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    ‘L’ORA’ DELLA CENSURA – IL DIRETTORE DEL QUOTIDIANO CALABRESE LUCIANO REGOLO: ‘ROTATIVE SABOTATE, SE VOLEVANO FARCI TACERE SULLO SCANDALO CHE RIGUARDA IL FIGLIO DEL SENATORE NCD GENTILE, SI SONO ILLUSI. LA PRIMA PAGINA ‘BLOCCATA’ È USCITA IL GIORNO DOPO’


     
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    Alessandra Ziniti per ‘La Repubblica'

    LUCIANO REGOLOLUCIANO REGOLO

    «Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti... ». Se pensavano di convincerlo con quella metafora minacciosa urlata in piena notte al telefono prima dell'improvviso guasto alle rotative hanno fatto male i loro conti. Perché il "cinghiale" non solo non ha fermato la notizia ma è diventato anche il titolo dell'editoriale del giorno dopo: "La censura e l'era del cinghiale".

    Luciano Regolo, giornalista calabrese tornato nella sua terra da due mesi per dirigere il quotidiano "L'ora della Calabria", quella censura praticata con le maniere forti da "amici" del senatore Antonio Gentile, uno degli aspiranti alle poltrone di sottosegretario per l'Ncd di Angelino Alfano, non ha nessuna intenzione di subirla.

    LORA DELLA CALABRIA PRIMA PAGINA CENSURATALORA DELLA CALABRIA PRIMA PAGINA CENSURATA

    «Intanto, quella prima pagina del giornale che sono riusciti a bloccare martedì, è uscita regolarmente il giorno dopo. E se volevano farci tacere sullo scandalo dell'Asp che coinvolge il figlio del senatore Gentile hanno ottenuto l'effetto opposto: abbiamo tenuto una conferenza stampa visibile a tutti sul nostro sito e sono pronto ad andare in Procura con registrazioni e documenti. Quella che ci è capitata è davvero una brutta storia e, soprattutto in una terra come la Calabria, la paura genera paralisi. Per questo spero davvero che la Procura mi chiami».

    Direttore, cosa vuole denunciare?
    «Minacce e un tentativo di censura, respinte al mittente, che sono sfociati nel "provvidenziale" guasto alle rotative che ha impedito martedì l'uscita del mio giornale. Per evitare la pubblicazione di una notizia che avrebbe dato fastidio alla famiglia del senatore Gentile: il coinvolgimento di suo figlio Andrea in un'inchiesta sul direttore generale dell'Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, fedelissimo di Gentile, interdetto dai pubblici uffici per aver distribuito, evidentemente in maniera illegittima, incarichi legali per 900.000 euro».

    ANTONIO GENTILEANTONIO GENTILE

    Chi le ha chiesto di non pubblicare questa storia?
    «Prima il mio editore, Alfredo Citrigno. Un giovane editore, 30enne, che in due mesi di direzione non ha mai operato alcuna forma di condizionamento nei miei confronti. Era preoccupato, mi ha chiesto se dovevamo pubblicare "per forza" quell'articolo, se avessimo tutte le prove, diceva che nessun altro sito l'aveva pubblicata. Eravamo insieme in macchina quando ha ricevuto una chiamata al cellulare da parte dello stampatore, Umberto De Rose.

    Il telefono era in viva voce e ho sentito tutto. Ponendosi come "mediatore" della famiglia Gentile ha cominciato a pretendere che il pezzo non uscisse. "Chiama sto Regolo e ferma tutto. Vedi che Tonino Gentile può diventare sottosegretario alla Giustizia e se vede che solo tu pubblichi questa notizia qualche danno te lo fa. Il cinghiale quando viene ferito ammazza tutti...».

    Angelino AlfanoAngelino Alfano

    E lei ha resistito.
    «Certo, ci mancherebbe. Ho salutato l'editore dicendo che non avrei toccato nulla. Poi alle due di notte lo stampatore ha chiamato in redazione dicendo che c'era un guasto alla rotativa e il giornale non sarebbe uscito».

    E gli altri? Qualcun altro ha pubblicato questa notizia?
    «Solo il sito de "Il Corriere della Calabria". Il "Quotidiano" non ha pubblicato nulla e la Gazzetta del Sud ha dedicato ad Andrea Gentile solo un passaggio sfumato. D'altronde lo stampatore diceva che Gentile "aveva avuto la certezza al cento per cento che nessuno sarebbe uscito"».

    Lo stampatore nega, Gentile si dice totalmente estraneo al tentativo di censura e minaccia querele.
    «Ripeto, spero che mi chiamino in Procura. Ho tutte le prove. È un'azione intollerabile in un paese libero. E credo che un senatore dovrebbe difendere la libertà di stampa. O no?».

     

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