1. INSISTE PER L'ELEMOSINA, UCCISO IN STRADA
Riccardo Bruno per il "Corriere della Sera"
Alika Ogorchukwu
È accaduto tutto alle due e mezza del pomeriggio, in Corso Umberto I, la via dei negozi di Civitanova Marche. Era pieno di gente, qualcuno ha preso il telefonino e ha filmato la lite, ci sono le immagini tremende che mostrano la violenta aggressione che è costata la vita ad Alika Ogorchukwu. In uno scatto si vede la vittima, un nigeriano di 39 anni, a terra, la stampella con cui si aiutava a muoversi accanto, e sopra di lui, seduto come per schiacciarlo, un uomo che gli cinge il collo e lui che cerca disperatamente di divincolarsi. Hanno gridato: «Così lo uccidi!».
E lui, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, 32 anni, operaio, originario di Salerno ma che vive a Civitanova, qualche piccolo precedente, lo ha ucciso davvero. Poi si è allontanato, con il telefonino della vittima, ma è stato fermato dagli agenti della polizia in una via poco distante. Si sarebbe giustificato: «Chiedeva con insistenza alla mia fidanzata l'elemosina». E la donna, 45 anni, ha confermato.
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Saranno gli uomini del commissariato di Civitanova e della Squadra mobile di Macerata guidati da Matteo Luconi, coordinati dal procuratore facente funzioni Claudio Rastrelli, a chiarire i dettagli di una reazione così brutale da provocare la morte di un uomo.
Ogorchukwu abitava a San Severino con la moglie, un figlio di 8 anni e un'altra ragazzina di 10. Era un ambulante, vendeva piccoli oggetti, accendini e fazzoletti, offerte ai passanti che spesso finivano nella richiesta di un aiuto. Andava quasi tutti i giorni a Civitanova perché lì aveva più opportunità di racimolare qualcosa, e nel salotto della cittadina lo conoscevano in molti.
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Da un anno, dopo un incidente, si muoveva con una stampella e con questa l'aggressore, togliendogliela di mano, l'ha prima colpito, anche alla testa. Ogorchukwu è caduto a terra, ma Ferlazzo ha continuato ad accanirsi contro di lui, schiacciandolo con il suo corpo, e forse è stato proprio questo a provocarne la morte come dovrà stabilire l'autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni dal medico legale Ilaria De Vitis.
Il corpo senza vita per effettuare tutti i rilievi è rimasto sul marciapiede coperto da un telo fino alle 7 di sera, davanti a un negozio di intimo.
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«L'aggressione è avvenuta mentre noi eravamo chiusi, quando siamo arrivati ci siamo trovati davanti questa scena terribile - dice ancora scossa la signora Paola, la madre della titolare -. In molti conoscevano la vittima, frequentava il bar qui vicino. È stato straziante vedere la moglie in lacrime davanti al cadavere, e attorno l'indifferenza della gente, come se tutto quello che è successo fosse la normalità, senza alcuna pietà». Gli inquirenti hanno sentito i testimoni e acquisito tutte le immagini. Ferlazzo è stato arrestato con le accuse di omicidio volontario e rapina, per aver sottratto il cellulare della vittima. «Ciò che è accaduto oggi è un fatto di una violenza inaudita - ha commentato il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica -. Lontano dalla normalità della nostra comunità, conosciuta da tutti per essere da sempre accogliente e tranquilla».
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2. ALIKA, IL GIGANTE BUONO L'ULTIMO SALUTO ALLA MOGLIE «MANGIA E NON TI STANCARE»
Riccardo Bruno per il "Corriere della Sera"
«Alika era una persona positiva, sempre sorridente, allegra. Era bravo, bravo, bravo». Ha le lacrime agli occhi questa donna che a San Severino Marche, il paese dove viveva Ogorchukwu con la sua famiglia, conoscono tutti come Pastore Faith: è la guida della chiesa evangelica che tiene insieme la piccola comunità nigeriana. Molti di loro sono qui con lei, a stringersi attorno alla moglie di Alika, in questo sabato sera di lutto davanti all'obitorio di Civitanova. «Con Alika e sua moglie ci conosciamo da tempo. Prima seguivano un pastore italiano ma negli utimi mesi si erano uniti alle nostre funzioni perché noi le teniamo in inglese e loro si trovavano meglio».
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La moglie di Alika è accanto, ma non ha parole, soltanto dolore. Lavora per una ditta che fa le pulizie nelle stazioni ferroviarie, hanno un figlio di 8 anni nato in Italia, e con loro vive anche una ragazzina di 10, che è come un altra figlia.
«Ancora loro non lo sanno che è morto il padre, ora toccherà a noi andare a dirglielo» dice con un filo di voce Pastore Faith. La moglie di Alika le ha raccontato l'ultimo saluto, la mattina prima andare a lavoro. «Lui si è preoccupato che non si stancasse troppo e che mangiasse, le ha raccomandato di portarsi un panino». Poi Pastore Faith aggiunge: «Alika era una persona generosa, quel poco che aveva lo divideva con tutti. Ogni volta che discutevamo, mi ripeteva sempre la stessa frase, era il suo motto: "Quello che Dio non può fare non esiste". Era ottimista, diceva una soluzione si trova sempre».
la stampella con cui e? stato ucciso Alika Ogorchukwu
Un ritratto di Alika Ogorchukwu che si rispecchia nelle parole dell'avvocato Francesco Mantella, che lo conosceva da tempo. «Avevo seguito l'iter per il rilascio del permesso di soggiorno della moglie, poi l'anno scorso l'ho assistito quando era stato investito». Era in bicicletta, un'auto lo ha travolto, è rimasto claudicante, per questo per muoversi aveva bisogno di una stampella. «Aveva ottenuto anche un risarcimento dall'assicurazione - aggiunge l'avvocato Mantella -, stava aspettando l'inizio del processo all'investitore, si sarebbe costituito parte civile». Ogorchukwu era in Italia da una decina d'anni, era sempre rimasto nella zona del Maceratese, prima a Tolentino, poi si era trasferito a San Severino, ma per lavoro andava a Civitanova.
i tentativi di soccorso a Alika Ogorchukwu
«Era una persona mansueta - prosegue l'avvocato Mantella -. Non aveva precedenti, viveva con dignità e rettitudine. Con gli anni si erano creati con lui rapporti che andavano oltre l'aspetto professionale, che si reggono sulla solidarietà. Quando mi hanno detto che avevano ucciso a bastonate un uomo di colore con la stampella, ho temuto subito che fosse lui. Non era una persona che cercava guai, adesso gli inquirenti dovranno capire perché quell'uomo si è scagliato contro di lui con tanta violenza».