LAURA LARCAN per il Messaggero
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L'asta del secolo è andata deserta. La vendita all'incanto del Casino dell'Aurora dei Boncompagni Ludovisi, il tesoro d'arte secolare a due passi da Via Veneto, famoso a livello internazionale perché vanta l'unico dipinto murale di Caravaggio al mondo, è rimasta senza aggiudicazione.
Colpa della cifra troppo vertiginosa? Il valore stimato come prezzo di partenza era di 471 milioni di euro. Quasi un quinto dell'intero bilancio del Ministero della Cultura. Fa impressione. Tecnicamente, le migliori offerte sarebbero dovute arrivare entro la mezzanotte di lunedì scorso. Nulla. Neanche un coup de théâtre dell'ultimo minuto, ieri mattina, con il valzer di imprenditori del jet set che avrebbero fatto la corsa per aggiudicarsi il tesoro.
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Già perché nelle ultime ore la stessa vedova, Rita Carpenter Boncompagni Ludovisi, ha raccontato l'interesse da parte di celebrità, come Bill Gates, il Sultano del Brunei e l'emiro del Qatar. Tutto vero? Lo si vedrà col tempo. D'altronde, lo scenario che si prospetta è quello di un lungo anno vissuto pericolosamente (tanto per rimanere in tema hollywoodiano) con un sistema di asta votata al ribasso del 20 per cento per ogni udienza scandita dal tribunale ogni tre mesi. Prossimo incanto, il 7 aprile. Il prezzo di riserva iniziale, non a caso, è di 380 milioni. Per una anno si va avanti così, salvo sorprese. Fino ad un minimo di 130 milioni.
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Di fatto, l'asta deserta schiude una situazione di stallo in cui aleggia lo spettro della rovina delle opere. I tempi della vendita potrebbero essere lunghi e le liti in Tribunale altrettanto dilatate. Bisogna ricordare che l'asta è stata decisa dal Tribunale di Roma per il mancato pagamento di alcuni debiti del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, scomparso nel marzo del 2018 a 77 anni.
E una irrisolta disputa tra gli eredi ha impedito che la sua posizione debitoria venisse sanata. Nel frattempo il pensiero vola alle condizioni di salute dei capolavori d'arte del Casino dell'Aurora (oltre 600 metri quadrati di affreschi di grandi artisti del 600, a partire dal Caravaggio e Guercino, distribuiti su oltre 2000 metri quadrati di saloni).
E il rischio di danneggiamento è serio. Lo aveva messo nero su bianco la stessa Soprintendenza statale nel suo dossier redatto dopo l'ispezione eseguita il 28 dicembre del 2020, riscontrando danni diffusi su affreschi e pareti. Le criticità principali sono legate all'impianto idraulico.
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Basti solo considerare che i tecnici della Soprintendenza hanno documentato una cisterna di 500 litri piena d'acqua al secondo piano, esattamente sopra l'affresco del Caravaggio. Certo, gossip alla mano, il sultano del Brunei poteva essere il naturale migliore acquirente, perché di fatto già possiede il vicino Hotel Eden, comunicante col giardino del Casino dell'Aurora.
Ma, da quanto raccontano i figli Boncompagni Ludovisi, non ha mai preso contatti con gli eredi per eseguire sopralluoghi. Quello che è sicuro è che in tutta questa partita a scacchi, il primo ad essere irritato è proprio il Ministero della Cultura.
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«L'IRRITAZIONE» Ad irritare i vertici del Collegio Romano sarebbe stata la fiera andata in scena all'ombra di una cifra record valutata per l'asta. Quel continuo «tirare la giacchetta allo Stato» per palesare la sua disponibilità all'acquisto ad una cifra spropositata e non realistica sul fronte del mercato. Non sarebbe piaciuta al ministero neanche la strategia di mettere in circolazione ad arte, a poche ore dall'incanto, rumors su famosi aspiranti acquirenti.
Non da ultimo il più volte invocato diritto di prelazione da parte del Ministero, che può essere effettuato solo sull'acquisto (e non sull'asta) entro sessanta giorni dall'aggiudicazione. Insomma, altro che scacco matto. E chi pensa a Caravaggio? L'auspicio di uno dei figli Boncompagni Ludovisi è proprio quello di riuscire presto ad avviare a proprie spese i restauri più urgenti.
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