Francesco Olivo per “la Stampa”
COLOMBIA SEQUESTRO DI COCAINA A BOGOTA jpeg
La guerra alla cocaina non vive un' epoca trionfale: aumentano i terreni coltivati, i consumatori, i prezzi. Il business è più florido che mai, la filiera sa rinnovarsi e invade nuovi mercati. Tutto comincia, neanche a dirlo, in Colombia, Paese che da solo produce il 68 per cento della polvere bianca globale.
Dopo anni di contrasto duro alla narco-economia da parte del governo, con la regia più o meno attiva degli Stati Uniti, le priorità di Bogotà sono cambiate, e le ultime cifre danno un quadro allarmante: gli ettari dei terreni dedicati alla cocaina crescono di anno in anno. Nel 2017 si sono contati 209 mila ettari di piantagioni di coca, contro i 146.000 dell' anno precedente, mentre le tonnellate prodotte nel 2017 sono 921, contro le 772 del 2016. Siamo ai record di sempre.
SOTTOMARINO COLOMBIANO TRASPORTA COCAINA
Non è caso che il dato del 2017, il più vistoso, arrivi dall' Agenzia di controllo delle droghe della Casa Bianca (Ondcp), una pubblicazione non casuale per modi e soprattutto per tempi, visto che il 7 agosto si insedia il nuovo presidente Iván Duque, che, a Washington ci si conta, vorrà cambiare. Gli Stati Uniti fanno notare che la diretta conseguenza del boom della produzione di coca in Colombia è l' aumento dei consumatori, e quindi dei morti, negli States.
pacchi di cocaina in colombia
Gli analisti dell' America Latina invertono causa ed effetto: è la domanda a generare più offerta. Lo stesso Donald Trump un anno fa aveva accusato le autorità di Bogotà a non impegnarsi a fondo e, pur senza tweet presidenziali, quei sospetti vengono ribaditi anche oggi: «Questa impennata è inaccettabile», dice Jim Carroll, direttore dell' Ondcp.
LE CONSEGUENZE DELLA PACE
Il ritorno ai campi dei «cocaleros» colombiani è causato da molti fattori. Il primo è la fine della guerra con le Farc, l'esercito marxista, ha lasciato senza occupazione decine di migliaia di guerriglieri, alcuni dei quali sono tornati all' attività di sostentamento tradizionale.
COLTIVAZIONE DELLA COCA IN COLOMBIA
Il governo di Juan Manuel Santos, impegnato nelle difficilissime trattative di pace, e nell'azione ancora più complessa di convincere i colombiani della bontà dell' accordo, ha trascurato il contrasto alle coltivazioni di coca, secondo le analisi più benevole che arrivano dagli Stati Uniti.
Altro problema: circa 1200 ex guerriglieri dissidenti hanno rifiutato gli accordi di pace e ora si dedicano al narcotraffico. In sostanza, il vuoto di potere lasciato dalla smobilitazione delle Farc è stato riempito dai cartelli e non dallo Stato. Il clima è di tensione permanente: ieri Santos ha smentito un settimanale che sparava in copertina la ricostituzione delle Farc: «Falso».
COLTIVAZIONE DELLA COCA IN COLOMBIA
Da Washington si guarda con preoccupazione a un aspetto: lo sradicamento dei campi (anche attraverso le cosiddette aspersioni aeree), uno degli strumenti tradizionali di lotta alle coltivazioni, è stato in parte abbandonato dall' amministrazione Santos dal 2015, perché, è la motivazione ufficiale, è ormai poco utile e genera instabilità nelle regioni di coltivazione. La linea della presidenza è stata, al contrario, quella di offrire una sorta di amnistia alle famiglie di produttori che lasciavano i campi.
Non è della stessa idea il presidente eletto Duque, che in queste settimane che precedono il suo insediamento, sta girando le cancellerie occidentali, è stato a Washington e Madrid, impegnandosi a una lotta senza quartiere alle coltivazioni, mediante lo sradicamento dei terreni, anche attraverso i droni.
MANUEL SANTOS
Ariel Ávila, uno dei massimi esperti di cocaina in Colombia, diffida da analisi troppo semplicistiche: «In realtà la prima causa è puramente economica: quando cala il prezzo dell' oro che si estrae nel nostro Paese, sale quello della coca, è sempre stato così».
Brasile e Argentina Ma c' è un' altra novità che stravolge il quadro: il mercato si sta allargando, oggi i trafficanti fanno affari d' oro in Paesi, come Argentina e Brasile e non più soltanto negli Stati Uniti e in Europa.
Nella stessa capitale colombiana, «se un tempo il consumo di coca in America Latina era considerata un' attività per gente umile, una cosa da contadini, oggi sta diventando di moda nelle classi più alte, come avviene in Europa d' altronde», spiega una fonte investigativa. Ariel Ávila conferma: «Il Brasile è diventato il secondo Paese al mondo dopo gli Usa». La narco-economia, almeno in questo, segue le regole di tutti i mercati.