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    C’È UN LUMICINO IN FONDO AL TUNNEL - LA CURVA DEI CONTAGI NON SALE PIÙ: SE CI VORRÀ DEL TEMPO PER VEDER CALARE IL NUMERO DEI MORTI E DEI NUOVI POSITIVI, PER L’ISS SIAMO SUL PLATEAU. SALGONO DI POCO I RICOVERI, QUANTO BASTANO PER SPEDIRE PIEMONTE, SICILIA, FRIULI VENEZIA GIULIA E ABRUZZO IN FASCIA ARANCIONE. BRUSAFERRO: “DOPO 12 SETTIMANE DI CRESCITA CONTINUA SI OSSERVANO SEGNALI DI STABILIZZAZIONE DELL'INCIDENZA” – MA È NEGLI OSPEDALI CHE LA SITUAZIONE RIMANE DIFFICILE…


     
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    Da "La Stampa"

     

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    La curva dei contagi non sale più. E anche quella dei ricoveri si muove appena verso l'alto, quanto basta però a mandare in fascia arancione, a tener compagnia alla Valle d'Aosta, anche Piemonte, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo. Passano invece dal bianco al giallo Puglia e Sardegna, lasciando nella fascia con le minori restrizioni soltanto Basilicata, Molise e Umbria. Questo sentenzia il monitoraggio settimanale a cura dell'Iss, che vede muoversi di poco verso l'alto, da 1.988 a 2.011, l'incidenza settimanale dei casi ogni 100 mila abitanti, ma che dopo settimane di crescita vede finalmente piegare la testa all'Rt, che da 1,56 scende a 1,36.

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    Un valore ancora decisamente più alto della soglia epidemica fissata a quota uno, perché con 1,36 vuol dire che 100 contagiati ne reinfettano 136. Dunque per la discesa dei contagi c'è ancora tempo, ma intanto siamo sul plateau. Fotografia confermata anche dal bollettino quotidiano di ieri, con i contagi in leggerissima flessione a 188.797, ma con ancora tanti morti, 385. Per veder scendere la curva dei decessi, dicono gli esperti, bisognerà attendere ancora un due o tre settimane.

     

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    «Dopo 12 settimane di crescita continua» della curva pandemica - commenta Silvio Brusaferro, presidente Iss - «si osservano segnali di stabilizzazione dell'incidenza, della trasmissibilità dei casi dei ricoverati in ospedale e dell'occupazione dei posti letto in terapia intensiva». Resta stabile il tasso di occupazione delle rianimazioni (17,3%), ma il monitoraggio segnala la crescita dal 27,1 al 31,6% della quota di letti Covid nei reparti di medicina.

     

     Ed è proprio la pressione in questi reparti a minacciare le regioni di retrocedere a fasce di colore più restrittive, per questo che i governatori hanno chiesto e sembrano in procinto di ottenere - lo scorporo dei ricoverati «con» Covid dal computo di quelli entrati in ospedale «per» Covid. Perché quei ricoveri dovuti ad altre patologie ci sarebbero comunque stati e non rappresentano un aggravio per i presìdi sanitari, è il ragionamento dei governatori.

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    Ma un'indagine della Fadoi, la federazione dei medici internisti ospedalieri che hanno in carico oltre il 70% dei pazienti con Covid, racconta un'altra storia. Quella di un 20% dei positivi asintomatici e ricoverati per altre patologie, ma che il 29% degli ospedali non riesce ad isolare dagli altri pazienti, o lo fa «con grandi difficoltà» nel 57% dei casi.

     

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    Con il risultato che nella metà dei nosocomi si mette a rischio di contagio chi il Covid non ce l'ha e nell'altra metà se ne pregiudica comunque l'assistenza. «Per non parlare dei letti che finiscono per non poter essere utilizzati perché se devo isolare un paziente nella stanza di un reparto specialistico non Covid, negli altri letti non posso far restare chi non è positivo», spiega il presidente Fadoi, Dario Manfellotto. Che propone «di creare nei vari ospedali delle "bolle", reparti delle diverse specialità riservati ai pazienti positivi asintomatici». Intanto, mentre la commissaria Ue Stella Kyriakides apre alla quarta dose, in Italia si arranca ancora con la prima.

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    Gli over 50 infatti non sembrano spaventati più di tanto dalla multa di 100 euro per chi non rispetta l'obbligo di vaccino introdotto dal governo per la loro fascia di età. Il report settimanale del generale Figliuolo parla di soli 117 mila immunizzati questa settimana, un po' meno dei 124 mila di quella passata. Senza vaccino ne restano un milione e 800 mila. Uno zoccolo duro che sembra difficile scalfire. pa. ru

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