DAGOREPORT
GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ
‘’Caro Olaf Scholz …”. L’irritazione (eufemismo) del Quirinale: una lettera che Giorgia Meloni non avrebbe mai dovuto scrivere. Intanto perché la notizia che la Germania finanzi le Ong che salvano i migranti irregolari nel Mediterraneo (praticamente l’1% degli sbarchi), è risaputa da un anno.
Secondo: una missiva in carta intestata di Palazzo Chigi che si permette di dare appuntamento al premier Scholz per un chiarimento tra dieci giorni, a quattr’occhi, con il tono Casamonica-style, tipico dei coattume romano, costringerà Berlino a vergare una risposta altrettanto dura.
tajani salvini
Terzo: per spegnere i bollori di Salvini sulla questione migranti (“Dalla Germania un atto ostile”), la Giovanna d’Orco del Colle Oppio non ha scelto il momento più felice per sostituire la diplomazia di Palazzo Chigi con l’amato manganello, dato che a Bruxelles in questi giorni si sta negoziando temi vitali per il nostro disgraziato Paese: Patto di Stabilità, Pnrr, Mes, etc etc..
Meglio è andata a quel povero cristo di Antonio Tajani in missione a Parigi dove ieri ha incontrato la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna. Che l’ha rassicurato: vale quello che dice Macron (“Non possiamo lasciare soli gli italiani sui migranti”), lascia perdere le affermazioni del ministro dell’Interno Gerard Darmanin (“Non accoglieremo chi è sbarcato a Lampedusa”).
Gerald Darmanin e Matteo Piantedosi
Infatti, per la piazza politica parigina, sotto l’attivismo decisionista di Darmanin sulla questione migranti, cova il suo sogno di salire all’Eliseo. Per Macron, infatti, l'incarico attuale, iniziato nel 2022 e con scadenza nel 2027, sarebbe infatti il secondo e l'ultimo dopo il primo del 2017.
GERALD DARMANIN EMMANUEL MACRON BARE FUORI - MEME SUL GOVERNO E I MIGRANTI BY CARLI