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    LA CORSA AI POLI - LA RUSSIA SPEDISCE NELL’ARTICO LA PRIMA CENTRALE ATOMICA GALLEGGIANTE: SERVIRÀ A FORNIRE ENERGIA AD ABITAZIONI, MINIERE E IMPIANTI DI TRIVELLAZIONE - LA “NAVE ATOMICA” PESA 21.500 TONNELLATE, È LUNGA 144 METRI E LARGA 30. MA A RENDERLA UNICA SONO OI SUOI DUE REATTORI DA 35 MEGAWATT L'UNO: TANTO QUANTO BASTA A FORNIRE ENERGIA ELETTRICA A UNA CITTÀ DI 100 MILA ABITANTI - LA CINA ACCOGLIE LA SFIDA: 20 IMPIANTI NEL PROSSIMO DECENNIO…


     
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    Giuseppe Agliastro per “la Stampa”

     

    Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante

    La Akademik Lomonosov inizia oggi il suo lungo viaggio da un estremo all' altro dell' Artico russo. La prima centrale atomica galleggiante al mondo salperà da Murmansk e volgerà subito la prua verso est, cioè verso Pevek, la città più a nord della Russia e di tutta l' Asia, dove fornirà energia ad abitazioni, miniere e impianti di trivellazione.

     

    Le autorità russe puntano sempre più sull' Artide, ricco di idrocarburi e di grande importanza militare, ma gli ambientalisti temono che un incidente possa trasformare la Akademik Lomonosov in una «Chernobyl galleggiante»: una paura che è inevitabilmente cresciuta dopo la misteriosa esplosione radioattiva di due settimane fa in un poligono nel nord della Russia.

     

    Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante

    La Akademik Lomonosov navigherà per 5.000 chilometri lungo il Severnij Morskoj Put: la Rotta Marittima Settentrionale che collega Europa e Asia attraverso le fredde acque dell' Artico russo. Una scorciatoia sempre più accessibile non solo grazie allo sviluppo della tecnica ma anche a causa del pericoloso scioglimento dei ghiacci provocato dal riscaldamento globale. La «nave atomica» pesa 21.500 tonnellate, è lunga 144 metri e larga 30. Ma a renderla unica sono ovviamente i suoi due reattori da 35 megawatt l' uno: tanto quanto basta a fornire energia elettrica a una città di 100.000 abitanti.

     

    La Akademik Lomonosov è stata realizzata nei cantieri della fabbrica Baltiyskiy di San Pietroburgo e pare che la Russia voglia presto lanciare in mare altre centrali nucleari simili. L' obiettivo è quello di garantire elettricità a luoghi remoti e diversi Paesi dell' Africa, dell' Asia e dell' America Latina si dicono interessati a queste centrali galleggianti. Ma conviene davvero? Su questo punto i pareri sono divergenti.

     

    Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante

    Alcuni esperti sospettano che quella del Cremlino sia almeno in parte una mossa di propaganda. L' Artide è ricco di gas naturale che potrebbe essere una valida fonte di energia. E soprattutto i costi di una centrale di questo genere sono stimati attorno ai 480 milioni di dollari. Molto meno di una centrale nucleare sulla terraferma, che costa tra i 5 e i 6 miliardi di dollari, ma con una spesa per megawatt significativamente maggiore.

     

    Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante

    La Cina in ogni caso ha deciso di non stare a guardare e nel prossimo decennio dovrebbe sfornare una ventina di centrali nucleari galleggianti. La prima è già in costruzione e si prevede che sarà terminata nel 2021. I timori degli ambientalisti restano però in piedi. L' agenzia atomica russa Rosatom sostiene che la Akademik Lomonosov sia estremamente sicura e «virtualmente inaffondabile», in grado di reggere l' impatto con un iceberg o con un' onda anomala. Ma per l'esperto di Greenpeace Jan Haverkamp si tratta di un potenziale «Titanic nucleare».

     

    Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante Akademik Lomonosov - La centrale nucleare galleggiante

    Secondo Anna Kireeva, dirigente della fondazione ambientalista Bellona, uno degli aspetti più inquietanti è che Mosca voglia «vendere questa tecnologia a Paesi come il Sudan», dove gli standard di sicurezza non sono adeguati. «Cosa faranno - si chiede l' attivista - con il combustibile nucleare consumato? Come reagiranno in caso di emergenza?».

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