Nino Sunseri per ''Libero Quotidiano''
COCAINA NEI BAGNI
Il Fisco non risparmia nessuno, nemmeno gli spacciatori di droga. Sono delinquenti e di loro si occupano Procura della Repubblica, Polizia e Carabinieri. Ma adesso scopriamo che non sfuggono nemmeno alla vigilanza della Guardia di Finanza.
Lo hanno imparato a loro spese due trafficanti attivi nell' area di Gela, in provincia di Caltanissetta. In maniera certamente inattesa si sono visti notificare il mancato pagamento dell' Iva su un guadagno presunto per 50mila euro da parte delle Fiamme gialle. Anche il loro avvocato è rimasto a bocca aperta: a carico dei suoi clienti si aspettava ogni possibile atto giudiziario. Non certo la cartella esattoriale.
Per carità non c' è proprio da meravigliarsi. Dal 2014 infatti, nel calcolo del Pil sono entrati anche gli affari della malavita: prostituzione, gioco d' azzardo, traffico di droga. Valore stimato 15,5 miliardi che equivalgono a un punto circa di Pil.
COCAINA
Non è ben chiaro a chi è digiuno di calcoli probabilstici e di algoritmi come sia stato fatto il conto. Certo si tratta di una direttiva europea e quindi l' Italia non poteva sottrarsi. Qualche piccolo sospetto comunque è rimasto. Non sull' obbligo, naturalmente, ma sull' ammontare della revisione.
Che il valore della rivalutazione sia servito a imbellettare il Pil in un momento in cui ne aveva estremamente bisogno? L' Istat nega e dice che l' operazione è stata fatta sulla base degli standard internazionali. Sarà certamente così. Resta il fatto che i 15,5 miliardi di ricchezza aggiuntiva vanno dritti a ingrossare il tesoro. Così la Guardia di Finanza si è inventata una sorta di studio di settore per la droga. Uno spacciatore, se conduce un certo stile di vita non può guadagnare meno di tanto.
Considerando che i due trafficanti di Gela non disponevano di altro reddito è chiaro che tutto quello che avevano guadagnato arrivava dalla droga.
A fare le spese dell' applicazione degli studi di settore al malaffare sono stati Emanuele Brancato ed Emanuele Di Stefano. Con lo smercio di droga due anni fa avevano guadagnato oltre 50mila euro, ora la Guardia di finanza chiede ai due spacciatori di pagare 20mila euro di tasse sui proventi incassati dall' attività illegale, richiamando l' articolo 53 della Costituzione: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva».
IVA TASSA
I due spacciatori, avevano dichiarato di essere nullatenenti, ma il loro tenore di vita era molto alto. Spendevano tanto. Auto di lusso, cavalli, case sfarzose zeppe fra l' altro di arredi in oro, e con la scuola di maneggio per i figli. Uno sfarzo che non poteva passare inosservato in un piccolo centro come Gela, flagellato dalla disoccupazione per la crisi del petrolchimico.
I finanzieri di Gela hanno fatto due calcoli sul loro guadagno dalla cocaina e, basandosi sui capi d' imputazione, hanno presentato il conto.
Brancato e Di Stefano sono stati arrestati nel giugno del 2016 dalla polizia: secondo l' accusa, acquistavano droga a Platì in Calabria per poi rivenderla in Sicilia. Sul pagamento delle tasse sui guadagni illeciti, l' avvocato Giacomo Ventura che difende Brancato ha qualche perplessità: «Il calcolo parte su alcune accuse ancora non certificate da un processo. E poi, così facendo, si dà una sorta di legittimità a questi redditi».
Insomma: la cocaina come le sigarette: fanno male. Ma se pagano le le tasse va bene. A quando la depenalizzazione delle droghe pesanti a fini fiscali?