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    L’ORCO IN CASA – A ROMA UN RAGAZZINO DI 11 ANNI HA TROVATO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE IL PATRIGNO PER VIOLENZA SESSUALE, PORTANDO ALLE FORZE DELL’ORDINE UN BARATTOLO IN CUI CONSERVAVA LE PROVE BIOLOGICHE DEGLI ABUSI: HA VISSUTO PER QUATTRO ANNI NELL’INCUBO PRIMA DI RIVOLGERSI AL TELEFONO AZZURRO ED ESSERE ALLONTANATO DA CASA – L’UOMO È STATO CONDANNATO A 8 ANNI DI CARCERE E AL RISARCIMENTO DI...


     
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    Estratto dell'articolo di Giulia Moretti per www.repubblica.it 

     

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    Aveva 11 anni la prima volta che il suo patrigno ha allungato le mani su di lui, 15 quando ha denunciato gli abusi al Telefono Azzurro. Grazie al suo coraggio lo scorso 7 novembre l’uomo è stato condannato per violenze sessuali dalla V corte penale del Tribunale di Roma presieduta dalla giudice Maria Bonaventura a 8 anni di carcere e al risarcimento di 20 mila euro per i danni psicologici provocati al giovane.

     

    Kevin, nato da una relazione della madre precedente a quella con l’imputato, ha saputo che quell’uomo non era il suo padre naturale quando era già grande.

     

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    Kevin non ha i documenti, non è nello stato di famiglia. È invisibile. Continua a esserlo anche quando iniziano le violenze, durante un viaggio in Calabria.

    La madre, ha riferito il ragazzo agli psicoterapeuti da cui è seguito, non si è mai resa conto o «non ha voluto vedere» cosa accadeva in casa per quattro anni.

     

    Gli abusi avvenivano settimanalmente, a volte anche più di una volta nell’arco dei 7 giorni. Ma Kevin non ha denunciato per paura di quello che ha definito, anche di fronte ai giudici, «un uomo violento e pericoloso, per i miei fratelli e per mia madre». Questo fino al 2021.

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    È allora che il quindicenne non riesce più a sopportare e rivela tutto prima al fidanzatino dell’epoca e poi a un’amica.

     

    Il ragazzo lo invita a denunciare e a conservare le prove biologiche di quanto avviene in un barattolo. La ragazza, invece, gli consiglia di rivolgersi al Telefono Azzurro.

    Nella chat con l’operatore del 114 la vittima racconta alcuni degli episodi di violenze sessuali subite. E quelli di violenza psicologica da parte della madre, che lo chiama “falso”, “ladro” e altri epiteti offensivi.

     

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    Rivela anche i suoi timori relativi al fatto che teme l’eventualità che ai suoi fratelli capiti ciò che sta subendo lui.

    Scatta la denuncia, Kevin viene allontanato dalla sua famiglia. È in quel momento che consegna alle forze dell’ordine il barattolo con le prove organiche che ha conservato nel suo comodino. Dopo i riscontri dei Ris sul dna del contenuto di quel vasetto il patrigno viene arrestato.

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