Estratto dell’articolo di Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
jannik sinner
L’ultimo scenario che la Federtennis alle prese con la prevendita della Coppa Davis a Bologna avrebbe voluto che si verificasse, si materializzerà stamane quando, attraverso i suoi social, Jannik Sinner annuncerà il forfait: in bocca al lupo per il girone dell’insalatiera, cari amici, ci rivediamo alle finali di Malaga a fine novembre, forse. Ammesso che vi qualifichiate.
Jannik era stato sincero quando a caldo, nella pancia di Flushing, reduce dalla dolorosissima sconfitta in cinque set con Zverev negli ottavi di finale dell’Us Open, aveva confermato la presenza in azzurro: «Adesso avrò più tempo per prepararmi per la Davis, purtroppo; purtroppo perché sono già fuori dal torneo…» aveva detto, abbacchiatissimo.
jannik sinner sascha zverev
Poi il massaggio, la fisioterapia, acqua e cibo per rifocillarsi, il briefing con il team per rivedere il match con gli occhi dei due coach, capire cosa si poteva fare di più e di meglio. E non è difficile immaginare che, in quella sede, Simone Vagnozzi e Darren Cahill abbiano sconsigliato al giocatore un impegno così ravvicinato, essendo Jannik uscito dal campo pieno di stanchezza, certo, ma anche di dolori.
Tutto vero: il fastidio alla gamba avvertito da Sinner all’inizio del primo set, che poi si è evoluto in una serie di «crampi un po’ dappertutto» (ipse dixit), merita di essere approfondito. E poi, diciamoci la verità: tra il girone di Davis a Bologna e le Atp Finals a Torino, obiettivo dichiarato della stagione, dovendo scegliere, la stessa Federtennis (che non ha affatto gradito la retromarcia del numero uno d’Italia e 7, da lunedì, del mondo), se fosse costretta (e lo è), sceglierebbe le seconde.
jannik sinner
Con la vendita dei biglietti per il Pala Alpitour di Torino già in rampa di lancio, la qualificazione aritmetica di Sinner farebbe andare in tilt il botteghino. Servirebbe lo Stadium, in quel caso, altro che un palazzetto indoor, ma il problema della capienza insufficiente è ben noto alla Federtennis, che in vista del traguardo del quinquennio torinese ha in mente idee grandiose non solo per tenersi il Master, ma anche (nella prospettiva di un Sinner titolare fisso tra gli 8 maestri) per dotarlo di una capienza adeguata alla richiesta dei tifosi.
fabio fognini
Sinner a riposo, obiettivo Atp Finals
Sinner dunque va per la sua strada. Qualsiasi proposta per condurlo a Bologna (arrivare dopo, non essere impegnato già mercoledì con il Canada, mettergli a disposizione lo staff medico della Nazionale) è stata respinta. Jannik osserverà il riposo necessario, si farà esaminare la gamba e poi si rimetterà sotto con gli allenamenti in vista del Master 1000 di Shangai, al via il 2 ottobre, il mega torneo grazie al quale vorrebbe staccare il biglietto per le Finals e bissare l’esperienza di Toronto, dove ha rotto il ghiaccio con la categoria di tornei sotto gli Slam. Alcaraz, Djokovic, Medvedev, ci saranno tutti i primi dieci del mondo, in Cina: necessario preservare il capitale umano Sinner, il business che il talentuoso 22enne altoatesino porta con sé, l’istinto di autoconservazione del fuoriclasse prevale (ancora una volta, va detto) sugli interessi collettivi della squadra di Davis, insomma. Prendere o lasciare.
fabio fognini
Il post di Fognini
La squadra di Davis, ecco. Se Sonego rimpiazzerà Matteo Berrettini , che nel frattempo non ha dato notizie dell’infortunio patito a New York (è passata quasi una settimana: non c’è una diagnosi né una prognosi), Matteo Arnaldi prenderà il posto di Sinner nelle convocazioni del ct Volandri, che prevederanno anche una piccola sorpresa. Per il doppio, infatti, invece del veterano Fabio Fognini verrà chiamato Andrea Vavassori, il doppista puro che ci avrebbe tanto fatto comodo l’anno scorso a Malaga e che quest’anno potrà prendersi le sue rivincite.
volandri
Scelta tecnica, parrebbe, certamente non gradita da Fabio, che non si è mai risparmiato per la maglia azzurra, che sta giocando un challenger a Genova proprio per mettere match nelle gambe e che oggi ha postato una frase sibillina (ma fino a un certo punto) su Instagram: è meglio essere odiati per ciò che si è che essere amati per ciò che non si è. Una doccia freddissima, per un giocatore che a 36 anni sta facendo di tutto per regalarsi il finale di carriera, all’altezza del suo passato, che merita.
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