Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
EHRMAN 19
Il 9 novembre 1989 Riccardo Ehrman arrivò tardi alla conferenza stampa del secolo. I vertici della Ddr avevano preso una decisione storica. Anche Günter Schabowski, portavoce del governo, il giorno prima era arrivato tardi a una riunione cruciale del Comitato centrale. Non ne conosceva alcuni dettagli.
Quando si presentò il pomeriggio successivo davanti alla stampa con un faldone di documenti, la sala era gremita di giornalisti. Ehrmann, all'epoca corrispondente dell'Ansa, fu costretto ad accovacciarsi davanti alla prima fila in attesa di fare la sua domanda. Quella fondamentale domanda, ci confessò nel 2009, gli era stata suggerita da un collega della Ddr.
il muro di berlino
Ehrman chiese dunque a Schabowski dei permessi di viaggio per l'Occidente. La Ddr era da quarant' anni un carcere per i tedeschi dell'Est. Schabowski rispose che sì, quei biglietti per la libertà sarebbero stati concessi a tutti. Un collega tedesco lo interruppe, «da quando?». Schabowski, poco informato sulle conclusioni del Comitato centrale, mormorò «a quanto ne so, da subito».
IL MURO DI BERLINO 19
Sui documenti, in realtà, era segnato l'11 novembre. Ehrman gridò al telefono all'Ansa che il Muro di Berlino era caduto. Fecero fatica a credergli. Era vero. Migliaia di berlinesi cominciarono a riversarsi verso gli invalicabili passaggi verso Ovest. Gridando «aprite, aprite». I Vopos, dopo ore, cedettero. E il secolo breve finì. Anche grazie a un italiano, morto ieri a 92 anni.
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