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    HANNO SFRATTATO “ROBINSON CRUSOE” - L’EX MILIARDARIO DAVID GLASHEEN, CHE DA VENTI ANNI VIVE DA SOLO SU UN’ISOLA SPEDUTA, POTREBBE ESSERE COSTRETTO A SLOGGIARE - IL MOTIVO? UNA VECCHIA DISPUTA LEGALE CON I SUOI EX SOCI - LA SUA INCREDIBILE STORIA


     
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    Gianluca Modolo per “La Repubblica”

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    «Una cosa è certa: da quest' isola non me ne andrò mai». Bel tipo David Glasheen, nato a Sidney 73 anni fa, gli ultimi 20 passati da solo come un moderno Robinson Crusoe su Restoration Island, minuscolo paradiso in terra al largo della costa nord-orientale australiana, che deve il suo nome al capitano Bligh, l'ufficiale che qui - con quello che rimaneva del suo equipaggio - si rifugiò dopo l'ammutinamento del Bounty, nel 1789. Lunghi capelli bianchi e barba folta, il suo personale "Venerdì" si chiama Polly, un dingo femmina. «Il cane che avevo prima è morto due anni fa, morso da un serpente».

     

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    Alla fine degli anni 80 Glasheen era un ricco uomo d'affari. Presidente di una miniera d'oro in Papua Nuova Guinea, perse (quasi) tutta la sua fortuna nel terribile "lunedì nero" del 1987: 10 milioni di dollari evaporati in un solo giorno. «Avevo due strade: rimboccarmi le maniche e ricominciare con la solita vita o fuggire e inventarmene una nuova. Ho scelto la seconda».

     

    Ma ora, questo piccolo pezzo di paradiso diventato la sua casa, David potrebbe essere costretto ad abbandonarlo. «Nel 1993 venni a sapere che l'isola era in affitto. Con i miei tre soci di allora presentammo un'offerta: costruire un resort turistico. I Kuku Yau (la comunità aborigena locale, ndr) erano contrari e ci portarono in tribunale.

     

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    Solo quattro anni dopo riuscii ad ottenere dallo Stato del Queensland un contratto di affitto di 50 anni. In maggio mi stabilii sull'isola e cambiai idea: non volevo più una di quelle cose di lusso acchiappa-turisti, ma un piccolo rifugio rispettoso dell' ambiente. I Kuku Yau passarono dalla mia parte e a farmi causa questa volta furono i miei soci».

     

    Qualche anno più tardi il tribunale diede loro ragione: Glasheen non aveva rispettato gli accordi e se ne doveva andare. «Da più di dieci anni continua la battaglia, ma non mollo». Racconta tutto questo al telefono (solare) con passione. La linea cade spesso e allora si è costretti a chattare su Facebook. «Posso connettermi solo due volte al giorno usando un wifi a 30 km da qui. Grazie a Internet conosco molte persone. Ho anche messo un annuncio su un sito di incontri, ma non sta andando bene...».

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    Certo, vivere da "castaway" nella sua baracca è dura, ma Mr Glasheen è un tipo che si dà da fare. «Una volta all'anno vado a Cairns per rifornirmi di viveri e tutto ciò di cui ho bisogno. Ho un piccolo generatore e acqua potabile limitata. Ho anche comprato un aggeggio per fare la birra. Mangio pesce, che pesco io stesso, e i pochi ortaggi che riesco a far crescere».

     

    Circa una dozzina di persone lo vanno a trovare ogni anno. La vita in città ogni tanto gli manca: il cinema, la musica, gli amici. Anche se, confessa, non tornerebbe indietro. «In questi 20 anni, però, mi sono concesso anche qualche viaggio: Canada, Laos, Gran Bretagna. E ora Messico, dove vive mio fratello».

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    Nemmeno la noia lo spaventa più. «Non ho nessuna routine. L'unica cosa che faccio ogni mattina è controllare se la mia barchetta sta bene. Per il resto, faccio ciò che voglio e quando voglio. No, non me ne andrò mai».

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