Mirella Serri per Tuttolibri – La Stampa
GUGLIELMI E ALTRI COMPONENTI GRUPPO 63
Entraîneuses, ovvero prostitute: così Carlo Cassola, Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini chiamavano, senza mezzi termini, i principali esponenti del Gruppo '63: Angelo Guglielmi, Alberto Arbasino ed Edoardo Sanguineti. I quali, a loro volta, rimandando al mittente, li appellarono i «Salazar della letteratura», cioè despoti delle patrie lettere.
Cassola e Bassani si consideravano gli aedi, i cantori della Resistenza e per il loro stile classico e sdolcinato furono anche ribattezzati, sempre dagli stessi critici e scrittori sperimentali, le «Liale della letteratura», come la nota autrice di romanzi rosa, ovvero scrittori di serie B. «Non accettavano nessun tipo di critica.
Si schermavano dietro la tensione morale e l'impegno politico», ricorda Guglielmi nell'appassionato memoir L'avanguardia in bermuda. La fantastica avventura del Gruppo ‘63 (Aragno editore) a cui ha lavorato con il giornalista Carmelo Caruso fino a pochi giorni prima della scomparsa, a 93 anni, nel luglio del 2022. Quest'anno ricorrono i sessanta anni dalla nascita del Gruppo '63, di cui Guglielmi, storico direttore di Rai3 e gran protagonista della critica letteraria italiana (sulle pagine di Tuttolibri), è stato uno dei più combattivi padri fondatori.
angelo guglielmi cover
L'appuntamento che diede vita al Gruppo '63 si svolse dal 3 all'8 ottobre 1963 a Palermo e vide radunati all'hotel Zagarella una trentina di romanzieri, musicisti, poeti, giornalisti (tra cui Andrea Barbato e Sandro Viola) a cui si aggiunse un imbucato, Alberto Moravia che si trovava in vacanza a Noto. L'assemblea siciliana lanciò un appello per una nuova letteratura e si modellò, seguendo il suggerimento di Luigi Nono, sulle orme del tedesco Gruppo '47 che si riuniva a Monaco e a cui aderivano scrittori del calibro di Heinrich Böll e Hans Magnus Enzensberger.
Il drappello palermitano cambiò il volto della nostra produzione artistica: interruppe i legami degli scrittori con il verbo neorealista, svecchiò i punti di riferimento e portò aria fresca dal punto di vista linguistico nella vecchia casa della letteratura italiana. Che assomigliava, si diceva, a una di quelle dimore mal aerate, che puzzano di chiuso, con «minestre e merletti, porcellane e broccoletti»
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gruppo 63- Guglielmi e Manganelli
Uno dei primi approcci che testimoniò la verve pugnace dei «nuovi» scrittori fu al Blue bar di Milano dove i trentenni in doppiopetto (i bermuda li misero a Palermo) battibeccavano con i «cardinali» delle lettere Carlo Bo, Eugenio Montale, Alfonso Gatto, Vittorio Sereni. «I nostri giudizi erano opposti, contraddicevano i loro e la differenza di età si avvertiva», ricorda Guglielmi. Aveva fraternizzato con Arbasino recensendone le Piccole Vacanze e parlando del suo linguaggio come qualcosa di «brillante e cupo, marcescente e dolce. Sa un po'di merda come capita alla più raffinata cucina francese»; un giudizio irriverente che però mandò in visibilio l'autore.
Non conoscevano sosta le liti che opponevano i tradizionalisti agli innovatori. Gli sperimentalisti proposero che, al posto del premio Strega, venisse assegnato a Pasolini, sdegnato per l'affronto, il premio Fata.
Leonardo Sciascia li detestava e Italo Calvino diventò un affettuoso compagno di strada.
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gruppo 63 con al centro giangiacomo feltrinelli arbasino eco colombo sanguinetti gruppo 63 arbasino eco sanguinetti gruppo 63 pier paolo pasolini foto gruppo 63