Chiara Rai per “il Messaggero”
«Negra di m..., vieni qui! Hai paura? Facci un lavoretto, dai».
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Sono frasi di questo tenore che per mesi è stata costretta a sopportare una ragazza dalla pelle ambrata, adolescente, bersaglio di una gang di sei ragazzine della sua stessa età. L'hanno minacciata, insultata, umiliata a tal punto da terrorizzarla e renderle un incubo anche una semplice attesa dell'autobus per andare al liceo a Roma. Quattro della banda, residenti nell'area Tiberina ai confini con Passo Corese, paese del Reatino, sono state denunciate dalla polizia della questura di Rieti e dovranno rispondere dei reati di atti persecutori e diffamazione, aggravati dalle finalità di discriminazione e di odio razziale.
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Anche Shila (nome di fantasia ndr), risiede nell'area tiberina, a Nord della provincia romana in un Comune di circa 5 mila abitanti confinante con Passo Corese. La colpa della ragazza? Ha la madre di origine africana e il padre italiano. La sua pelle è mista e le dona un fascino particolare che però ha scatenato il gruppo di bulle della zona, conosciute dai loro coetanei per le scorribande e atti violenti. Sono loro che le hanno reso la vita impossibile.
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Shila ha chiesto aiuto al padre e si è convinta a denunciare le sue carnefici dopo aver sopportato una persecuzione durata per almeno quattro mesi e che spesso si è consumata anche sotto gli occhi di suoi coetanei e amici che non hanno potuto far altro che darle la solidarietà e raccontare al momento giusto tutto ciò che hanno visto ai poliziotti di Passo Corese che hanno eseguito le indagini. Prova dopo prova, un tassello dietro l'altro, si è ricostruito l'incubo che ha vissuto questa giovane.
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PERSEGUITATA Il racconto è raccapricciante e ricorda senza dubbio l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di Colleferro di origine capoverdiana, pestato a sangue da un gruppo di bestie, bulli senza scrupoli. Shila era arrivata al punto di avere paura di uscire di casa da sola perché loro l'aspettavano, ormai conoscevano i suoi orari di uscita e rientro, l'autobus di linea che prendeva, il bar dove si fermava. Le minacce continue e gli insulti ormai l'avevano ridotta anche a uno stato psicologico di continua tensione, fino a quando non è crollata e ha raccontato tutto.
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Non contenta, la gang delle bulle, ha continuato anche sui social: bastava una foto a scatenare il fiume di insulti a sfondo razziale e di odio. Shila a causa di questa persecuzione ha dovuto cambiare le sue abitudini, farsi accompagnare dal padre. Poi è arrivata la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma e le famiglie delle carnefici ne hanno dovuto prendere atto.
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L'eventuale responsabilità penale delle giovani denunciate verrà accertata dal Giudice. Per Shila sarà difficile tornare alla normalità ma il coraggio e la famiglia l'aiuteranno a uscirne fuori: «È una ragazza dolce e sensibile dicono gli amici non è pensabile che nel 2022 si possa essere ancora perseguitati a causa del colore della pelle».
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