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(ANSA) - "L'esercizio del governo all'interno delle associazioni e dei movimenti è un tema che mi sta particolarmente a cuore, soprattutto considerando i casi di abuso di varia natura che si sono verificati anche in queste realtà e che trovano la loro radice sempre nell'abuso di potere". Lo ha sottolineato papa Francesco nel suo saluto nell'Aula del Sinodo ai partecipanti all'Incontro con i moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, sul tema "La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali: un servizio ecclesiale".
"Non di rado la Santa Sede, in questi anni - ha osservato il Pontefice, ricordando anche il decreto dell'11 giugno scorso 'Le associazioni internazionali di fedeli' -, è dovuta intervenire, avviando non facili processi di risanamento. E penso non solo a queste situazioni tanto brutte, che fanno rumore; ma anche alle malattie che vengono dall'indebolimento del carisma fondazionale, che diventa tiepido e perde la capacità di attrazione".
BERGOGLIO ALL ANGELUS
"Gli incarichi di governo che vi sono affidati nelle aggregazioni laicali a cui appartenete, altro non sono se non 'una chiamata a servire'", ha specificato Francesco, che su tale aspetto ha però indicato "due ostacoli". "Il primo è la 'voglia di potere'", ha spiegato. "La nostra voglia di potere si esprime in tanti modi nella vita della Chiesa - ha proseguito -; ad esempio, quando riteniamo, in forza del ruolo che abbiamo, di dover prendere decisioni su tutti gli aspetti della vita della nostra associazione, della diocesi, della parrocchia, della congregazione".
"Si delegano agli altri compiti e responsabilità per determinati ambiti, ma solo teoricamente! - ha detto ancora - Nella pratica, però, la delega agli altri è svuotata dalla smania di essere dappertutto. E questa voglia di potere annulla ogni forma di sussidiarietà. Questo atteggiamento è brutto e finisce per svuotare di forza il corpo ecclesiale. È un modo cattivo di 'disciplinare'".
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Secondo il Pontefice - che ha parlato di congregazioni in cui i superiori cercano di "eternizzare" il loro ruolo, anche "cambiando le costituzioni", o altri che "comprano" la rielezione - invece "è benefico e necessario prevedere un avvicendamento negli incarichi di governo e una rappresentatività di tutti i membri nelle vostre elezioni. Anche nel contesto della vita consacrata ci sono istituti religiosi che, tenendo sempre le stesse persone negli incarichi di governo, non hanno preparato il futuro; hanno consentito che si insinuassero abusi e attraversano ora grandi difficoltà".
L'altro ostacolo al vero servizio cristiano, "molto sottile", è "la slealtà", e "lo incontriamo quando qualcuno vuol servire il Signore ma serve anche altre cose che non sono il Signore. E le altre cose sempre sono i soldi. È un po' come fare il doppio gioco!". "A parole diciamo di voler servire Dio e gli altri - ha evidenziato -, ma nei fatti serviamo il nostro ego, e ci pieghiamo alla nostra voglia di apparire, di ottenere riconoscimenti, apprezzamenti... Non dimentichiamo che il vero servizio è gratuito e incondizionato, non conosce né calcoli né pretese".
bergoglio con i fedeli brasiliani 3
Per il Papa, "cadiamo nella trappola della slealtà quando ci presentiamo agli altri come 'gli unici interpreti' del carisma, gli unici eredi della nostra associazione o movimento; oppure quando, ritenendoci indispensabili, facciamo di tutto per ricoprire incarichi a vita; o ancora quando pretendiamo di decidere a priori chi debba essere il nostro successore". Ma "nessuno è padrone dei doni ricevuti per il bene della Chiesa, nessuno deve soffocarli - ha concluso -. Ciascuno, invece, laddove è posto dal Signore, è chiamato a farli crescere e fruttificare".