Stefano Montefiori per il “Corriere della sera”
Kamel Bencheikh
Gonna troppo corta, niente autobus. Il poeta algerino Kamel Bencheikh, che vive a Parigi, ha denunciato quel che è successo a sua figlia 29enne martedì scorso nel XIX arrondissement, zona nordest della capitale. «Intorno alle 23 mia figlia Élise aspettava l'autobus della linea 60 con un' amica, alla fermata Botzaris vicino al parco delle Buttes Chaumont. Quando è arrivato, l'autista si è fermato, le ha guardate, ed è ripartito senza aprire le porte».
Pochi metri più avanti il bus ha dovuto fermarsi a un semaforo rosso, le ragazze lo hanno raggiunto e hanno chiesto all' autista perché non le avesse fatte salire. «Pensa a vestirti come si deve», ha risposto il conducente alla figlia di Bencheikh, prima di ripartire.
RAGAZZA IN MINIGONNA E I BUS FRANCESI
Kamel Bencheikh ha scritto un post su Facebook molto duro, tanto che è stato ritirato. «Mi accusano di incitare all'odio, ma ho parlato dell' accaduto per denunciare una deriva inaccettabile», dice l' intellettuale nato a Setif, in Algeria, che si definisce «militante anti-islamista» e che su Facebook aveva scritto «rivendico di essere islamofobo».
Secondo il racconto della ragazza, l' autista dell' autobus aveva l' aspetto maghrebino e la barba sul mento tipica di alcuni musulmani. Non l' ha fatta salire sul bus perché vestita in modo sconveniente rispetto all' islam salafita, applicando un legge religiosa che non ha motivo di esistere nella sfera pubblica. «Questa persona che guida un autobus pagato con le mie tasse ha impedito a mia figlia, che ha un abbonamento in regola e non ha mai avuto niente da rimproverarsi, di salire, solo perché portava una gonna».
Valérie Pecresse, presidente della regione Île-de-France, ha commentato che «se i fatti sono confermati è uno scandalo! Chiedo alla Ratp di fare luce sulla vicenda». La Ratp è l' azienda di trasporti della regione parigina, che ha annunciato di avere identificato l' autista e di avere avviato un' inchiesta interna.
passeggiare in minigonna
L'episodio è considerato come l' ennesimo caso di intimidazione nei confronti delle donne da parte dei musulmani radicali che abitano nella parte nordorientale di Parigi e in periferia, in particolare nel dipartimento «93» della Seine-Saint-Denis. Bencheikh ha ricevuto la solidarietà da parte di Nadia Remadna, fondatrice dell' associazione «La brigata delle madri» che lotta contro il maschilismo e l' oscurantismo a Sevran e nel resto della banlieue.
Nel libro «Come ho salvato i miei figli» Remadna denuncia il sistema di valori contrario alla République in vigore in certe zone, dove le donne non possono uscire da sole o anche entrare in un bar non accompagnate dal marito o dal fratello maggiore. L'azienda dei trasporti Ratp vive da vicino la mancata integrazione di alcune fasce della popolazione. Gli autobus e le fermate sono spesso presi di mira dai vandali di periferia, perché simboli dello Stato che loro non riconoscono.
Kamel Bencheikh
L'azienda è accusata di avere scelto una politica di compromesso con i ras delle banlieue. Per limitare le sassaiole contro i veicoli e riuscire a svolgere il servizio anche nei territori considerati più difficili, a partire dagli anni Novanta l' azienda avrebbe assunto figure rispettate dagli ambienti islamisti. Samy Amimour, uno dei terroristi islamici del Bataclan, è stato un autista Ratp dal 2010 al 2012. Nel 2015, dopo l' attentato, sono arrivate le testimonianze su autisti radicalizzati che rifiutano di stringere la mano alle colleghe al cambio del turno, o non vogliono sedersi al posto di guida se a occuparlo prima di loro era una donna.