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    "ERANO TANTE LE TORTURE PSICOLOGICHE. PIÙ PASSAVO IL TEMPO IN QUELLA PALESTRA E PIÙ IL MIO CORPO SI AMMALAVA" - L'EX GINNASTA ALICE AIELLO SI AGGIUNGE ALLA LISTA DI ATLETE CHE DENUNCIANO GLI ABUSI NELLA GINNASTICA RITMICA: "LA MIA ETÀ OSSEA ERA QUELLA DI UNA BAMBINA DI 9 ANNI, QUANDO NE AVEVO QUASI 15" - ALDO GRASSO: "DOV'ERANO LE FAMIGLIE DI QUESTE ATLETE? E LA SCUOLA? IL MIRAGGIO DI UNA MEDAGLIA ANNEBBIAVA LA PERCEZIONE DEL DISAGIO DELLE PICCOLE GINNASTE? NON ASSUMERSI RESPONSABILITÀ È IL MODO MIGLIORE PER NON SENTIRSI MAI IN COLPA…"


     
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    1. CHI SORVEGLIA IL FUTURO DELLE FARFALLE?

    Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

     

    le farfalle della ginnastica ritmica 1 le farfalle della ginnastica ritmica 1

    Viviamo in una società che si percepisce come dinamica, ma forse è solo inquieta, irresponsabile. Gli abusi subiti dalle giovani ginnaste, le future Farfalle, sono una storia triste di vessazioni, di pretese eccessive, di perdita del senso del limite. Per portare molte medaglie alla ginnastica ritmica italiana, alcune atlete hanno subito abusi, insulti, umiliazioni: non mangiavano, venivano pesate ogni mattina, compravano lassativi per perdere peso con conseguenti disturbi del comportamento alimentare, qualcuna ha pensato persino al suicidio.

     

    Secondo copione, c'è un'indagine in corso, è intervenuto un ignaro presidente della Federginnastica, Gherardo Tecchi, promettendo controlli e cambiamenti: se qualcuno è venuto meno ai suoi doveri, pagherà il dovuto.

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    Resta qualcosa, però, su cui interrogarci nel profondo. Dov' erano le famiglie di queste atlete? E la scuola? Il miraggio di una medaglia annebbiava la percezione del disagio delle piccole ginnaste? Forse una ragazza che pesa 38 kg dovrebbe destare qualche sospetto. Senza cadere in facili moralismi, ma non esiste anche una responsabilità genitoriale? Se si abdica al ruolo di madre e di padre, la guida dei figli passa di mano e altri si prenderanno cura (o non cura) di loro. Non assumersi responsabilità, lo dico a me stesso, è il modo migliore per non sentirsi mai in colpa.

     

    2. TUTTE LE CICATRICI DI ALICE: “MI PESAVANO GIÀ A 11 ANNI. PIÙ RESTAVO, PIÙ MI AMMALAVO”

    Alberto Dolfin per “La Stampa”

     

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    Un'altra ex ginnasta alza la voce contro gli abusi. Alice Aiello non voleva più parlare di quelle ombre che l'hanno portata a lasciare lo sport che amava e che le faceva brillare gli occhi. E stata l'ex compagna Nina Corradini, la prima a rivelare le cicatrici nell'anima lasciategli dal comportamento sopra le righe dei dirigenti federali, a convincerla e così la ventunenne catanese ha deciso di condividere la sua esperienza nella ritmica, per evitare che si ripeta con le nuove leve della ginnastica.

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    «Avevo 11 anni quando decisi di trasferirmi a Chieti per realizzare i miei sogni -ha raccontato in un lungo post su Instagram All'inizio tutto rose e fiori, poi iniziarono i problemi che io, troppo piccola, non riuscivo neanche a capire. Pesavo sì e no 30 chili quando mi trasferii lì, ma già dal primo momento, come per prassi, mi fecero salire sulla bilancia. Ho avuto la fortuna di essere stata sempre magra di natura, ma venivo pesata due volte al giorno lo stesso.

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    Tutte le mattine avevo l'incubo delle conseguenze che potevano avere quei 100 grammi in più sulla bilancia e più passavo il tempo in quella palestra e più il mio corpo si ammalava senza che io me ne rendessi conto». A 14 anni, racconta, « il mio corpo ha smesso di crescere». Dai controlli, «a lastra al polso indicava che la mia età ossea era rimasta quella di una bambina di 9 anni, quando ne avevo quasi 15».

     

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    E non era solo il peso la fonte di malessere: «Erano tante le torture psicologiche-scrive-per me era un incubo anche la scuola, per le mie allenatrici doveva essere vietata, non sarei mai diventata una brava ginnasta se continuavo ad andare scuola». Poi la scelta di andarsene, la ripartenza in palestra alla scuola di Fabriano. Le sue parole hanno scatenato ulteriori reazioni nel mondo sportivo e non, tra chi ha condannato l'ambiente malsano creatosi nello sport di alto livello e chi ha tacciato di scarsa disciplina le atlete.

     

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    La stessa Alice così ha postato un'altra foto di lei sorridente, seguita da altri scatti che ripercorrevano la sua carriera: «Vorrei chiedere a quel padre che ha scritto che nessuno ci puntava una pistola alla testa per restare in palestra, a tutte quelle allenatrici che hanno condiviso questo pensiero e a quelle altre che stanno scrivendo che non ci sono più le ginnaste di una volta... avete mai visto gli occhi di una bambina che ama questo sport? Ecco i miei nella prima foto».

     

    A seguire, il lungo elenco dei sacrifici fatti per inseguire il suo sogno: «Il sacrificio si sopporta per ciò che si ama, la violenza e l'umiliazione no». Ieri è arrivata anche la lettera aperta del presidente della Federginnastica italiana Gherardo Tecchi in cui conferma di voler far chiarezza su queste ombre sempre più scure.

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