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    LA CANNES DEI GIUSTI - "THE SHROUDS" È UN FILM FATICOSO, VERBOSO, DOVE I POCHI PERSONAGGI PARLANO TROPPO COME FOSSE UN DRAMMA RADIOFONICO, MA CI MOSTRA UN DAVID CRONENEBERG A TRATTI ANCORA IN FORMA - QUANDO IL REGISTA COSTRUISCE LE SCENE AD EFFETTO TUTTO FUNZIONA E DIMOSTRA UNA MACCHINA CINEMA RARA E PERFETTAMENTE FUNZIONANTE. NON È CHE SMETTIAMO DI AMARLO PERCHÉ QUA E LÀ CI ANNOIA. MAGARI FOSSE SEMPRE QUELLA LA NOIA... - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    "How dark do you want to go?". Mortifero lo è sicuramente. A cominciare dall'inizio, bellissimo, dove Karsh, Vincent Cassel, truccato come David Cronenberg, vede il cadavere della moglie, Diane Kruger, nella tomba urla e lo troviamo dal dentista. O dall'idea di costruire dei cimiteri dove puoi vedere su internet come si decompone il caro estinto. O dalla scena, magistrale con Cassel che immagina di far l'amore con la moglie malata, nuda ma senza un seno e senza un braccio. Come la stringe le si rompe un'analisi.

     

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    Anche se è un film faticoso, verbòso, dove i pochi personaggi parlano troppo come fosse un dramma radiofonici, "The Shrouds " ci mostra un David Cronenebrg a tratti ancora in forma. È vero che i meccanismi di racconto, una sorta di giallo che vede interessi cinesi negli affari di Karsh, un fratello, Guy Pearce, votato all'autodistruzione che configura ambigui avatar da computer, una cognata, sempre Diane Kruger, paranoica e pazza del protagonista, Cassel, non certo meno scombinato di loro, una bellissima coreana cieca, Sandrine Holt, che riporta al sesso il protagonista, ma quando Cronenberg costruisce le scene ad effetto tutto funziona, e dimostra una macchina cinema rara e perfettamente funzionante.

     

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    In quale altro film troviamo la musica favolosa di Howard Shore o andiamo così a fondo sul body horror che lui ha seguito tutta la vita? O riesci a fare cinema partendo dalle cellule impazzite del cancro. Non scopriamo oggi quanto sia malato il suo cinema. Ma non è che smettiamo di amarlo perché qua e là ci annoia. Magari fosse sempre quella la noia...

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