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    L’OBIETTIVO DI SUA SANTITA’ – I RICORDI DEL FOTOGRAFO DI 7 PAPI. “QUELLA VOLTA CHE WOJTYLA DISSE AL DITTATORE DEL SUDAN: LEI E’ UN CRIMINALE” – E’ RIMASTO 27 ANNI CON GIOVANNI PAOLO, BENEDETTO ERA TORMENTATO, MENTRE PAPA GIOVANNI APPENA NOMINATO LO SALVO’ DALLA SCOMUNICA: ERA ENTRATO NELLA CAPPELLA SISTINA MA IL CONCLAVE NON ERA FINITO


     
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    Lorenzo Bertocchi per la Verità

     

    MARI WOJTYLA MARI WOJTYLA

    «Era il 1993. Giunti al palazzo presidenziale di Khartum, la situazione prese una piega inaspettata e nella concitazione rimasi, mio malgrado, rinchiuso nello studio del presidente sudanese Omar Al Bashir. Imbarazzato mi nascosi dietro una tenda e quello che ho sentito poco dopo mi sconvolse». A raccontarlo è Arturo Mari, fotografo ufficiale di ben sette pontefici, da Pio XII fino ai primi mesi del pontificato di papa Francesco, quando ha lasciato la professione di una vita.

     

    Con Giovanni Paolo II ha trascorso 27 anni di lavoro concedendosi solo sei giorni di ferie, incontrandolo praticamente tutti i giorni dalla prima messa del mattino. Arturo Mari ha compiuto 104 viaggi intercontinentali insieme al Papa polacco, tra cui, appunto, quello del febbraio 1993 in Sudan.

     

    bashir bashir

    «Dopo un benvenuto piuttosto freddo da parte del presidente, il Santo Padre si rivolse al sacerdote arabo che faceva da interprete e gli disse: "Adesso lei tradurrà alla lettera tutto quello che dirò"». Omar Al Bashir era al potere dal 1989 grazie a un golpe con cui aveva rovesciato il primo ministro democraticamente eletto; nel 1991 aveva proclamato la sharia nel Nord del Paese, insieme a un nuovo codice penale, e li faceva rispettare da una sorta di polizia religiosa.

     

    «Da dietro la tenda», racconta Mari, «ebbi modo di sentire le parole precise che il Papa rivolse al presidente: "Egregio signor presidente, lei è un criminale! Ma un vero criminale! Lei comprende quanti milioni di persone sono morte, uccise per colpa sua? Lei che dovrebbe essere un padre per questa gente. Invece arma le mani del Nord del Sudan contro il Sud. Musulmani contro cristiani; fratelli e sorelle armati per mano sua si uccidono a vicenda. Lei è un criminale!"».

     

    WOJTYLA FOTO MARI WOJTYLA FOTO MARI

    Il presidente, scioccato, non sapeva cosa dire, mentre il Santo Padre continuava ad affrontarlo apertamente. Al Bashir provò a reagire: "Egregio signore, forse lei è male informato". "Senta", rispose il Papa, "io sarò anche male informato e tutto il mondo è malinformato, ma lei è un criminale! Si ricordi: un giorno lei dovrà rendere conto a Dio di tutto questo! Un giorno lei si vergognerà davanti a Dio di tutto questo!". Era così Giovanni Paolo II, un difensore della vita, della fede e della pace».

     

    «TOCCARE LA SANTITA’»

    Il racconto è riportato anche nel libro Toccare la santità. Il cammino umano e spirituale di Giovanni Paolo II (edizioni Fede & Cultura), scritto a quattro mani da Arturo Mari e dal sacerdote polacco Robert Skrzypczak. Le pagine con i ricordi del fotografo sono perle di vita vissuta accanto a un santo.

     

    «Giovanni Paolo II», dice Mari alla Verità, «è sempre stato molto franco con i capi di Stato, specialmente quando si recava in aeree geografiche dove venivano calpestati i diritti dei più deboli. In questo non è mai stato tenero con i potenti, fino ai massimi livelli. Non ha mai avuto paura. Ricordo, per esempio, le forti pressioni su Bill Clinton affinché si decidesse ad intervenire diplomaticamente per la pace nei Balcani».

     

    WOJTYLA CARDENAL WOJTYLA CARDENAL

    È noto che cosa accadde durante il viaggio in Nicaragua nel 1983, quando Giovanni Paolo II si trovò davanti il padre Ernesto Cardenal, che aveva appoggiato i sandinisti e in quel momento era ministro alla Cultura.

     

    «Il sacerdote, con il fratello gesuita Fernando e Miguel d' Escoto Brockmann», racconta Mari, «era uno dei tre consacrati che avevano dedicato la loro esistenza alla causa sandinista, movimento di ispirazione marxista. All' aeroporto di Managua, dopo il consueto protocollo, il Papa chiese al presidente Daniel José Ortega di poter salutare i membri del governo. Quando si trovò davanti Ernesto Cardenal, guardandolo dritto negli occhi, gli chiese: "E lei, padre, che cosa sta facendo qui? Questo non è il suo posto, il suo posto è in parrocchia, in servizio per la povera gente. Non qui!"».

     

    Durante quel viaggio vi fu anche l' episodio della messa. «Il Santo Padre iniziò la celebrazione dell' eucaristia e, in quel preciso momento, le prime tre file», rievoca Mari, «si alzarono in piedi e cominciarono a scandire slogan sandinisti: "Libertad, queremos la paz, Sandino". Il Santo Padre iniziò l' omelia e le tre file si rialzarono in piedi e iniziarono a fare un gran baccano. Non lo lasciavano parlare, volevano impedirlo a tutti i costi. Ma non bastava. Avevano anche staccato tutti i cavi dei microfoni; non si sentiva più la voce del Papa. E poi arrivò il colmo.

     

    WOJTYLA ORTEGA WOJTYLA ORTEGA

    <Stavo facendo le foto quando un signore, armato di pistola, mi fece indietreggiare. Il Santo Padre continuava la sua omelia, ma era tutto inutile. Alla fine alzò la sua croce astile verso il cielo e esclamò: "In hoc signo vinces, in hoc signo vinces". Con questo segno vincerai, come apparve scritto in cielo all' imperatore romano Costantino nel 312 alla battaglia di Ponte Milvio. E la gente alzò la voce. Il Papa aveva formulato il suo: "Non abbiate paura!"».

     

    Più volte il fotografo del Papa si è trovato in situazioni pericolose. «Il 13 maggio 1981 ero in piazza San Pietro di fianco a Giovanni Paolo II quando subì l' attentato. La papamobile era appena arrivata all' altezza del Colonnato del Bernini, sulla destra, quando l' attentatore premette il grilletto. Il Santo Padre cadde a mezzo metro di distanza da me. Il primo proiettile lo colpì al fianco e fuoriuscì, finendo all' interno dell' auto. Il secondo proiettile sfiorò il dito della mano del Papa, che la teneva appoggiata sul bordo per reggersi mentre la macchina era in movimento». Mari ne è sicuro: «La Madonna ha protetto Giovanni Paolo II, facendo deviare il proiettile».

    Attentato al Papa Giovanni Paolo II - Ali Agca Attentato al Papa Giovanni Paolo II - Ali Agca

     

    Figlio di un sampietrino, Mari scatta foto dall' età di 6 anni. Il padre lo iscrisse alla scuola Pianciani per fotoreporter e lui vinceva concorsi, finché il conte Giuseppe Dalla Torre di Sanguinetto, direttore dell' Osservatore Romano, venne a sapere che il figlio di uno dei custodi della basilica di San Pietro era un mezzo prodigio. Lo assunse.

     

    LA PRIMA FOTO

    «Il 9 marzo 1956», ricorda Mari, «scattai la mia prima foto a Pio XII per il quotidiano della Santa Sede. Quant' era ieratico! Gli succedette Giovanni XXIII, la gente lo chiamava il Papa buono, ma per me è stato innanzitutto un grande papa. Durante il conclave del 1958 ho corso il rischio di essere scomunicato. Mentre eleggevano il nuovo pontefice, io mi trovavo nel Cortile di San Damaso. Con una macchina fotografica in mano, mi sentivo il signore dell' universo. Entrai nella Cappella Sistina, tutto euforico, rompendo con la spalla il legnetto della chiusura della porta. In quel momento sentii: "Arturo, Arturo, Arturo!". Mi spaventai e cominciai a correre giù dalle scale. Arrivato alla Sala Regia, all' improvviso mi trovai di fronte papa Giovanni XXIII.

    papa giovanni XXIII papa giovanni XXIII

     

    <In quel momento, il cardinale Eugène Tisserant, camerlengo di Santa Romana Chiesa, cominciò a gridare: "Fuori! Scomunica! Sei scomunicato!". Ma il Santo Padre, con la sua dolce voce, disse: "Eminenza, guardi quel ragazzo! Guardi questi occhi, guardi che forza di lavoro, come si dedica e come ama il proprio lavoro! Come si può scomunicare una persona del genere? Glielo perdoniamo, non è vero?"».

     

    Per i papi con cui ha lavorato Mari ha una definizione sintetica e precisa. Paolo VI? «Un grande papa, ma molto timido. Seguiva le orme del predecessore, con lui iniziarono i primi grandi viaggi all' estero». Papa Luciani? «Un papa stella cometa. Con i suoi 33 giorni non abbiamo avuto l' opportunità di poter comprendere bene quale fosse il suo messaggio, la sua idea di pontificato, la sua strada». Benedetto XVI? «Uomo di grande cultura e di grande affabilità», scrive Mari nel libro.

    PAPA MONTINI PAPA MONTINI

     

    «Il suo è stato un pontificato segnato da tante sofferenze. E oserò dire che, qualche volta, lui ha vissuto queste sofferenze in solitudine, da solo con l' aiuto di Dio. Con quale dignità e umiltà mi disse alla fine: "Perdonami, non ce la faccio più, sono anziano, perdonami". Lui chiede il perdono, perché non ce la fa più. Tutte le parole per me valgono meno di zero di fronte a questo».

    albino luciani papa giovanni paolo i albino luciani papa giovanni paolo i

     

    «Potrei raccontarvi tante cose su Giovanni Paolo II», scrive. «In questo momento però, vorrei riportare le parole dette dai potenti di questa terra: Giovanni Paolo II è stato un uomo che ha cambiato il volto del mondo. E credo che in questa affermazione si racchiuda tutto il suo pontificato: nella forza del dialogo e della preghiera, fino all' ultimo istante della sua vita. Ricorderò sempre quel suo sorriso, quando ho avuto la fortuna di salutarlo per l' ultima volta, e ho visto quegli occhi sorridenti quando si congedava da noi».

     

    Lo conosceva da tempo, da prima della sua elezione, dai tempi del concilio Vaticano II. «Quando lo vidi comparire al balcone di San Pietro, mi lanciai in grida di gioia. E qui iniziò per me un cammino, un viaggio che mai nella vita mi sarei aspettato. Ho potuto trascorrere 27 anni vicino a un santo in terra, un santo vivente».

     

    MIRACOLO IN OSPEDALE

    CARDINALE CAMILLO RUINI CARDINALE CAMILLO RUINI

    Il cardinale Camillo Ruini ha dichiarato che i miracoli compiuti per intercessione di Giovanni Paolo II sono stati molti, anche quando era ancora in vita. Le è mai capitato, chiediamo al fotografo dei papi, di vivere un episodio miracoloso al fianco del santo papa polacco? «Ricordo un episodio», dice Mari alla Verità, «avvenuto all' ospedale Bambin Gesù di Roma. Ci recammo nel reparto oncologico. Nell' ultima stanzetta vi erano tre lettini. Arrivato al terzo letto, il Santo Padre viene accolto dalla mamma del piccolo ricoverato, che era molto agitata e teneva il bambino in braccio, avrà avuto 3 o 4 mesi. Il bimbo era pieno di tubi che gli uscivano dalla testa, la madre con forza lancia il piccolo nelle braccia di Giovanni Paolo II e grida: "Aiutami tu, ti prego. Tu sei un santo puoi aiutarmi! Fa' che mio figlio guarisca!".

     

    ospedale Bambino Gesù ospedale Bambino Gesù

    <Di fronte a queste parole molto forti, il Papa comincia ad accarezzare il bambino e con l' indice lo tocca sotto il mento. Il piccolo apre la bocca quasi in un sorriso, e a questo punto la madre si butta alle ginocchia del Santo Padre e ancora gli dice: "Aiutami ti prego! Aiutalo, tu sei un santo, fa' che il mio bambino guarisca!". Giovanni Paolo II, sempre con grande tranquillità, fa alzare la donna, la accarezza, mette il bambino nelle sue braccia e gli parla sottovoce. A quel punto compare un sorriso sul volto della madre, che lo saluta dicendo: "Io sono sicura che tu lo guarirai". Dopo due giorni ricevemmo la notizia che il bambino era guarito. Era come se non gli fosse mai successo nulla».

     

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