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    “SONO DIVISIVA. PER STRADA MI CHIEDONO SE SONO UN UOMO. LA COMUNITÀ FETISH E' AFFASCINATA DA ME” – LA CULTURISTA 52ENNE JACQUELINE FUCHS SI RACCONTA NEL FILM “BODY ODYSSEY”: “AMO IL MIO CORPO. LA VOGLIA DI METTERE SU MUSCOLI È UNA PASSIONE E NON UNA MALATTIA” – “UNA DONNA CULTURISTA PERDE I CAPELLI, SALTA IL CICLO MESTRUALE. SI PUO' MORIRE PER EFFETTO DEI FARMACI CHE SI PRENDONO. MA È IL RISCHIO DI QUALUNQUE ALTRO SPORT ESTREMO, ANCHE IL PILOTA DI FORMULA 1 RISCHIA LA MORTE…”  - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”

     

    La parola che la bodybuilder usa più spesso è «normale». E non bisogna fermarsi «all’apparenza». Al Bif&st di Bari, Body Odyssey di Grazia Tricarico (dall’11 aprile nelle sale), racconta la storia di Jacqueline Fuchs: a 52 anni, è una erculea campionessa di mezz’età, svizzera di nascita, passata al culturismo tardi, a 39 anni, dopo un grave incidente mentre faceva boxe.

     

    […] Osserviamo che in una scena si fa la barba come un uomo per gli ormoni che assume.

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    «Tutti si radono — dice Jacqueline — uomini e donne». Ma non la faccia… «L’importante è l’equilibrio e vivere in armonia. La voglia di mettere su muscoli è una passione e non una malattia, non c’è morbosità». Gli uomini sono intimiditi da lei? «Sono divisiva. Le persone comuni mi vedono come un’atleta, anche se per strada capita che mi chiedano se sia un uomo, e sorrido; poi c’è la comunità fetish, affascinata da me. Ho avuto ragazzi mingherlini. Ora ho una storia con un culturista amatoriale».

     

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    Una donna culturista perde i capelli, salta il ciclo mestruale. Uno sport in cui si corre il rischio di morire per effetto dei farmaci che si prendono. «È il rischio di qualunque altro sport estremo, anche il pilota di Formula 1 rischia la morte. Ci sono regole che vanno rispettate. Amo spingere oltre i limiti il mio corpo, l’ho plasmato in ogni centimetro». Nel film si prepara alla gara di Miss Body Builder del mondo, monitorata dall’allenatore demiurgo (Julian Sands) con cui ha un rapporto ambiguo. Lui è il dio che l’ha creata con i pesi, i farmaci e il cibo.

     

    […] «Mi manca la percezione di come io sia all’esterno, nei video mi stupisco dei miei muscoli, vivo una specie di scollamento». Che succede prima delle gare? «Devo fare sacrifici enormi, rinunciare completamente a mangiare e a volte non sono presente a me stessa. Ho il mental coach che mi riequilibra dandomi stabilità». C’è una componente esibizionista? «Non in me, però sì c’è, con i pesi tanti cercano di nascondere le loro lacune. […]».

     

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    Jacqueline vive la realtà deformata del suo corpo (che per lei è uno scudo e non una corazza), alterato dagli allenamenti e dagli steroidi. Scolpita come una statua di Bernini.

    Però le sue forme sono fuori controllo. Cosa non le piace del suo corpo? «Niente, e non ne sono prigioniera». […]

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