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    LA CURA GATTUSO FUNZIONA: LA LAZIO SI ARRENDE DOPO 14 RIGORI, IL MILAN VOLA IN FINALE DI COPPA ITALIA: IL 9 MAGGIO SFIDERA' LA JUVE - PER I BIANCOCELESTI ERRORE FATALE DI LUIZ FELIPE (STRAKOSHA E DONNARUMMA PARANO 2 TIRI CIASCUNO) - DECISIVO IL RIGORE DI ROMAGNOLI, CUORE BIANCOCELESTE - 4° FINALE DI FILA PER LA JUVENTUS CHE SUPERA L'ATALANTA CON UN PENALTY CONTESTATO DA GASPERINI-  VIDEO


     
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     Marco Fallisi per gazzetta.it

     

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    Non inganni la mancata esultanza di Alessio Romagnoli dopo l'ultimo rigore di Lazio-Milan, trasformato: in finale di Coppa Italia ci vanno lui e i suoi compagni, solo che il destino si è divertito a servire il colpo del k.o. ai biancocelesti al tifoso biancoceleste che gioca in rossonero. E così, dopo 210 minuti di parità e nessun gol, dopo 14 tiri dal dischetto, il Milan di Rino Gattuso vola all'appuntamento con la Juventus, il 9 maggio, sempre all'Olimpico. Quattordicesima finale per il Diavolo, la quinta contro i bianconeri, ormai sta diventando un classico della competizione. Il rigore del 5-4 finale (dopo lo 0-0 al 120') lo segna, dicevamo, Romagnoli, dopo l'errore fatale di Luiz Felipe. Prima di loro, Strakosha e Donnarumma avevano parato due tiri ciascuno.

     

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    RINO, PORTA BLINDATA — Il Milan torna in finale di Coppa Italia a due anni dall'ultima volta, sempre contro la Juve. Allora la giocò - finendo al tappeto - con un traghettatore in panchina, Brocchi, che aveva preso il posto dell'allenatore che aveva portato i rossoneri fino all'ultimo atto, Mihajlovic. Oggi si giocherà il trofeo con un tecnico arrivato come traghettatore e già passato allo status di allenatore del momento: Rino Gattuso è l'anima di questo Milan, lo ha fatto rinascere e in Coppa Italia raccoglie i risultati di un percorso netto. Zero gol subiti (3-0 al Verona, 1-0 all'Inter nei supplementari e doppio 0-0 con la Lazio in semifinale) e un carattere che poche squadre in Italia possono vantare in questo momento. L'ultima volta, la Coppa la decise Morata all'overtime, adesso Allegri è avvisato: questo Diavolo di ferro non conosce stanchezza.

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    NEI 90' — Nel weekend Inzaghi e Gattuso affronteranno rispettivamente Juventus e Inter, ma non hanno risparmiato nessuno: dentro tutti i titolari, compreso Cutrone tra i rossoneri (Kalinic entra a metà ripresa). Il copione della gara nei 90 minuti è quello che ci si aspettava alla vigilia: i biancocelesti tengono palla e cercano la porta con più insistenza, specialmente nei primi 45', i rossoneri tengono bene le posizioni e provano ad mordere in ripartenza.

     

    Donnarumma mura chiunque, da Immobile (colpo di testa al 5') a Milinkovic (tiro ravvicinato al 17') e rischia di confezionare e scartare un regalo per il solito Immobile valutando troppo presto fuori un pallone in profondità che invece per poco non manda a segno il centravanti laziale. La banda Gattuso rimane in "modalità Olimpico" sulla scia del 2-0 alla Roma, anche se con meno lucidità in zona gol: l'occasione migliore capita al 55' sul destro di Calabria, che sfiora la "doppietta" romana in tre giorni dopo aver segnato il primo gol da professionista ai giallorossi, ma Strakosha salva. Ne viene fuori uno 0-0 che più bugiardo di così non si può, con grande equilibrio quanto a gioco tra i due round - più la Lazio nel primo tempo, meglio il Milan nel secondo - e quanto a occasioni: i biancocelesti tirano 5 volte in porta, gli ospiti 4.

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    MATCH BALL KALINIC — Il conto, nei supplementari, si pareggia e finisce per lasciare con l'amaro in bocca Gattuso. Ringhio intravede il colpaccio con una punizione di Calhanoglu deviata in angolo da Strakosha, un colpo di testa da due passi di Romagnoli (che manda fuori tra le proteste dei laziali per un fallo sul portiere non fischiato da Rocchi) e soprattutto con un contropiede a 2' dai rigori che Bonucci rifinisce alla grande e Kalinic spreca sparando in curva, solo davanti a Strakosha. I tifosi della Lazio avrebbero potuto leggerci un segno della provvidenza. Ma non sapevano ancora che cosa stava escogitando per loro il destino questa sera.

     

    JUVE ATALANTA

    Vladimiro Cotugno per www.corrieredellosport.it

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    Come da pronostico, la Juventus si guadagna il primo biglietto per la finale di Coppa Italia superando 1-0 all'Allianz Stadium la migliore Atalanta possibile: a decidere una sfida spigolosa un rigore di Pjanic a un quarto d'ora dalla fine, molto contestato dagli uomini di Gasperini. Allegri torna in finale di Coppa Italia per la quarta volta consecutiva, inseguendo un record mai ottenuto da nessuna squadra nel calcio moderno: le quattro vittorie consecutive, davanti alle quali ora restano solo novanta minuti contro il Milan.  

     

    CI PROVA IL PAPU. CHIELLINI, GIALLO PESANTE- Chiellini e Benatia centrali, Allegri non rinuncia alla difesa titolare e ritrova Matuidi, giocatore chiave del suo 4-3-3. Davanti di nuovo Alex Sandro nel tridente. Gasperini risponde con l'Atalanta migliore: rispetto alla squadra schierata contro il Borussia Dortmund fuori solo lo squalificato Toloi, sostituito dall'U21 Mancini, solo due degli 11 della formazione annunciata domenica scorsa. Il primo brivido lo regala un pallone di Ilicic messo in area per Gomez, che in spaccata anticipa Lichtsteiner: palla centrale bloccata da Buffon. Al 13' bruttissima entrata di Chiellini su Caldara: giallo ineccepibile e pesante per il difensore in diffida.

     

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    BRACCIO DI MASIELLO IN AREA: FABBRI LASCIA CONTINUARE - Segnali Juve: Mandzukic in contropiede mette al centro un pallone su cui Douglas Costa arriva con un attimo di ritardo. Poi è Masiello a chiudere la conclusione di Douglas Costa e Hateboer a mettere in angolo il cross pericoloso di Asamoah. I bianconeri chiedono anche un rigore per tocco di mano di Masiello su un velo di Mandzukic, Fabbri lascia continuare: l'intervento sembra molto simile a quello di Benatia all'andata che venne invece punito.  

     

    MANDZUKIC, CHE ERRORE. GIALLI A GOMEZ E PJANIC - L'occasione più importante del primo tempo se la costruisce Mandzukic, che entra in area palla al piede e si libera di Masiello, concludendo però addosso a Berisha in uscita. Sul ribaltamento di fronte Gomez nei sedici metri perde palla e affossa Lichtsteiner, giallo anche per l'argentino. Finale con un sinistro a giro di Douglas Costa che Berisha spazza con difficoltà, un destro di Freuler murato e un altro sinistro, stavolta di Asamoah, sull'esterno della rete. Nel mezzo ammonito anche Pjanic, caduto in area cercando il rigore.

     

    PALO DI GOMEZ A PORTA VUOTA!- Marchisio scalda subito i guanti di Berisha, si riparte senza cambi. La Juventus attacca con più convinzione e per un paio di volte arriva a ridosso dell'area piccola di Berisha, senza però concludere l'azione. Scocca l'ora di gioco, arriva il primo cambio - Cornelius per Ilicic - e l'incredibile occasione per Gomez innescata da uno svarione di Benatia: il Papu prende d'infilata la difesa bianconera e si presenta sulla trequarti da solo contro Buffon, completamente fuori dai pali: pallonetto che scavalca il portiere ma che gira troppo, infrangendosi sul palo.

     

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    TRAVERSA DOUGLAS COSTA - Replica bianconera immediata: Douglas Costa libera il sinistro dal limite, traiettoria che supera Berisha ma viene fermata dalla traversa. Brasiliano galvanizzato, una sua cavalcata verso l'area viene fermata fallosamente da Caldara, con Masiello in scivolata che non tocca il giocatore: Fabbri ammonisce Masiello, anche lui diffidato. Entra Khedira per Marchisio, primo cambio anche per Allegri.

     

    MANCINI SU MATUIDI, FABBRI FISCHIA: RIGORE DI PJANIC - Al 74' l'azione che decide la partita: manovra Juve che porta Lichtsteiner al cross, Mancini tocca Matuidi alle spalle con il francese che vola a terra accentuando la spinta, Fabbri è in ottima posizione per decidere e fischia senza esitazione la massima punizione. Dal dischetto va Pjanic che realizza, mandando in finale la Juventus per il quarto anno consecutivo, spegnendo il sogno dell'Atalanta con quindici minuti di anticipo, nei quali si rivede in campo Dybala e dall'altra parte il giovanissimo Barrow, inserito da Gasperini come ultima, disperata carta per una rimonta impossibile. 

     

     

     

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