Andrea Senesi per il "Corriere della Sera"
giorgia meloni mario draghi
Soltanto una battuta, ma velenosa. E che racconta di come le tensioni, dalle parti del centrodestra, siano tutt' altro che spente. Il tema è lo scenario disegnato qualche giorno fa da Giancarlo Giorgetti, secondo cui se Mario Draghi andasse al Quirinale poi l'unica strada sarebbe quella delle urne. Giorgia Meloni risponde appunto con una battuta: «L'ipotesi che si possa andare subito al voto è una delle cose che potrebbe convincermi a sostenerlo», sorride la leader di Fratelli d'Italia che subito dopo aggiunge: «Nel caso, l'ipotesi delle urne sarebbe realistica. E infatti non mi pare che siano in molti a lavorare per portare Draghi al Quirinale».
BERLUSCONI MELONI SALVINI
Tensioni che covano sotto la cenere. Anche se la trasferta a Villa Certosa da Silvio Berlusconi è servita a riportare un po' di serenità. «È stato un incontro molto franco e cordiale. L'obiettivo era capire se l'orizzonte degli altri partiti di centrodestra sia lo stesso di Fratelli d'Italia, cioè un governo di centrodestra o se alcuni accarezzino ipotesi alternative.
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
Cioè se si consideri la maggioranza arcobaleno a sostegno di Draghi o di chiunque altro come una ipotesi transitoria, accidentale o irripetibile, o se invece no. Noi su questo siamo assolutamente monogami», scandisce Meloni. «Ho chiesto garanzie - conclude - sul fatto che l'unico orizzonte possibile sia quello di un centrodestra forte e compatto. Su questo aspettiamo segnali concreti e chiari».
La leader di Fratelli d'Italia arriva a Milano per lanciare la corsa di Luca Bernardo a Palazzo Marino. Tre settimane fa, in occasione della nomination ufficiale del pediatra del Fatebenefratelli, Meloni diede invece forfait. Erano i giorni dell'ira con gli alleati per l'esclusione dell'unico consigliere di opposizione dal consiglio di amministrazione della Rai dopo l'accordo tra Lega e Forza Italia.
giorgia meloni dopo l'incontro con draghi 2
Una visita in qualche modo «riparatoria», un blitz nella capitale del Nord solo per ribadire il sostegno «incondizionato» al candidato scelto. Al suo fianco c'è tutto lo stato maggiore locale di Fratelli d'Italia, con Ignazio La Russa e Daniela Santanché. Si vede per qualche minuto anche il capolista per il Comune Vittorio Feltri.
giorgia meloni ignazio la russa
Per via del sole e della fatiche da campagna elettorale, il diretto interessato, Luca Bernardo, accusa un calo di pressione che lo induce, quando Meloni ha appena finito di parlare coi cronisti e prima di concedersi a sua volta a microfoni e taccuini, a sedersi per una decina di minuti sotto il gazebo.
Davanti ai loro occhi campeggia oltretutto un lungo striscione elettorale proprio col volto di Matteo Salvini: «Milano riparte con la Lega». Fratelli d'Italia vuole invece sfondare anche nella ex capitale morale, nonostante le cautele dei dirigenti cittadini: «Avvicinarsi al quindici per cento andrebbe bene».
GIORGIA MELONI VOTA NO ALLA FIDUCIA A MARIO DRAGHI
«Con Bernardo in ogni caso si può vincere», garantisce Meloni: «Lo dimostra il nervosismo con il quale la sinistra sta facendo campagna elettorale: mistificazioni e falsità per attaccare una persona che i milanesi conoscono bene e a cui hanno affidato la cosa più preziosa, i figli». La visita di Meloni «è un segnale importante», conferma il candidato: «Io arrivo dalla società civile, sono la sintesi di tutti i partiti della coalizione».
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