Francesco Semprini per "La Stampa"
IAN BREMMER
«Washington è pronta a inviare armi più potenti a Kiev, ma limiterà la gittata delle munizioni per evitare che il conflitto sconfini in Russia. Sul piano di pace italiano, posso solo dire che al momento non ci sono condizioni per allargare il confronto tra le parti oltre il tema della sicurezza alimentare».
Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group, è reduce dal World Economic Forum di Davos dove il dossier ucraino è stato il filo conduttore della maratone di incontri e simposi».
armi ucraina
Come è andata?
«È stato il primo Forum dopo la lunga pausa legata alla pandemia, intenso, interessante, non c'erano russi e cinesi. C'era una delegazione ucraina molto folta che ha avuto l'opportunità di raccontare e ribadire il grado di devastazione causato dalla guerra. È stata l'occasione per raccontare ai leader di tutto il mondo, sia del settore pubblico che privato, come l'Ucraina si stia battendo per impedire non un cambio di leadership, ma di essere cancellata dalle cartine geografiche come Mosca sta tentando di fare. Basta vedere le migliaia di ucraini deportati in territorio russo, i crimini di guerra commessi dalle truppe di Putin. Kiev ha avuto un impatto profondo sul pubblico del Wef».
Ha avuto quindi modo di ascoltare in posa diretta il discorso di Henry Kissinger?
«Davvero inopportuno dire di fronte a persone che stanno lottando per la sopravvivenza, che per non essere cancellati dalla faccia della terra occorre cedere porzioni di territorio su cui vige la propria sovranità. Un regalo a Putin per agevolare la fine delle ostilità».
IAN BREMMER
Quello che ha detto Kissinger è stato solo inopportuno, vista la sede e il pubblico, o è sbagliato a priori?
«Ci sono persone di governo in Germania, Francia, Italia che privatamente sono d'accordo con Kissinger, ce ne sono alcuni anche nell'amministrazione Biden. Ma si tratta di posizioni che non possono essere sostenute pubblicamente specie dinanzi a quello che sta subendo l'Ucraina. Kissinger sembra ignorare che nel conflitto in corso un ruolo fondamentale è svolto dalla "info war", la guerra di informazione che ha un impatto incisivo sugli equilibri in campo. E questo è uno sbaglio. I social media non esistevano quando Kissinger era segretario di Stato e da allora ci sono stati profondi cambiamenti nella struttura di potere e nelle dinamiche politiche e militari che regolano le relazioni internazionali, la comunicazione ha oggi un ruolo ancora più strategico».
LA SITUAZIONE IN UCRAINA E LE ARMI OCCIDENTALI
Lei ha capito se Biden vuole dare le armi a gittata superiore agli ucraini?
«Washington invierà i sistemi limitando invece l'approvvigionamento di munizioni a quelle di breve raggio. E questo è assolutamente comprensibile perché gli Stati Uniti non vogliono allargare il conflitto al di là dei territori dell'Ucraina, ma puntano a chiuderlo nelle dimensioni attuali e con la Russia che restituisce i territori occupati oltre a provvedere alle spese per la ricostruzione. Gli americani sono ben lungi dal sostenere una guerra contro la Russia in Russia, un conflitto che potenzialmente potrebbe ampliarsi su geometrie di pertinenza della Nato».
Con questi armamenti i russi possono essere fermati anche in Donbass?
«Senza dubbio agevolano eventuali operazioni di risposta degli ucraini, come contrattacchi».
gli usa inviano armi in ucraina
Che cosa pensa del piano italiano per la pace che il ministro Di Maio ha consegnato al segretario General Antonio Guterres?
«Quello che possono dire è che l'unico tipo di negoziato che si sta muovendo ora è per sbloccare l'impasse sui rischi relativi alla sicurezza alimentare, al fine di riprendere le esportazioni di grano ucraino aprendo alle rotte da e verso il porto di Odessa. Non ci sono condizioni al momento per allargare il confronto ad altri ambiti».
armi ucraina
Secondo lei la Russia è seriamente disposta a cooperare sulla questione del grano?
«È complicato, ne stanno parlando direttamente con i tedeschi, con Antonio Guterres e con la Turchia. Ci sono stati dei piccoli passi in avanti, ma i russi chiedono che vengano levate delle sanzioni in cambio della riapertura dei porti e gli ucraini sono contrari. La crisi del grano non è dovuta alle sanzioni dell'Occidente ma è stata causata dall'invasione russa».
La Turchia che ruolo ha in tutto questo?
«La Turchia è alle prese con l'inflazione al 70% e probabilmente dovrà fare i conti con una crisi finanziaria entro la fine dell'anno. Ha disperato bisogno di supporto ed è quello che Erdogan sta cercando. Ankara è molto rilevante nella vicenda russo-ucraina e utilizza questo vantaggio competitivo assicurandosi un ruolo nel negoziato sul grano in ambito Onu e con le sue posizioni ostruzionistiche in ambito Nato su Svezia e Finlandia».
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Gli americani per quanto ancora sono disposti a sostenere l'Ucraina contro la Russia?
«Le sanzioni saranno permanenti quindi sino a quando i russi continueranno a occupare l'Ucraina ci saranno misure penalizzanti per la Russia. Sul sostegno militare è chiaro che l'anno in corso è chiave per capire le sorti del conflitto. Non credo che nel 2023 gli Stati Uniti potranno impegnarsi per altri 40 miliardi di dollari a sostegno di Kiev. Ecco perché credo che i mesi che ci separano alla fine del 2022 saranno decisivi».
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Le lezioni di metà mandato avranno un impatto sulle scelte di Washington in merito alla guerra?
«Non credo che ne avranno direttamente almeno sino a quando c'è un consenso bipartisan al Congresso».
Però Trump ne ha parlato al comizio della Nra.
«Questo riguarda più le presidenziali che sono quelle per cui Trump vuole correre, in quel caso un impatto ci sarà. Questo significa che il focus americano rimane il sostegno all'Ucraina, ma dopo le elezioni di metà mandato sarà in qualche modo misurato sulla base dell'andamento del voto e sul piano politico interno, in vista poi di Usa 2024».