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    L’ORGIA DEI BORGIA – SESSO SELVAGGIO, INTRIGHI, TRADIMENTI DELLA FAMIGLIA CHE, PARTITA DALLA SPAGNA, GIUNSE IN ITALIA PER CREARE LA SUA LEGGENDA NERA – LE AMANTI DI ALESSANDRO VI, LE ASPRE CRITICHE DI GIROLAMO SAVONAROLA CHE FINÌ IMPICCATO E BRUCIATO, L’ELIMINAZIONE CAPILLARE DEI NEMICI – ASCESA E TRACOLLO DELLA DINASTIA CHE INFERVORÒ IL RINASCIMENTO


     
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    Da "www.focus.it"

     

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    In Spagna li chiamano Borja, in Italia Borgia. Un nome che da noi gode di pessima fama, non senza qualche motivo. A creare la leggenda nera  contribuirono molti, ma più di tutti Rodrigo (1431-1503) aliasAlessandro VI che diventò papa nel 1492 (l'anno della scoperta dell'America) e già prima di iniziare dimostrò di che pasta era fatto, comprando il conclave.

    SODOMA. Gli 11 anni di pontificato che seguirono furono un'orgia di nepotismo, simonia, intrighi, tradimenti e sesso selvaggio. Una delle amanti del papa era la nobildonna Giulia Farnese che possedeva una casa collegata direttamente a San Pietro.

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    Un'altra era l'ostessa Giovanna Cattanei detta Vannozza che gestiva tre locande in centro città e che diede al papa i 4 figli prediletti (Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo). Una terza era probabilmente la stessa figlia Lucrezia (1480-1519), intrigante e forse incestuosa, ricordata come un archetipo di femminilità negativa, peggio della strega di Biancaneve.

    IL PRINCIPE. Le reazioni del clero, indignato dai ripetuti festini, erano scandalizzate. Il critico più aspro fu un frate fiorentino, Girolamo Savonarola che, anche per questo, finì scomunicato, impiccato e poi bruciato.

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    A fare il "lavoro sporco" di eliminare i nemici non era mai però il papa in persona, che lasciava ad altri lo spiacevole incarico. In primis a suo figlio Cesare, detto il Valentino. L'uomo che il padre della filosofia politica moderna, Niccolò Machiavelli, nel Rinascimento definì "signore molto splendido e magnifico et nelle armi tanto animoso".

     

    UNA BRUTTA FINE. Quanto splendido fosse lo ricordano alcuni episodi tra cui la famosa "cena di Senigallia" (1503): fatta pace con cinque nobili ribelli Cesare li invitò a un banchetto di riconciliazione ma poi, dopo averli accolti, ne ammazzò quattro.

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    La fine della saga dei Borgia italiani cominciò quello stesso anno. Alessandro VI morì infatti con sospetti sintomi di avvelenamento e, mancato lui, il Valentino declinò in fretta: arrestato ed evaso per due volte morì in battaglia nel 1507.

     

    Lo stesso declino culturale non avvenne in Spagna dove invece la casata dei Borja continuò a prosperare fino all'Ottocento diventando un esempio di nobilità illuminata capace di lasciare dietro di se ricordi positivi: non a caso a quelle latitudini i Borja vengono infatti considerati come  benefattori, mecenati, quando non addirittura eroi.

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    DALLA SPAGNA ALL'ITALIA. Ma perché i Borgia, di origine spagnola, giunsero in Italia? A dare il là all'epopea italiana fu Alonso (1378-1458), alias Callisto III. Fu lui che lasciò la tranquilla vita agreste spagnola per dedicarsi agli studi: prese tre lauree e diventò, tra le altre cose, vicecancelliere del re di Aragona Alfonso V.

     

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    E poiché la cura del potere e quella delle anime spesso coincidono, fece anche carriera ecclesiastica: a 51 anni fu nominato vescovo di Valencia e a 77 papa. E fu allora che i Borja si trasferirono a Roma, diventanto la leggenda nera del Rinascimento.

     

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