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    L'ITALIA VA ALLO SCONTRO CON L'UE SULLE CASE GREEN – IL PARLAMENTO EUROPEO HA APPROVATO IL PROVVEDIMENTO SULL’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DEGLI IMMOBILI. MA LA STRADA PER L’ENTRATA IN VIGORE È ANCORA LUNGA – IL GOVERNO MELONI GUIDA LA “TRUPPA” DEI PAESI SCONTENTI DELLA DIRETTIVA, CHE IMPONE PER TUTTI GLI EDIFICI IL LIVELLO “E” DELLA SCALA DI PRESTAZIONE ENERGETICA ENTRO IL 2030, E QUELLO “D” ENTRO IL 2033 – COSÌ 11 MILIONI DI ABITAZIONI ANDRANNO RIQUALIFICATE, ANCHE SE AL MOMENTO NON SONO PREVISTE SANZIONI…


     
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    1 – CASA GREEN ENTRO IL 2033. E L'ITALIA ATTACCA L'UE

    Estratto dell'articolo di Rosaria Amato per “la Repubblica”

     

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    La direttiva sulle case green supera lo scoglio del Parlamento Europeo. Il provvedimento sull’efficientamento energetico degli immobili, ostacolato apertamente dal governo italiano e guardato con una certa preoccupazione anche da altri Paesi, passa con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Ma la strada per l’entrata in vigore è ancora lunga […]  

     

    A breve partirà il trilogo, cioè il confronto del Parlamento con il Consiglio e la Commissione, per arrivare a un testo condiviso, che poi dovrà essere votato ancora una volta in assemblea plenaria. […]

     

    gilberto pichetto fratin in difficolta con l auricolare gilberto pichetto fratin in difficolta con l auricolare

    L’Italia ha ribadito che non intende approvare in Consiglio un testo di questo tipo. Ieri il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha rilevato che «la direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale».

     

    In teoria non ci sono Paesi contrari: a ottobre tutti avevano votato a favore, compreso lo stesso Pichetto Fratin. Però, pur non registrandosi al momento levate di scudi clamorose come quella dell’Italia, sono emerse posizioni che premono per una maggiore “flessibilità” delle norme, e che vanno dalla Romania alla Grecia alla Polonia. Mentre ci sono Paesi che hanno obiettivi molto ambiziosi di efficientamento, a cominciare da Germaniae Francia.

     

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    Spaccature emergono anche all’interno dei Paesi. A cominciare dal nostro: gli eurodeputati Pd e M5S hanno votato convinti a favore della direttiva, mentre quelli di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega si sono schierati tutti per il no.

     

     

    Gli edifici residenziali dei Paesi membri, secondo le norme approvate ieri, dovranno raggiungere il livello E della scala di prestazione energetica che va da A a G entro il 2030, e quello D entro il 2033. L’obiettivo finale è la neutralità climatica degli edifici pubblici e privati entro il 2050.

     

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    Gli europarlamentari della Lega, Marco Campomenosi, Marco Zanni, Isabella Tovaglieri e Paolo Borchia parlando di «un’europatrimoniale nascosta portata avanti senza minimamente tenere conto delle peculiarità del patrimonio edilizio del nostroPaese». Anche Fi parla di “patrimoniale”. Hanno scelto invece di astenersi i deputati europei della delegazione italiana del Terzo Polo (Az-Iv) Nicola Danti e Giosi Ferrandino, dichiarandosi favorevoli all’efficientamento energetico, ma non convinti dalla direttiva perché «serve un fondo ad hoc». […]

     

     

    UNDICI MILIONI DI ABITAZIONI ANDRANNO RIQUALIFICATE

    Estratto dell'articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

     

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    […] Sono due gli step fissati dalla direttiva approvata dal Parlamento europeo: ridurre sostanzialmente le emissioni e il consumo energetico collegato agli edifici entro il 2030; raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

     

    La riqualificazione degli edifici seguirà una nuova scala, da A a G. Nella classe A saranno inclusi gli edifici a emissioni zero, mentre nella G, la più bassa, rientrerà il 15% degli immobili con le prestazioni peggiori.

     

    Gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Tempi più stringenti, invece, per gli edifici non residenziali e per quelli pubblici: stesse classi come target, ma da centrare rispettivamente entro il 2027 e il 2033.

     

    […]  Ma quante case, in Italia, dovranno adeguarsi alle nuove regole? Secondo le stime dell’Enea, le abitazioni in classe energetica inferiore alla D sarebbero 11 milioni, il 74% del totale.

     

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    Applicando la nuova scala, e quindi un intervento sul 15% del patrimonio immobiliare, l’Associazione nazionale dei costruttori (Ance) stima un intervento su circa 2 milioni di edifici. Un impegno maggiore rispetto a quello che dovranno intraprendere altri Paesi europei. I dati Ance, infatti, dicono anche che il 60% degli edifici italiani è ricompreso nelle due classi energetiche peggiori, contro il 17% in Francia e il 6% in Germania (in quest’ultimo caso con l’eccezione delle case occupate da proprietari, che rappresentano comunque una quota minore).

     

    La platea individuata dall’Ance implica che ogni anno, fino al 2033, dovranno essere completati più di 200 mila interventi sui singoli edifici. I costi potrebbero aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi.

     

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    Dagli interventi sono esclusi i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto, i monumenti e le case vacanza (abitate meno di quattro mesi all’anno).

    La direttiva non prevede sanzioni, ma i singoli Paesi potranno introdurle a livello nazionale quando recepiranno l’atto comunitario. Per chi non ottempera agli obblighi, e quindi non fa i lavori, un rischio non da poco: la svalutazione dell’immobile.

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