALE, CON IL PRINCIPATO DI MONACO - SONO DUE “PIZZINI” RIVOLTI AI PARAGURU CHE NON HANNO ADERITO ALLA VOLUNTARY DISCLOSURE DEL 2015 E CHE HANNO PATRIMONI NASCOSTI ALL’ESTERO


     
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    1 - CAPITALI ALL' ESTERO, IL FISCO ALL' ATTACCO

    Giovanni Parente per il “Sole 24 Ore”

     

    GLI ITALIANI RESIDENTI ALL ESTERO GLI ITALIANI RESIDENTI ALL ESTERO

    Nell' articolato mosaico della lotta all' evasione alla fine tutto si lega. Così a scorrere il provvedimento con cui l' agenzia delle Entrate ha stilato l' elenco di tutti i fattori di rischio per arrivare a mettere sotto controllo chi fa finta di vivere all' estero ma, in realtà, se ne resta in Italia sfruttando solo la tassazione più vantaggiosa oltreconfine, si intravede come un assist arrivi anche dallo spesometro.

     

    Per la partenza della campagna di controlli sulle finte residenze all' estero l'amministrazione finanziaria ha annoverato come indicatore anche le operazioni rilevanti sotto il versante Iva. Detto in altre parole tutte fatture emesse o ricevute, quelle che vengono comunicate appunto con lo spesometro.

     

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    Una comunicazione che da quest'anno subisce un restyling notevole visto che, almeno stando alle leggi ora in vigore (e appena ritoccate dalla conversione del decreto Milleproroghe), sarà più frequente visto che diventa semestrale con la prospettiva di diventare trimestrale, sempre che non intervengano modifiche. E il restyling è stato previsto proprio nel decreto fiscale che, oltre a riaprire la voluntary disclosure, ha previsto a carico dei Comuni l' obbligo di comunicare alle Entrate i dati di chi ha richiesto l' iscrizione all' Anagrafe degli italiani residenti all' estero (Aire) a partire dal 1° gennaio 2010.

     

    In pratica, un flusso informativo (per i quali il provvedimento diffuso ieri fissa la fase operativa transitoria in attesa del completamento all' Anagrafe nazionale della popolazione residente) che sarà la base di una piramide rovesciata con cui arrivare a stanare i finti emigrati. Una base da cui si procederà con successive scremature con un applicativo informatico su misura chiamato Sonore.

     

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    Prima di tutto attraverso una serie di "spie" ricavate dai dati già presenti in Anagrafe tributaria: movimenti di capitale da e verso l' estero trasmessi da banche e intermediari finanziari, atti del registro, utenze domestiche (elettricità, acqua, gas e telefono) attive in Italia, cariche sociali, versamenti di contributi per colf e badanti. A questi si aggiungono indicatori un po' più a carattere fiscale, come le informazioni trasmesse da datori di lavoro o enti previdenziali sui redditi percepiti e quelli sulle operazioni Iva effettuate.

     

    Due tracce evidenti che i contribuenti, in realtà, sono pienamente operativi nel nostro Paese. E qui si arriva a una seconda fase della "scrematura" perché la messa a punto delle liste selettive dei soggetti da controllare prevede il ricorso ad altri strumenti informativi: interni ed esterni.

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    Quelli interni riguardano l' archiviazione della mole di dati acquisiti attraverso la prima voluntary disclosure. La circolare sui controlli dello scorso anno (la 16/E/2015) aveva, infatti, messo nero su bianco come la gestione delle pratiche di adesione doveva diventare un' occasione per costituire un database da utilizzare in futuri controlli attraverso l' analisi e la rilevazione statistica delle «condotte evasive più diffuse (soprattutto quelle che prevedono l' allocazione all' estero di risorse e investimenti) e di profilazione di fenomeni ad alta pericolosità fiscale».

    Ecco che quindi non esser presente in quell' archivio perché non è stata sfruttata l' opportunità di regolarizzare i capitali detenuti illecitamente all' estero può trasformarsi in un alert per l' agenzia delle Entrate.

     

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    Quelli esterni sono, invece, le informazioni provenienti dalle amministrazioni finanziarie straniere sulla base delle direttive europee (e anche nel Ddl di delegazione europea esaminato ieri in Consiglio dei ministri si fa un ulteriore passo avanti in questa direzione) o degli accordi internazionali. Ormai anche a livello extraUe il cerchio si sta sempre più chiudendo, perché sono 57 i Paesi che si sono già impegnati a scambiare informazioni secondo gli standard definiti globalmente e si arriverà a 100 dal 2018. Senza dimenticare poi l' accordo Fatca con gli Stati Uniti relativo ai dati finanziari.

     

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    In questo modo, se non sarà proprio sicuro, sarà molto probabile che chi non ha fatto la voluntary «1.0» e risiede formalmente in uno Stato black list finirà nella lista selettiva. Un deterrente in più per prendere al volo il secondo treno (attualmente in corso) del rientro dei capitali.

     

    2 - UN PIANO IN DUE MOSSE PER SPINGERE LA VOLUNTARY

    Alessandro Galimberti per il “Sole 24 Ore”

     

    Nel giorno in cui l' agenzia delle Entrate formalizza le procedure per le liste selettive dei contribuenti che hanno spostato la residenza all' estero negli ultimi sette anni - prime destinazioni di "interpello" saranno la Svizzera e il Principato di Monaco - la Gazzetta Ufficiale ufficializza l' operatività dell' Accordo con Monaco. Due segnali rivolti a quei contribuenti che non hanno aderito alla voluntary del 2015 e che hanno patrimoni nascosti all' estero.

     

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    I due fatti accaduti ieri sono indizi che, se non fanno una prova, certamente sono ispirati dalla medesima finalità, quella di "incentivare" il difficile decollo della nuova emersione dei capitali varata a fine ottobre, recepita nella legge di bilancio e attiva fino al 31 luglio. Il trattato con Monaco - che come quello con la Svizzera e il Liechtenstein ha dimezzato le annualità accertabili, cioè punibili, ai fini del rientro - consentirà all' Agenzia di far viaggiare su un binario prioritario le liste/rogatorie "di gruppo" dei cittadini italiani che presentano indici di anomalia, a cominciare proprio dal recente trasferimento (fittizio?) di residenza nei dintorni della rocca dei Grimaldi. È chiaro che l' accesso "spontaneo" alla nuova sanatoria toglierebbe d' impaccio tutti i contribuenti che avevano "dimenticato" di regolarizzarsi con la prima Vd contando su una fittizia residenza all' estero.

     

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    Intanto, la Vd 2.0 sta scontando una partenza oltremodo difficile, le cui ragioni sono solo in parte chiare all' amministrazione ma soprattutto agli stessi consulenti interpellati nelle ultime settimane dai potenziali candidati al rientro/emersione. Se la prima Vd del 2015 ha raggiunto obiettivi impensabili fino a pochi anni fa - 60 miliardi di emerso, stabilmente e definitivamente emerso, e 4,3 miliardi di imposte + sanzioni + interessi - la nuova campagna di disclosure avrebbe "fondamentali" non meno promettenti, considerata la stima di almeno 180 miliardi di "nero fiscale" ancora offshore e inshore calcolata da Banca d' Italia (secondo stime ufficiose sarebbero però almeno il triplo). I primi "carotaggi" permettono di formulare alcune ipotesi, sia sul versante interno (cassette di sicurezza) sia su quello estero.

     

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    Il contante, quasi inesistente nella prima Vd, sembra destinato a non emergere neppure nella seconda versione, sia per la procedure - apertura degli "scrigni" con assistenza di notaio e tanto di verbale ufficiale - sia per le conseguenze fiscali, cioè la spalmatura d' ufficio delle "ricchezze occulte" sulle dichiarazioni dei cinque anni precedenti e relativa rettifica verso l' alto delle imposte, anche di quelle già pagate.

    Più complicata l' analisi del versante estero. La prima Vd ha avuto una popolazione di "tagli" medio piccoli (solo 326 istanze superiori ai 15 milioni di euro, le più numerose quelle tra 300mila e 3 milioni: 28.689), confermando che i grandi "esterofili" si sono nascosti.

    I patrimoni più grossi inoltre, come si ipotizzava da più parti, risulterebbero schermati da processi di vera e propria ingegnerizzazione fiscale, caratterizzata da architetture complesse e da rimbalzi in una serie di paradisi fiscali, tutt' ora black list.

    AGENZIA ENTRATE AGENZIA ENTRATE

     

    Lo spacchettamento di queste strutture comporta calcoli difficili e soprattutto una valutazione complicata del versante antiriciclaggio (solo la parte fiscale infatti è scriminata dalle regole della voluntary, ma per esempio non lo sono i reati societari).

    Luci, e soprattutto ombre, che potranno diradarsi solo in prossimità dell' estate, come al solito sul filo di lana e probabilmente come d' abitudine invocando l' immancabile proroga.

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