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    "AMARE E' LASCIARE ANDARE" - LA 17ENNE OLANDESE NOA POTHOVEN SI E’ LASCIATA MORIRE DI FAME: L’EUTANASIA LE ERA STATA NEGATA - VIOLENTATA A 11 ANNI, A 14 AVEVA SUBITO UN’ALTRA AGGRESSIONE DA DUE UOMINI - SOFFRIVA DI ANORESSIA, FORME DI AUTOLESIONISMO E DEPRESSIONE, ERA STATA RICOVERATA PIÙ VOLTE SENZA RIUSCIRE A SUPERARE IL DOLORE COSTANTE CHE ERA DIVENTATA LA SUA VITA - AVEVA TENTATO IL SUICIDIO PIU’ VOLTE E ALLA FINE I GENITORI HANNO ACCETTATO LA SUA DECISIONE DI MORIRE…


     
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    1 - NOA SI È LASCIATA MORIRE DI FAME IL PAPA: «È UNA SCONFITTA DI TUTTI»

    Leonard Berberi per il “Corriere della sera”

     

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    Nessuna eutanasia, ma una lenta agonia rifiutando cibo e cure. Sarebbe morta così la 17enne Noa Pothoven domenica nella casa ad Arnhem, una novantina di chilometri da Amsterdam. Un' ipotesi che dovrà essere confermata dagli ispettori del ministero della Sanità olandese e - se necessario - da un' indagine ufficiale.

     

    La vicenda da due giorni fa discutere. «L' eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti - ha scritto ieri in più lingue su Twitter papa Francesco -. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza».

     

    Noa era stata violentata a 11 anni alla festa della scuola, a 14 aveva subito un' altra aggressione da due uomini. Tutti traumi raccontati in un libro e che secondo i quotidiani locali l'hanno portata a soffrire di disturbi da stress post traumatico, depressione, anoressia e autolesionismo. Avrebbe più volte tentato il suicidio. Levenseinde, la clinica dell' Aja specializzata nel fine vita, ha smentito all' agenzia Afp di aver praticato l'eutanasia.

     

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    Ha però confermato di aver ricevuto la richiesta nel 2018 e di averla respinta. E ha infine fatto luce sulla morte della ragazza. Una precisazione che arriva alcune ore dopo l'intervento social di Marco Cappato. Il leader dell' Associazione Coscioni e promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna «Eutanasia legale» aveva infatti sottolineato l' inesistenza di una «fonte che ci dica che lo Stato olandese abbia concesso l' eutanasia».

     

    Una confusione mediatica che ha colpito la famiglia Pothoven. «Ci rammarichiamo per il fatto che la morte di nostra figlia sia stata descritta come frutto di eutanasia», hanno detto i genitori al quotidiano olandese AD. «Noa era seguita da un team medico ed è morta domenica dopo aver smesso di mangiare e bere». Mamma e papà hanno poi chiesto di essere lasciati in pace «per salutare in silenzio Noa» e auspicato che la morte della figlia «serva a migliorare l' assistenza fornita ai giovani vulnerabili dell' Olanda».

     

    «La violenza ferisce l'anima più del corpo, e purtroppo a volte le ferite non guariscono - ha scritto su Twitter la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno -. Ma chi ha subìto deve comunque parlare, chiedere aiuto, denunciare. Per aiutare se stessa e le altre».

     

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    2 - «SI È SPENTA DAVANTI A NOI» IL FRATELLO E LA SORELLA SEMPRE ACCANTO AL SUO LETTO

    Elena Tebano per il “Corriere della sera”

     

    Aveva solo 17 anni Noa Pothoven, ma ha lottato con tutte le sue forze per morire. Venerdì scorso ha iniziato a rifiutare cibo e acqua. Domenica, assistita dai medici che le hanno somministrato una terapia palliativa contro il dolore, è entrata in coma. Il suo corpo, già debilitato, non ha retto: è morta quello stesso giorno.

     

    Il padre Frans e la madre Lisette, dopo averla vista soffrire per anni, avevano accettato la sua decisione e, con il consenso dei medici che la seguivano, non l' hanno sottoposta all'alimentazione forzata come invece era avvenuto in passato. Hanno solo fatto il possibile per evitarle ulteriori dolori fisici e l'hanno accompagnata nei suoi ultimi giorni di vita, in un letto d' ospedale montato nel soggiorno di casa. Accanto a lei c' erano anche il fratello e la sorella.

     

    Una scelta che ha fatto pensare si trattasse di eutanasia. Non è così: ieri i familiari lo hanno smentito: «È morta davanti a noi, vi chiediamo di rispettare la nostra privacy», hanno detto. A dare notizia della sua morte, domenica, era stata la sorella. Oggi ci sarà il funerale, ad Arnhem, la sua città.

     

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    Noa soffriva di anoressia, forme di autolesionismo e depressione, era stata ricoverata più volte senza riuscire a superare il dolore costante che era diventata la sua vita. È una delle poche cose certe in questa storia terribile. L'anno scorso la ragazza aveva raccontato in un libro, pubblicato dopo essere stato premiato in un concorso letterario, che le sue malattie erano la conseguenza delle violenze sessuali subite da bambina: prima a una festa, quando aveva solo undici anni, poi di nuovo l' anno successivo, e infine ancora «da parte di due uomini» quando aveva quattordici anni.

     

    Aveva anche raccontato di non aver detto a nessuno delle violenze «perché faceva ancora fatica a parlarne». Poi, dopo essersi finalmente rivolta alla polizia, non aveva finalizzato la denuncia, «convinta» che fosse impossibile trovare gli aggressori. Due anni fa si era rivolta, senza che i genitori lo sapessero, alla clinica Levenseinde all' Aja, chiedendo di essere sottoposta a eutanasia o di poter accedere al suicidio assistito.

    noa pothoven e la madre noa pothoven e la madre

     

    La risposta era stata negativa: «Pensavano che ero troppo giovane per morire.

    Pensavano che avrei dovuto completare la terapia per i miei traumi e che il mio cervello dovesse prima finire di crescere» aveva spiegato dopo. Da allora si sono moltiplicati i ricoveri psichiatrici (ha passato sei mesi in una clinica di Nijkerk su ordine di un giudice), è stata sottoposta ad alimentazione forzata quando il suo peso è sceso troppo, i genitori hanno chiesto invano che fosse curata con l'elettroshock, una forma di trattamento considerato a rischio e riservato in Olanda solo agli adulti.

     

    «Sentiva di non avere altre possibilità, quindi ha deciso di non bere e non mangiare più» spiega Paul Bolwerk, il giornalista del quotidiano Der Genderlander che ha seguito la sua storia. Noa era diventata famosa, accumulando «amici» su Internet e ricevendo le visite di personaggi dello sport e di politici. «Dopo anni di lotte è finita - ha scritto lei su Instagram, in un post che ora non è più accessibile -. Dopo molte valutazioni è stato deciso che mi lasceranno andare perché la mia sofferenza è insopportabile. È finita. È tanto tempo che non sono davvero viva. Sopravvivo, e nemmeno quello. Respiro, ma non vivo più».

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    Gli ultimi giorni, prima di perdere conoscenza, li ha usati per salutare le persone a cui voleva bene. «L' amore è lasciare andare» ha scritto sui social. Viene da chiedersi se questa fosse l' unica fine possibile. Il ministero della Salute olandese ha annunciato «un' ispezione sanitaria» per accertare «il tipo di cure ricevute da Noa» e «verificare se sia necessario aprire un' indagine».

    la famiglia di noa pothoven la famiglia di noa pothoven

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